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venerdì 18 ottobre 2024

Letture - 561

letterautore


Agenti del papa – “Poi vennero i Normanni, agenti del papa”, esclama iroso il papas (un “palermitano” – di Piana degli Albanesi?) di san Giovanni Therestì, sopra Bivongi (Reggio Calabria), il complesso duecentesco restaurato e restituito alla chiesa greca. E così è; i Normanni furono chiamati in Italia dal papa, dapprima contro i Longobardi, poi contro Bisanzio nel Sud Italia - in Salento e in Calabria (in Sicilia gli arabo-berberi avevano già soppiantato Bisanzio e tennero i Normanni in scacco per un paio di secoli).
Non si sa – non si dice - ma è così, come dice il papas: sempre i papi si sono fatti forti dei soldati francesi per intervenire nelle vicende politiche italiane. Fin dalla prima intromissione papale nelle questioni politiche della penisola, nel secolo VI, con i franchi. Poi, dopo un paio di secoli, con  i normanni, gli angioini, i Valois (Carlo VIII), i Valois-Orléans (Luigi XII), e fino a Napoleone III, contro la Repubblica romana di Mazzini e Garibaldi – Bonaparte no, ma fu la parentesi anticlericale.
 
C. Alvaro
– Prese 2 a Filosofia alla maturità a Catanzaro - che frequentò dopo essere stato espulso al ginnasio, a 15 anni, dal collegio gesuita di Mondragone (rettore Lorenzo Rocci, quello del vocabolario greco), perché leggeva di nascosto. Fu promosso, ma era una “licenza liceale condizionata”, anticipata di un anno, a 17 anni (Alvaro fece a Catanzaro due anni in uno).
Fu iniziato alla scrittura dallo zio prete Antonio Giampaolo, fratello della mamma, un Artabano Stranges di San Luca spiega a Domenico Zappone (“Il pane dela Sibilla”, p. 32) – Artabano era figlio di Francesco Stranges, un coetaneo di Alvaro da lui celebrato perché aveva costruito un orologio di legno, per questo sapeva molte cose dello scrittore quando ancora frequentava San Luca, il paese natio, fino ai 16-17 anni: “Tu vieni a Polsi col Capitolo (il clero di San Luca, n.d.r., allora c’erano molti preti nei paesi, anche piccoli) e poi ne fai una bella descrizione, gli disse”. Che fece stampare, e firmare “Corrado Alvaro, studente liceale”.


Antigone – “Figura morale e religiosa”, “obiettrice di coscienza”? Vale per lei, il personaggio che si ribella a Creonte, alla legge – senza nominarla - quanto Bobbio scriveva  nel 1955 nella presentazione della prima pubblicazione di Danilo Dolci, “Banditi a Partinico”, a proposito della via “insolita e singolarissima” da lui praticata. In sostanza, “quella dell’obiettore di coscienza”, di una “figura morale e religiosa”: «A nessun poliziotto, a nessun Prefetto obbediremo quando i suoi ordini sono contro la legge di Dio”. Commentando poi, da giurista non “impedantito nello studio della tecnica del diritto e dello Stato”: “Guai alla società che ha perduto il seme dei resistenti alle leggi o lo ha soffocato perché non cresca e non disturbi la pratica regolare dei pubblici affari, e in cui la monotona maestà delle leggi sempre giuste sol perché leggi considera come delitto ogni invocazione alle «leggi non scritte»”. 


Arance vaniglia – Ora in disuso, nel mercato globale, Graham Greene le ricorda in “Una pistola in vendita”: ricorda la marmellata “Silver Shred” di arance dolci. 


L. Dalla – “In Italia si diventa santi solo dopo morti”, lamenta Red Canzian dei Pooh a Scorranese sul “Corriere della sera”: “Me lo ricordo quando nel 2012 a Sanremo Lucio Dalla si presentò come direttore d’orchestra per accompagnare Pierdavide Carone. Nessuno se lo filò. Poi dopo due settimane Lucio morì e da allora è partita la beatificazione”.
 
Democrazia - Molte delle menti migliori del Novecento in Europa sono state per la dittatura. In medias res, vedendo cioè cosa le dittature erano, e significavano: Heidegger e Schmitt da una parte, con Gottfried Benn, Céline, Hamusn, Jünger, dall’altra Benjamin, Sartre, Kojève (l’uomo a cavallo di Hegel che segna la fine della storia e della filosofia, “non è Napoleone, è Stalin”), Derrida, Foucault.
 
De Ritis – “A Roma, in una strada di Largo Torre Argentina, c’è un lussuoso negozio di abbigliamento per ecclesiastici, De Ritis”- Annie Ernaux-Marc Maire, “L’usage de la photo”, p,.139. C’era, ora non più – c’è sempre un grande negozio di abbigliamento, ma non per ecclesiastici. Era un negozio di regali, in realtà, per religiosi e religiose, con molti oggetti in argento e in oro, paramenti con ricchi ricami, abbigliamento in cachemire, etc.. Ma Ernaux – è lei che scrive questo frammento – lo ricorda per un altro aspetto: “La vetrina di sinistra è consacrata agli ornamenti degli uomini, camici, pianete splendidamente ricamate, sontuose, rosa, argento, oro. Nella vetrina di destra, per le donne, solo abiti civili, gonne, corpetti e gilet informi, marrone, grigio, blu notte, alla moda degli ani 1950 in provincia”. E commenta: “La Chiesa, fedele alla teoria dell’ordine naturale, riserva agli uomini la seduzione e la bellezza, il piumaggio dei maschi è splendente, smorto quello delle femmine”.
 
Latino – Se ne occupa Feltri, “Il latino lingua immortale”, per le sue divagazioni, e sembra un trionfo ma forse è un epicedio: il latino scompare anche dai licei - è studiato solo nelle università americane. È vero che molte parole sono latine, di origine, significato e suono – ce ne sono anche in inglese, anche in tedesco. Ma questo succede di tutte le lingue, radici o “prestiti” - un antico professore al Goethe Institut spiegava che si poteva parlare il tedesco con duemila parole di derivazione latina – di lingue vive e di lingue morte. Un “lascito pigro”, di azioni e nozioni che si continuano a nominare all’uso antico, per abitudine, magari per affetto. Negli Stati Uniti invece si studia il latino come lingua viva, nel senso che si perpetua nelle istituzioni – nelle procedure giuridiche, negli organismi istituzionali e nel loro funzionamento.
 
Italia - Classificando le traduzioni, in e dall’italiano, in occasione della Fiera di Francoforte, “La Lettura” registra il tedesco come la lingua che meno traduce dall’italiano: fra tutte le traduzioni in tedesco solo il 4 per cento è dall’italiano, come per il turco, all’ultimo posto fra le lingue con maggiori traduzioni. Meno del greco, del ceco o del polacco, aree linguistiche piccole. Mentre quella tedesca è amplissima, comprendendo anche l’Austria, la Svizzera, e larghe fasce in Olanda, Svezia, Danimarca.
Si traduce di più dall’italiano, per un quarto del totale, in Spagna e in Cina. Proprio nella Spagna, più che in castigliano – cioè anche per il mercato latino-americano.
 
Nobel – Il Nobel alla cinquantenne Han Kang quest’anno, un premio relativamente eccezionale per l’età, vuole forse compensare il film “Past lives”, molto ben fatto e brillante, in cui la regista s’impersona in una famiglia coreana di autori (il padre regista, la moglie sceneggiatrice o produttrice, la figlia futura scrittrice) emigra “in America” (sia accontenta del Canada, per poi passare negli Stati Uniti), perché “ai coreani non danno Oscar né Nobel”.


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