Gorla, periferia estrema di Milano (lo è ancora oggi), ricorda il 20 ottobre 1944, quado le bombe alleate sulla scuola uccisero 184 bambini, tra i 4 e gli 11 anni, 15 insegnanti e 4 bidelli. Lo ricorda in tono minore, ma la storia della guerra va ancora fatta.
Crimine
contro l’umanità è certamente Hiroshima – che si ricorda col Nobel, ma senza
condannare l’attacco. E lo sono i bombardamenti delle popolazioni, comprese le
scuole e gli ospedali, a scopo intimidatorio – il “piano dei generali” israeliani
non è una novità.
La
guerra aerea non è onorevole – e non fa vincere. I bombardamenti non sono
leali, prendono chi prendono - già con l’artiglieria, peggio con i bombardieri.
Non ci sono bombe “di precisione” -l’“Enola Gay” girò un’ora su Hiroshima, non
la trovava. Ma ci sono strategie, e queste non sono un caso. Gli Stati Uniti
hanno sganciato sul Vietnam del Nord, grande quanto il New England, la loro regione
più piccole, più bombe d’aereo che su tutta la Germania, l’Italia, il Giappone
e la Corea messe assieme.
Il
generale americano CurtisLeMay, che nel Pacifico teorizzò e utilizzò le bombe incendiarie,
la sua “dottrina” diceva “omicida”, diretta contro le persone più che contro gli
obiettivi bellici - il suo allora sergente George Wallace lo avrebbe voluto nel
1968 suo vice nella corsa alla candidatura alle presidenziali. Ma LeMay si tenne
convenientemente alla larga. La sua dottrina era che “non ci sono civili innocenti”. In
sei mesi in Giappone distrusse 64 città con le bombe incendiarie, “missioni”
facili perché le case erano prevalentemente in legno, e Hiroshima e Nagasaki,
che erano in cemento, con l’atomica, un
milione di morti. Mentre professava: “Se non vinciamo saremo criminali di guerra”
– i grandi criminali sono-fanno i cinici.
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