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Agricole apre il portafoglio
Che farà il Crédit Agricole nella partita
Unicredit-Bpm, l’azionista finora di maggioranza dell’ex Popolare Milano?
Aspetterà di vedere come si mette. Ma con una mano già al portafoglio, anche se
ha una quota elevata, quasi il 10 per cento. Anzi, proprio per questo. Il 10 per cento di Bpm dà a Agricole
anche una leva, seppure solo da osservatore, sul retail, di cui il gruppo
francese è maestro, nel Lombardo-Veneto. In Unicredit, come azionista al 2 per
cento del gruppo che si prospetta, non avrebbe alcun interesse.
Crédit Agricole è una grande banca,
la seconda o terza in Francia, e la più prospera, ed è pure quotata, ma si
gestisce con una struttura consociativa. Il controllo, al 56 per cento, è delle
vecchie Popolari, ora Casse regionali, a loro volta non negoziabili, confluite
in un’accomandita semplice.
Anche in Italia Agricole ha
mantenuto una presenza regionale, locale: “radicata nel territorio”, retail-oriented.
Chiamata da Bazoli, come sponda “confessionale” alla costituzione del gruppo
che poi è diventato Banca Intesa, ha acquisito, per partenogenesi da Intesa, Cariparma,
Friuladria e Carispezia, e poi ancora le Casse di risparmio di Rimini, di
Cesena, di San Miniato, e da ultimo il Credito Valtellinese.
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