Verso uno swift alternativo
Uno swift, sistema di pagamenti
internazionali, parallelo, non più basato sul dollaro, non è per oggi. L’India certamente
non vorrà commerciare in yuan, tanto meno in rubli. Potrebbe però realizzarsi
rapidamente se lo scontro tutti azimut aperto dagli Stati Uniti contro la Cina
dovesse tracimare dal de-coupling, dale nazionalizzazioni larvate
(Huawei, TikTok) e dai dazi e contingenti alla finanza (sono colossali gli asset
cinesi in Treasury Usa) o addirittura alle armi.
Il circuito parallelo di pagamenti
internazionali si configura, d’altra parte, non su una moneta alternativa al dollaro,
ma su su una moneta nominale, analoga ai diritti speciali di prelievo che
tennero il campo cinquant’anni fa - dopo la crisi petrolifera, che moltiplicò
la “dollarizzazione” degli scambi: una “valuta di conto” (i dsp, coniati
nel 1969 dal Fmi per valutazioni interne, oggi fanno perno, con diversi pesi, su
dollaro, euro. yuan, yen e sterlina).
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