letterautore
Albergo – “La camera d’albergo,
con la sua doppia fugacità, quella del tempo e quella del luogo, è per me il
posto che fa più provare il dolore dell’amore. Nello stesso tempo ho sempre
avuto l’impressione che fare l’amore in albergo non impegna, perché, in certo
modo, non vi si è nessuno. Per le stesse ragioni, è senza dubbio più facile
morirvi, come Pavese, o Marco Pantani” – Annie Ernaux, “L’usage de la photo”,
p.38.
Caravaggio – “Caravaggio ha
inventato l’illuminazione hollywoodiana. Ha inventato un modo di illuminare le
cose in maniera drammatica”, David
Hockney, “I miei occhi su mondo”.
Cinema – Paolo Kessissoglu,
che fa anche cinema, ricorda della “megaproduzione internazionale Asterix
alle Olimpiadi” come esperienza più grata: “Di diverso c’è che si apre l’ascensore
e ci trovi Alain Delon…. O fai una scena con Depardieu e lui non c’è”. Come è
possibile? “Perché lui fa solo i primi piani. Per tutto il resto ci sono le
controfigure”.
Empatia – È di Edith
Stein, “Il problema dell’empatia”, tesi di dottorato preparata con Edmund
Husserl, a venticinque anni, nel mezzo della Grande Guerra, 1916, mentre faceva
l’infermiera volontaria nelle zone di combattimento. Si parla molto di empatia, ormai entrata nel
linguaggio comune al posto di simpatia, ma non della sua studiosa e teorica. Non
se ne parla perché opera di suora, cattolica, “Teresa Benedetta della Croce”?
Già atea. Anzi ebrea e atea, poi convertita e suora, carmelitana scalza. Arrestata
con la sorella, terziaria carmelitana nel suo stesso convento, nel 1942 quando
Hitler ordinò la caccia anche agli ebrei da tempo convertiti, e avviata a
Auschwitz. Una santa di due religioni – v. in questo sito
http://www.antiit.com/search?q=empatia
Hollywood – “In California
a luce è molto limpida. A volte riesci a vedere a centinaia di km. di
distanza. È davvero limpidissima”, David
Hockney, “I miei occhi sul mondo”. Ma Los Angeles è portata a esempio di citta
più inquinata - dopo Shangai e le atre megalopoli cinesi, dove non si vedono le
case di fronte.
Pasolini – “Dolciastro
comunista” per Italo Calvino? Della ghiotta citazione che circola in rete non si trova la traccia, dove e
quando Calvino l’avrebbe pronunciata o scritta. Sul “Corriere della sera” nell’ottobre
del 1975, nella polemica sul “delitto del Circeo” – quindi alla vigilia della
morte di Pasolini? In un’intervista del 1974? Però si attaglia.
Rembrandt
– “Rembrandt ha messo nei volti più di qualunque
altro, prima e dopo di lui, perché vedeva di più. Era una questione di occhio,
e di cuore”, David Hockney, “I miei occhi sul mondo”: “Chiunque abbia disegnato
capisce quanto siano meravigliosi i disegni di Rembrandt: c’è un’economia di mezzi
che ti lascia senza fiato. Si vede la velocità” – si vede?
Togliatti
– Un ritratto diverso ne fa Lisa Foa nel libro di
memorie “È andata così” – un ritratto ancora inedito anche se il libro ha
vent’anni: “Di
Togliatti mi ha sempre colpito il viso segnato che gli conferiva un’espressione
drammatica. Pensavo fosse la conseguenza di quella selezione staliniana che
aveva subito passando attraverso il lavoro nell’Internazionale, la vita a Mosca,
la guerra civile in Spagna. Altri dirigenti comunisti, con esperienze non
dissimili, avevano mantenuto invece un viso sereno, quasi giulivo, come se la
loro vita di militanti fosse stata un’allegra passeggiata. Lo stesso Longo, che
pure aveva qualche dote umana – era bello, con gli occhi azzurri – era passato
attraverso esperienze pesanti e aveva combattuto in Spagna, ma non ne aveva conservato
segni sul viso. Togliatti, non che sembrasse avere dei rimorsi, ma non era
passato indenne attraverso tutte quelle vicende. Era in fondo sopravvissuto per
caso. Ci si chiedeva a volte perché Togliatti non fosse stato ammazzato anche
lui, da Stalin. Ricordo la tesi di Karol che diceva: «Un professore, con
un’aria un po’ petulante, forse Stalin non lo considerava un tipo pericoloso»”
– lo scrittore franco-polacco K.S.Karol, analista politico dell’Europa orientale
durante la guerra fredda, editorialista del “Manifesto” e del “Nouvel
Observateur”, compagno di Rossana Rossanda.
Lisa Foa, redattrice di “Rinascita” al momento della trasformazione da
mensile in settimanale, nel 1962, quale specialista delle economie dei paesi dell’Est
Europa, lo ha frequentato negli ultimi due anni di vita, nelle riunioni redazionali
per programmare il settimanale, cui Togliatti teneva molto, con precedenza su
ogni altro impegno.
Velo – A proposito
della parrucca che ha indossato durante e dopo la chemioterapia per un tumore
della mammella, Annie Ernaux nota, “L’usage de la photo”, p. 37: più che un
accessorio, “per la verità, un segno, quello del cancro, come il velo è quello
della religione islamica. Da qui l’abbandono dell’uno e dell’altro come puri
accessori di moda femminile, quali sono stati fino alla chemioterapia e allo
sviluppo dell’Islam”.
Viaggiare – “Dove stiamo
andando in realtà? Sempre a casa”, Novalis.
“Chi viaggia lontano vede spesso cose\ …\ che quando ne parla tornando a
casa\ lo fanno spesso accusare di mentire” - Herman Hesse, “Viaggio in
Oriente”.
Luchino Visconti – Di lui
Lisa Foa, memorialista senza riguardi - diretta come era nella vita - ricorda
la signorilità: “Un
vero signore, cordiale, alla mano, e potrei dire persino galante”, che “non era
iscritto al Pci perché, essendo omosessuale, non lo avevano ammesso”. ….”.
Non si ricorda invece che non volle il premio Mosca, un festival di cui
era giurato, per Comencini, per il capolavoro che è “Tutti a casa”, da ogni punto
d vista, comico e drammatico, storico e “paesano”, di fine tessitura linguistico-psicologica,
“dialettale”, perché era, a suo giudizio, in quanto “commedia all’italiana”, un
film di consumo, di genere deprecabile. Aristocratico? Ma allora in senso
stretto. O era la “concorrenza”?
letterautore@antiit.eu
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