Cronache dell’altro mondo – “recessionarie” (303)
Trump ha già chiesto al Congresso la
facoltà di fare nomine anche nei periodi di recesso dei lavori parlamentari –
salvo convalida successiva - anche in periodo di recesso del Senato stesso.
Il presidente degli Stati Uniti
deve fare migliaia di nomine di funzionari, di grado elevato (a partire dai
segretari della sua amministrazione – i ministri del suo governo – e dai capi
dei servizi di sicurezza), e non. A incarichi ritenuti politici. Alcune di
queste nomine devono avere l’approvazione del Senato.
Trump parte con un Senato a larga
maggioranza repubblicano. Sul quale quindi può fare affidamento. Ma si ritiene
che intenda procedere a nomine non tutte in linea col suo partito. Da qui la
richiesta di poterne fare anche quando il Senato non lavora – con un’approvazione quindi successiva all’assunzione dell’incarico, più difficile da boicottare.
Il Senato Usa ha lunghi periodi di
recesso, per circa due mesi lavorativi – tre da calendario: due settimane per le
Feste di fine anno, il mese di agosto, e cinque-dieci giorni al mese, nei restanti
mesi lavorativi per “State work”, per il lavoro negli Stati di origine, di cui sono
i rappresentanti in Congresso. La Costituzione, art. II, prevede che il presidente possa fare nomine anche quando il Senato è in recesso, e quindi non può riunirsi per deliberare.
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