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martedì 1 ottobre 2024

Maria, vergine ribelle

Una Maria femminista, nel minuscolo villaggio di Nazaret, pochi capanni di pietra. Contro il padre violento. Contro la madre vittima e carnefice. Contro i ragazzi e ogni altro uomo. In sfida perpetua, anche con gli elementi. E ignorante, con suo cruccio. Finché il falegname Guseppe, una sorta di nobiluomo al confronto con l’umanità macilenta e violenta che attornia la ragazza, non la salva, con la sua tranquillità d’animo e l’intuito pedagogico. Per un matrimonio che la stessa Maria vorrà, casto.
La ribellione Maria estenderà poi anche all’Angelo che vine a dirle la decisione del Signore Dio. Finché, anche qui, Giuseppe non le spiega che è inutile prendersela con Dio, “Dio è silenzio”, la decisione deve essere sua – la decisione di dare vita al Salvatore. A lei basta l’asinello, e un po’ di geografia per sapere dove è l’Egitto, e la partenza.
Una performance tutti azimut, e sempre sopra le righe, per Benedetta Porcaroli, in campo a ogni scena. Assistita a tratti dal Gassmann-Giuseppe. Meglio di tutto è la Galilea lunare, ma piena di acque.
Un curioso ritratto della Madonna. vergine nel senso proprio, adolescente vivace, curiosa, ribelle. dipendente. Si direbbe femminista – ma, poi, Giuseppe-Gassmann? Curioso oggi, che il femminismo non sa nulla di Maria e non se ne duole. È il primo o secondo romanzo di Barbara Alberti, anni 1970, quando aveva un altro senso – del femminismo che ancora discuteva se Dio (non) è donna.
Paolo Zucca, Vangelo secondo Maria, Sky Cinema, Now

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