mercoledì 9 ottobre 2024

Letture - 560

letterautore


Albergo
– “La camera d’albergo, con la sua doppia fugacità, quella del tempo e quella del luogo, è per me il posto che fa più provare il dolore dell’amore. Nello stesso tempo ho sempre avuto l’impressione che fare l’amore in albergo non impegna, perché, in certo modo, non vi si è nessuno. Per le stesse ragioni, è senza dubbio più facile morirvi, come Pavese, o Marco Pantani” – Annie Ernaux, “L’usage de la photo”, p.38.

 
Caravaggio
– “Caravaggio ha inventato l’illuminazione hollywoodiana. Ha inventato un modo di illuminare le cose  in maniera drammatica”, David Hockney, “I miei occhi su mondo”.
 
Cinema
– Paolo Kessissoglu, che fa anche cinema, ricorda della “megaproduzione internazionale Asterix alle Olimpiadi” come esperienza più grata: “Di diverso c’è che si apre l’ascensore e ci trovi Alain Delon…. O fai una scena con Depardieu e lui non c’è”. Come è possibile? “Perché lui fa solo i primi piani. Per tutto il resto ci sono le controfigure”.
 
Empatia
– È di Edith Stein, “Il problema dell’empatia”, tesi di dottorato preparata con Edmund Husserl, a venticinque anni, nel mezzo della Grande Guerra, 1916, mentre faceva l’infermiera volontaria nelle zone di combattimento.  Si parla molto di empatia, ormai entrata nel linguaggio comune al posto di simpatia, ma non della sua studiosa e teorica. Non se ne parla perché opera di suora, cattolica, “Teresa Benedetta della Croce”? Già atea. Anzi ebrea e atea, poi convertita e suora, carmelitana scalza. Arrestata con la sorella, terziaria carmelitana nel suo stesso convento, nel 1942 quando Hitler ordinò la caccia anche agli ebrei da tempo convertiti, e avviata a Auschwitz. Una santa di due religioni – v. in questo sito
http://www.antiit.com/search?q=empatia
 
Hollywood
– “In California a luce è molto limpida. A volte riesci a vedere a centinaia di km. di distanza.  È davvero limpidissima”, David Hockney, “I miei occhi sul mondo”. Ma Los Angeles è portata a esempio di citta più inquinata - dopo Shangai e le atre megalopoli cinesi, dove non si vedono le case di fronte.
 
Pasolini – “Dolciastro comunista” per Italo Calvino? Della ghiotta citazione che circola in rete non si trova la traccia, dove e quando Calvino l’avrebbe pronunciata o scritta. Sul “Corriere della sera” nell’ottobre del 1975, nella polemica sul “delitto del Circeo” – quindi alla vigilia della morte di Pasolini? In un’intervista del 1974? Però si attaglia.
 
Rembrandt – “Rembrandt ha messo nei volti più di qualunque altro, prima e dopo di lui, perché vedeva di più. Era una questione di occhio, e di cuore”, David Hockney, “I miei occhi sul mondo”: “Chiunque abbia disegnato capisce quanto siano meravigliosi i disegni di Rembrandt: c’è un’economia di mezzi che ti lascia senza fiato. Si vede la velocità” – si vede?
 
Togliatti – Un ritratto diverso ne fa Lisa Foa nel libro di memorie “È andata così” – un ritratto ancora inedito anche se il libro ha vent’anni: “Di Togliatti mi ha sempre colpito il viso segnato che gli conferiva un’espressione drammatica. Pensavo fosse la conseguenza di quella selezione staliniana che aveva subito passando attraverso il lavoro nell’Internazionale, la vita a Mosca, la guerra civile in Spagna. Altri dirigenti comunisti, con esperienze non dissimili, avevano mantenuto invece un viso sereno, quasi giulivo, come se la loro vita di militanti fosse stata un’allegra passeggiata. Lo stesso Longo, che pure aveva qualche dote umana – era bello, con gli occhi azzurri – era passato attraverso esperienze pesanti e aveva combattuto in Spagna, ma non ne aveva conservato segni sul viso. Togliatti, non che sembrasse avere dei rimorsi, ma non era passato indenne attraverso tutte quelle vicende. Era in fondo sopravvissuto per caso. Ci si chiedeva a volte perché Togliatti non fosse stato ammazzato anche lui, da Stalin. Ricordo la tesi di Karol che diceva: «Un professore, con un’aria un po’ petulante, forse Stalin non lo considerava un tipo pericoloso»” – lo scrittore franco-polacco K.S.Karol, analista politico dell’Europa orientale durante la guerra fredda, editorialista del “Manifesto” e del “Nouvel Observateur”, compagno di Rossana Rossanda. 
Lisa Foa, redattrice di “Rinascita” al momento della trasformazione da mensile in settimanale, nel 1962, quale specialista delle economie dei paesi dell’Est Europa, lo ha frequentato negli ultimi due anni di vita, nelle riunioni redazionali per programmare il settimanale, cui Togliatti teneva molto, con precedenza su ogni altro impegno.

 
Velo – A proposito della parrucca che ha indossato durante e dopo la chemioterapia per un tumore della mammella, Annie Ernaux nota, “L’usage de la photo”, p. 37: più che un accessorio, “per la verità, un segno, quello del cancro, come il velo è quello della religione islamica. Da qui l’abbandono dell’uno e dell’altro come puri accessori di moda femminile, quali sono stati fino alla chemioterapia e allo sviluppo dell’Islam”.
 
Viaggiare – “Dove stiamo andando in realtà? Sempre a casa”, Novalis.
 
“Chi viaggia lontano vede spesso cose\ …\ che quando ne parla tornando a casa\ lo fanno spesso accusare di mentire” - Herman Hesse, “Viaggio in Oriente”.
 
Luchino Visconti – Di lui Lisa Foa, memorialista senza riguardi - diretta come era nella vita - ricorda la signorilità: “Un vero signore, cordiale, alla mano, e potrei dire persino galante”, che “non era iscritto al Pci perché, essendo omosessuale, non lo avevano ammesso”. ….”.
Non si ricorda invece che non volle il premio Mosca, un festival di cui era giurato, per Comencini, per il capolavoro che è “Tutti a casa”, da ogni punto d vista, comico e drammatico, storico e “paesano”, di fine tessitura linguistico-psicologica, “dialettale”, perché era, a suo giudizio, in quanto “commedia all’italiana”, un film di consumo, di genere deprecabile. Aristocratico? Ma allora in senso stretto. O era la “concorrenza”?

letterautore@antiit.eu

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