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lunedì 18 novembre 2024

Dell’infelicità delle donne (anche attrici)

Due madri degenere: incapaci, psicotiche, alcolizzate. Di una figlia bulimica, di un figlio debole e solo. Anzi tre madri: la terza, di cui girano le ceneri, sopravvive come arpia, che martirizzava i figli. E un’amica, che vive di espedienti, e di avanspettacolo. L’unico uomo è un parroco romano, “Bill”, in vario modo intrecciato con le donne: confessore, amico di droga, fratello.
Un’occasione per Valeria Bruni Tedeschi e Valeria Golino di esibire il lato B a sessant’anni. Le battute farfugliando come al solito. È la parte forte-debole del film, di due donne incapaci, anche nell’amicizia. Specie nell’amicizia. Mentre Alba Rohrwacher, l’altra mamma, fa Alba Rohrwacher. Debolezze – delle interpreti come dei personaggi - che il film involontariamente espone. A fronte di una Greta Scacchi, “Frances”, senza lati da mostrare, anzi imbruttita, gonfia, zitella, che da sola gestisce la parte più drammatica del film, il ricordo della madre, impositiva e anzi violenta. In duo-duello con Danny Huston, il fratello prete, canadese romanizzato – il più sciolto, credibile, meno impostato dei personaggi.
Una storia di tutte donne, buone e cattive, che fanno bene e fanno male. Di donne n famiglia – storie di famiglie. Viste a tutto tondo, nei rapporti affettivi, e nei rapporti con i figli. In reazioni e vicende che tutti (ri)conoscono ma non scontate, non sulla scena. Rappresentate e non “vissute” come falsamente il cinema spesso propone: viste onestamente, a distanza. Anche la fotografia è interessante: il taglio delle immagini, le sfumature di colore, molto fluo, e il montaggio.
Un’idea, e una resa, nuove, che faranno epoca. Della deriva della donna, in Italia, da un paio di generazioni. Che non sa cosa vuole ma lo vuole tutto e subito. Di donne in assenza di uomini, incasinate e anche cattive. E niente, il film non è piaciuto ai critici, e non ha praticamente avuto distribuzione, benché lanciato dalla serie Sky “Call my agent”. Per il nome, per essere la regista “sorella”? Ma la sorella di John o di Lapo? L’episodio più drammatico è il ricordo finale di Bill e Frances, della madre che aizzava da piccoli la sorella a bullizzare il fratello minore - poi finito nella droga, benché generoso e buono. E niente, neanche un succès de scandale.     
Uno dei tanti film che danno l’idea che i critici in realtà non li vedano – che li vedano a turno (i giornalisti amano lavorare in
pool, come dicono, uno a turno fa il lavoro, che poi condivide), e gli altri riscrivano il suo giudizio?
Ginevra Elkann, Te l’avevo detto
, Sky Cinema

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