Sovranismo europeo
Fitto,
il vice-presidente della Commissione di Bruxelles con la delega alla Coesione e
alle Riforme, ha specificamente, nella “lettera di missione” ricevuta dalla
presidente von der Leyen, l’incarico di analizzare e realizzare in particolare
il rapporto Draghi sulla competìtività. Un piano, come si sa, per rilanciare
l’Europa nei mercati e nella politica mondiali. È in questo incarico che si situa
l’invito di Meloni allo stesso Draghi a palazzo Chigi all’indomani della
lettera di nomina di Fitto. Che a palazzo Chigi si dice sia stata chiesta con
quelle specifiche dalla stessa presidente del consiglio con la presidente della
Commissione.
Meloni,
come è noto, si rifiuta di far passare il Consiglio Europeo (il governo
europeo) dal principio dell’unanimità a quello della maggioranza. Di favorire cioè
una governabilità europea, al di sopra delle suscettibilità nazionali. E
questo la differenzia da Draghi. Ma per ogni altro aspetto si troverebbe sulla
stessa lunghezza d’onda. Il debito comune. La transizione verde pragmatica. Il
controllo dell’immigrazione. L’atlantismo riaffermato e il sostegno all’Ucraina.
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