Professori sì, ma col gusto del fare
Ci sono piccoli furti a
scuola, e la scuola - una istituzione “a tolleranza zero”, non si stanca di ripeterci
la dirigente - s’infogna nelle procedure standard, seminando torti. Finché la
tecnologia, una privatissima videosorveglianza, non scopre la verità, sorprendente:
la migliore delle persone, efficiente, preveniente, instancabile, può essere
cleptomane. Il solito bailamme scolastico si scatena: le leggi, i regolamenti,
le circolari, i genitori pontificanti, in rete whatsapp e in assemblea (le
caratterizzazioni dei genitori in assemblea sono un piccolo capolavoro), i “giornalisti”
del giornalismo scolastico, saputelli che si esercitano alla politicanteria, e i
ragazzi, imprevedibili, amichevoli e violenti.
Il vecchio film sulla scuola
con la velocità del giallo – mozzafiato: preparazione (suspense), tanto
più minacciosa quanto vaga, evento, finale a sorpresa. Grazie anche alla
concentrazione: è una rappresentazione teatrale, senza le divagazioni che la
serialità ha imposto, su come vivono e con chi i personaggi, cosa mangiano, quali
turbe si procurano, e l’inevitabile scena di letto. In una Germania multietnica:
si parla anche turco, polacco e inglese, e il regista, turco di origine, introduce
un ritmo mediterraneo nella compassatezza.
Un film che solo in
Italia, praticamente senza promozione (le critiche si contano), ha incassato un
milione e mezzo: si vede che gli (le) insegnanti vanno ancora al cinema. Guizzante
e, in ambiente e tematiche trite e ritrite, a ogni momento avvolgente. Con
un’interpretazione capolavoro della protagonista, Leonie Benesch, vittima,
detective, e ancora vittima, ma indomabile: benché amburghese, fa una perfetta
tedesca polacca (non per caso è di scuola inglese), diretta come un treno, inattaccabile,
instancabile.
Ilker Čatak, La sala
professori, Sky Cinema, Now
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