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mercoledì 30 ottobre 2024

Letture - 562

letterautore


Baltici
– Hjalmar Schacht, il presidente della Reinchsbank (ora Bundesbank) e ministro dell’Economia del primo governo Hitler, ricorda Hitler in uno degli incontri insoddisfatto degli eccessi di Rosenberg, il teorico dell’arianesimo: “Ho fatto di Rosenberg, che viene da Riga, il direttore del ‘Völkische Beobachter’, e dopo appena tre mesi tutta la redazione è strapiena di suoi compatrioti baltici” – il “Völkische Beobachter” era il giornale del partito Nazista. Secondo Schacht, Hitler rimproverava a Rosenberg eccessi di “arianesimo”.
Schacht continua il ricordo nelle memorie con una sua interlocuzione consolatoria: “Non è una novità, cancelliere. Lo stesso Goethe diceva: “i Baltici si tengono insieme come colla”, alle Balten zum Trotz sich erhalten, tutti i Baltici malgrado tutto si preservano.  Curiosa citazione, nonché errata: Schacht – che si pregiava di rimette e giochi di parole - adatta ai baltici due versi di una poesiola del Singspiel (Festspiel mit Gesang und Tanz“) “Lila”, composto da Goethe nel 1777 per i vent’anni della duchessa Louise di Sassonia-Weimar-Eisenach. “Contro ogni violenza (allen Gewalten zum Trutz) tieniti forte”. Ma adatta i versi originali in senso scherzoso questa volta senza dirlo, come se fosse una citazione.
Questa la poesiola:
“Feiger Gedanken\ Bängliches Schwanken,\ Weibisches Zagen,\ Ängstliches Klagen\ Wendet kein Elend,\ Macht dich nicht frei.
“Allen Gewalten\ Zum Trutz sich erhalten,\ Nimmer sich beugen,\ Kräftig sich zeigen,\ Rufet die Arme\ Der Götter herbei!”
 
Antisemitismo
– Hitler trovava solidi appoggi, oltre che in Lutero, nella migliore filosofia tedesca – Heidegger non ha inventato neanche questo. In una celebre frase di Schopenhauer, “Parerga e paralipomena”, di cui nel “Mein Kampf” fa tesoro del primo passaggio: “Gi ebrei soni i grandi maestri del mentire”. Seguito dalla prima teorizzazione del complotto mondiale: “Se qualcuno pesta i piedi a un ebreo a Francoforte, l’intera stampa internazionale da Mosca a San Francisco alzerà la voce in lamentazione”.
Ma il copyright era di Kant, della non abbastanza celebre “Antropologia” avventurosa, che insegnò tutta la vita: gli ebrei sono “una nazione di ingannatori”.
 
Ecce Bombo
– “Il titolo del film (di Mor etti, n.d.r.) era un’espressione che la mia compagna Benedetta Bini aveva sentito spesso dalla finestra gridata da uno straccivendolo” – Alberto Abruzzese (“era il 1978, conoscevo Nanni che mi scelse per una particina nel film… Interpretavo l’intellettuale un po’ trombone e frustrato”).
 
Germania-Italia
- Presentando i saggi di Ernst Jünger che ha riunito sotto il titolo “Il contemplatore solitario”, il germanista francese Henri Plard notava nel 1975 che “i saggi seguenti hanno tutti un tema meridionale, e con una sola eccezione - le pagine recenti su una giornata passata a Lisbona – mediterraneo. Ancora una volta, un conoscitore della letteratura tedesca evocherà esempi illustri, e quel grande movimento che, attraverso i millenni, ha trascinato i Tedeschi (in italiano, n.d.r.. nel saggio francese) verso l’Italia – tema inesauribile, che parte dal Medio Evo e dagli imperatori Staufen a Dürer, a Winckelmann, a Goethe, a Nietzsche soprattutto, e a centinaia di signori minori, senza parlare delle folle vacanziere”.
 
Mussolini – “Il nuovo M. di Scurati è già sul podio”, appena uscito al primo posto per le vendite – un volumone di 6-700 pagine. Come già i tre precedenti, altrettanto spessi e altrettanto di successo, uno l’anno. Anche se raccontano le storie già note – già raccontate dozzine e probabilmente centinaia di volte.  Per generazioni ormai molto lontane da Mussolini e dal fascismo. Dopo la biografia politica in otto volumi, seimila fitte pagine, dello storico Renzo De Felice cinquant’anni fa.
Mussolini resta il soggetto di lettura, più o meno storicizzato, preferito in Italia. Mentre si pubblicano ricordi, foto e racconti di familiari, anche non di linea diretta. E si fanno spettacoli teatrali sempre esauriti. Anche se la storia dovrebbe ormai essere stata digerita ampiamente, da tutti. “M. Il figlio del secolo”, il promo volume di Scurati sceneggiato da Popolizio, ha fatto il pieno all’Argentina di Roma, per un mese di programmazione, trenta giorni, la “corta” settimanale inclusa - poi per due settimane al Piccolo di Milano, che ha una capienza da quasi mille posti.  
Nievo – Stanislao, l’ultimo della progenie, nato a Milano da Antonio, titolare di una fabbrica di bottoni, e da Xavierine Nasalli Rocca, di ascendenze nobili, annoverava nella biografia Treccani una nutrita ascendenza letteraria. Fra i tanti Erasmo di Valvassone, Ciro di Pers, Ermes di Colloredo e Ippolito Nievo per la parte paterna, e per quella materna nientemeno che Joseph e Xavier de Maistre.

A Colloredo di Montalbano, Udine, si trova – o si trovava – “l’antico castello di proprietà della famiglia”.
Prataioli – Sono i poeti sentimentali per il ventenne Ippolito Nievo al suo esordio come narratore, “Antiafrodisiaco per l’amor platonico”.
 
Putin – “Il più occidentale di tutti i russi”, secondo Al Bano, il cantante, che in Russia è molto popolare, e più volte ha cantato davanti a Putin. A Roberta Scorranese che gli chiede (“Corriere della sera” di martedì 29): “Lei ha conosciuto Putin”, Al Bano risponde: “Molto bene, ho cantato davanti a lui tante volte. Posso dire che è il più occidentale di tutti i russi, penso che sia stato mal consigliato”.
È così, nei 25 anni di vita politica Putin è sato sicuramente “il più occidentale” dei governanti russi, sulla scia di Primakov, il diplomatico che lo precedette a capo del governo. Ma è occidentale anche nell’aggressione all’Ucraina, in Crimea dapprima e poi nel Donbass. L’irredentismo è ben occidentale, anche se esercitato imperialmente – la Polonia vincitrice a danno della Germania, p.es.: lo spirito tribale è ben all’origine dell’Occidente.
 
Whatever it takes – Il mantra cult di Draghi in difesa dell’euro ha un antecedente, bizzarramente quasi eguale nell’inglese in cui è stato anch’esso tradotto, come quello di Draghi, nelle memorie di Hjalmar Schacht, “Confessions of  «The Old Wizard»”. A p. 303 Schacht a colloquio da Hitler,  che voleva sondarlo per il ritorno alla presidenza della Reichsbank, a metà maro 1933, quindi col primo governo Hitler, del partito Nazista con lo Zentrum, richiesto con quale somma (investimenti pubblici) a suo avviso la Reichsbank, la banca centrale, avrebbe potuto o dovuto contribuire alla lotta alla disoccupazione, afferma: “La Reichsbank deve fornire qualsiasi somma necessaria (“whatever will be necessary”) a togliere dalla strada l’ultimo disoccupato”.
Schacht tornò alla Reichsbank, finanziò un numero vasto di lavori pubblici, comprese le (allora nuove) autostrade – e divenne pure ministro dell’Economia.

letterautore@antiit.eu

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