Troppe piste tra le nevi
Gli
ascolti premiano la riedizione della miniserie “I casi di Teresa Battaglia”.
Elena Sofia Ricci è trascinante, per un personaggio complesso e senza glamour
- capo della Mobile contestata dal suo proprio capo, dallo sguardo ciononostante
sempre acuto, ma rosa dalla solitudine al limite dell’ipocondria, fino alle
prime perdite della memoria (si fa un obbligo di scrivere sempre tutto). Con
comprimari ognuno preciso e spontaneo nel suo ruolo, Gobbi navigato disarmante,
Spata preciso e imbranato. Le location anche aiutano, le distese di
neve, le irte cime della Val Resia, la festa di paese in costume, le malghe
isolate. E i cani intelligenti. Ma intrecciare quattro o cinque vicende, o sei?
Vicende
s’intrecciano difficili da seguire al montaggio frammentato, intervallate peraltro
da pubblicità ogni venti minuti. Una fatica più che un coinvolgimento – vediamo
se sono capace di seguirle tutte: chi è chi (le identità sono tutte contradittorie
- giusto, ma tutte?), chi ha ucciso chi, chi era chi, tra morti, ascendenti,
discendenti, cugini e altri parenti vari, confidenze, segreti, un ragazzo disadattato che (non) si recupera, qualche foto d’epoca
sparsa. A un certo punto si deduce che nel Friuli tutti hanno un lato Frankenstein
– e qui si aggiunge anche Teresa battaglia, che già l’anno scorso nascondeva un
segreto, ma qui sembra addirittura essere stata sposata, forse, al suo nuovo, e nemico, capo.
In
breve, ci troviamo in una storia di droghe, una di un dipinto con sangue
umano, storioni familiari vari, complicata dalla Nuova Famiglia, quella che si
scioglie, e si ricompone, appena creata, forse anche tra la commissaria e il commissario capo, che si odiano, storie di eredità, odi paesani di lungo
periodo, dalla guerra civile 1943-1945?, traffici di opere d’arte, assassini-e
mascherati-e, amiche-nemiche… Sembra un
discount, un’offerta plurima, quattro-cinque per uno, una beneficenza, una
cornucopia, e invece toglie il respiro – con le immagini in movimento bisogna
andare veloci.
Sono
le trame di Ilaria Tuti, la creatrice di “Teresa Battaglia”? Ma a leggere si fa
meno fatica – si può sempre tornare indietro, per trovare un raccordo. Un artificio
per tenere alti gli ascolti anche stasera, per il seguito? Ma poi si annuncia
una terza puntata, fra una settimana, c’è da aspettare – senza dimenticare (prendere
appunti?). Gli sceneggiatori avevano paura di non essere interessanti - in quelle latitudini, su quegli sfondi?
Kiko
Rosati, Ninfa dormiente, Rai 1
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