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Ridiamo come le bestie, per fare gruppo
“Alle origini del
cervello sociale” è il sottotitolo, una
conclusione che è anche un manifesto: il riso, non più soltanto umano, è scandagliato
sulla traccia di una “teoria dell’interazione sociale”. Un approccio per un
fenomeno tanto analizzato quanto, al fondo, misterioso. Scandagliato soprattuto
da letterati e filosofi, Platone, Hobbes, e Bergson, Pirandello, Baudelaire fra
i tanti. Tra ipotesi sempre suggestive e sempre insufficienti.
“Per secoli e secoli sulla risata sono circolate due assunzioni che a
questo punto, però, pensiamo siano totalmente bloccate e hanno bloccato la
strada a ogni progresso”, è la premessa della ricerca. Caruana, neuroscienziato,
e Palagi, etologa, provano un approccio nuovo, scientifico. Basato sulle
ricerche “sul campo” preesistenti, sia in neurologia sia in etologia. Un
approccio per così dire ecumenico, poiché il riso è anche animale – ridono molte
specie animali, le scimmie, le iene, i cani, i leoni marini, anche i ratti, e
altre specie.
La ricerca svolge due quesiti, analizza due piste: perché ridiamo, e dal punto
di vista evolutivo, come si arriva al riso? La conclusiva “teoria dell’interazione
sociale” vuole il riso un comportamento animale complesso che assolve
ancestrali funzioni sociali: stringere legami, promuovere il gioco e le
interazioni cooperative, allentare le tensioni. Che condividiamo con molte
altre specie animali. Il riso come un legame col mondo, esseri e cose.
L’assunto si vuole anche concetto risolutivo. IL riso è rimasto finor a
fuori fuoco per due errori d’impostazione della riflessione: il collegamento
della risata allo humour, e l’esclusività umana del riso. Che hanno dato
origine a teorie sul riso che, tra tanta varietà, sono in sostanza tre: ridiamo per senso di superiorità (Platone,
Hobbes), per l’aspettativa violata o una sorta di operazione di debug
cerebrale, oppure per il sollievo, dopo una paura più o meno fondata. Teorie
che hanno punti di forza, ma non esaustive. E basate di fatto tutt’e tre sugli “antecedenti
cognitivi della risata”, in sostanza sullo humour. Ignorando il fatto fondamentale
– e questo avviene per il riso come per altri comportamenti: usare utensili, prevedere
e programmare, ricordare (cultura), decidere (etica) – che il riso non è (più)
una prerogativa umana.
Fausto Caruana-Elisabetta Palagi, Perché
ridiamo, Il Mulino, pp. 184 € 19
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