Com’era violento l’afroamericano, in famiglia
La storia
del vecchio film di Spielberg, quasi quarant’anni fa, dallo stesso titolo, con la
stessa trama, ricavata dal romanzo dallo stesso titolo dell’ora molto celebre
Alice Walker, ottantenne icona della poesia americana e dei diritti civili delle
donne. Ma messa in musica: il film è la trasposizione in immagini del musical
che è stato tratto dalla messinscena di Spielberg.
Una storia all
blacks, all women¸ di violenze familiari, di uomini neri, padri, mariti,
a danno delle figlie e delle mogli. e di riscatto, tra donne. Qui con una squadra
di interpreti meno spumeggiante di quella di Spielberg, che annoverava Whoopy
Goldberg, Margaret Avery, Oprah Winfrey. Anche se voluta e prodotta dallo
stesso Spielberg e da Oprah Wimfrey. Anzi volutamente dimessa, nei costumi e
nel fisico, giri di vita larghi, seni cadenti, passo anelastico. Ma dalle belle
voci, furiose o dimesse, liriche, idilliache.
Una storia di
ingenuità che rasentano la stupidità. Sotto la sferza del disprezzo. Ma senza
cadere nella polvere o nello squallore: un mondo tratteggia di costruttori di
case e coltivatori di campi, ma avari e tignosi, anzi violenti. Una piccola borghesia
nera – due o tre bianchi fanno capolino non più di un paio di minuti in tutto, il
postino, il gelataio, la moglie del sindaco, tiranna sciocca. In cui la donna
semplicemente non esiste: non ha dignità e non merita rispetto, perfino il nome
ha incerto. Un mondo separato al contrario, senza avversione ma senza alcun
rilievo: di neri che sanno essere felici e infelici per sé.
Bliz Bazawule, Il
colore viola, Sky Cinema, Now
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