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mercoledì 27 novembre 2024

Ridiamo come le bestie, per fare gruppo

“Alle origini del cervello sociale” è il sottotitolo, una conclusione che è anche un manifesto: il riso, non più soltanto umano, è scandagliato sulla traccia di una “teoria dell’interazione sociale”. Un approccio per un fenomeno tanto analizzato quanto, al fondo, misterioso. Scandagliato soprattuto da letterati e filosofi, Platone, Hobbes, e Bergson, Pirandello, Baudelaire fra i tanti. Tra ipotesi sempre suggestive e sempre insufficienti.
“Per secoli e secoli sulla risata sono circolate due assunzioni che a questo punto, però, pensiamo siano totalmente bloccate e hanno bloccato la strada a ogni progresso”, è la premessa della ricerca. Caruana, neuroscienziato, e Palagi, etologa, provano un approccio nuovo, scientifico. Basato sulle ricerche “sul campo” preesistenti, sia in neurologia sia in etologia. Un approccio per così dire ecumenico, poiché il riso è anche animale – ridono molte specie animali, le scimmie, le iene, i cani, i leoni marini, anche i ratti, e altre specie.  
La ricerca svolge due quesiti, analizza due piste: perché ridiamo, e dal punto di vista evolutivo, come si arriva al riso? La conclusiva “teoria dell’interazione sociale” vuole il riso un comportamento animale complesso che assolve ancestrali funzioni sociali: stringere legami, promuovere il gioco e le interazioni cooperative, allentare le tensioni. Che condividiamo con molte altre specie animali. Il riso come un legame col mondo, esseri e cose.
L’assunto si vuole anche concetto risolutivo. IL riso è rimasto finor a fuori fuoco per due errori d’impostazione della riflessione: il collegamento della risata allo humour, e l’esclusività umana del riso. Che hanno dato origine a teorie sul riso che, tra tanta varietà, sono in sostanza tre: ridiamo per senso di superiorità (Platone, Hobbes), per l’aspettativa violata o una sorta di operazione di debug cerebrale, oppure per il sollievo, dopo una paura più o meno fondata. Teorie che hanno punti di forza, ma non esaustive. E basate di fatto tutt’e tre sugli “antecedenti cognitivi della risata”, in sostanza sullo humour. Ignorando il fatto fondamentale – e questo avviene per il riso come per altri comportamenti: usare utensili, prevedere e programmare, ricordare (cultura), decidere (etica) – che il riso non è (più) una prerogativa umana.
Fausto Caruana-Elisabetta Palagi, Perché ridiamo,
Il Mulino, pp. 184 € 19

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