Ma la giustizia politica è di destra
Si
sbracciano i media “coscienza della nazione”, specie i giornali, “Corriere della
sera”, “la Repubblica”, anche un po’ “Il Messaggero”, a difendere le perorazioni
anti-governo del giudice di Cassazione Paternello – “Meloni
non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi
personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte, e anche
molto più pericolosa”. Dire “pericolosa” un capo del
governo per il solo fatto di essere stata eletta in libere elezioni è una forzatura,
ed è violenta – intimamente violenta, malgrado il piglio sindacale della
forzatura. Ma soprattutto manca, alle giustificazioni, l’essenziale: che la
giustizia “politica” è fascista, anche se esercitata a sinistra. Come è avvenuto
in Italia fino a Mani Pulite, e dopo contro la destra, contro Berlusconi e ora
contro Meloni.
Il
potere della legge è violento, la giustizia è violenta: è l’esercizio della
forza da parte dello Stato, delle istituzioni – lo Stato ha il monopolio legale
della violenza. Ma tipicamente vi si riconosce la destra politica, autoritaria
- “la Legge”, per dire i Carabinieri, è metonimia corrente al Sud, ma in questo
caso corretta (giuridicamente e costituzionalmente pertinente).
C’è
– c’era, avrebbe dovuto esserci – un dovere di resistenza anche in ambito
giudiziario a fronte di regimi politici dittatoriali. Ma questo non è il caso
dell’Italia repubblicana, dove i regimi politici (i governi) sono elettivi, periodicamente,
e costituzionali. Questi pronunciamenti alla Paternello, per quanto giustificabili,
perfino se fossero giustificati, spostano sulla giustizia, sui giudici, la
carica violenta della legge.
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