domenica 13 ottobre 2024

La storia della vittoria non è onorevole

Gorla, periferia estrema di Milano (lo è ancora oggi), ricorda il 20 ottobre 1944, quado le bombe alleate sulla scuola uccisero 184 bambini, tra i 4 e gli 11 anni, 15 insegnanti e 4 bidelli. Lo ricorda in tono minore, ma la storia della guerra va ancora fatta.

Crimine contro l’umanità è certamente Hiroshima – che si ricorda col Nobel, ma senza condannare l’attacco. E lo sono i bombardamenti delle popolazioni, comprese le scuole e gli ospedali, a scopo intimidatorio – il “piano dei generali” israeliani non è una novità.

La guerra aerea non è onorevole – e non fa vincere. I bombardamenti non sono leali, prendono chi prendono - già con l’artiglieria, peggio con i bombardieri. Non ci sono bombe “di precisione” -l’“Enola Gay” girò un’ora su Hiroshima, non la trovava. Ma ci sono strategie, e queste non sono un caso. Gli Stati Uniti hanno sganciato sul Vietnam del Nord, grande quanto il New England, la loro regione più piccole, più bombe d’aereo che su tutta la Germania, l’Italia, il Giappone e la Corea messe assieme.

Il generale americano CurtisLeMay, che nel Pacifico teorizzò e utilizzò le bombe incendiarie, la sua “dottrina” diceva “omicida”, diretta contro le persone più che contro gli obiettivi bellici - il suo allora sergente George Wallace lo avrebbe voluto nel 1968 suo vice nella corsa alla candidatura alle presidenziali. Ma LeMay si tenne convenientemente alla larga. La sua dottrina era che “non ci sono civili innocenti”. In sei mesi in Giappone distrusse 64 città con le bombe incendiarie, “missioni” facili perché le case erano prevalentemente in legno, e Hiroshima e Nagasaki, che erano in cemento,  con l’atomica, un milione di morti. Mentre professava: “Se non vinciamo saremo criminali di guerra” – i grandi criminali sono-fanno i cinici.

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