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Elogio del buonannulla Gadda, e del suo critico
Si può arare
Gadda per quattrocento pagine? Sì, con beneficio. La materia c’è e il buon critico
sa, a maggior ragione, come fiutarla – Walter Pedullà, decano degi italianisti,
una lunghissima esperienza di critico militate, più degli altri.
L’esito è un
corpo a corpo con l’Ingegnere, massiccio come il suo critico, di fisico e di armamento,
intellettuale o cognitivo, e umorale o temperamentale. Appassionati in ogni
virgola. Una sorta di duello, con l’Ingegnere proiettato sul rovescio della sua
molto autoprotettiva autobiografia. Buonannulla naturalmente solo perché non pratico,
non ingegneresco, non manageriale, insomma non produttore o moltiplicatore di sghei.
Una sorta d’incontro
fra due giganti. Di Gadda si sa. Di W. Pedullà le letture sono duelli, di fino
e di forza, con l’opera e con l’autore, di fioretto e di sciabola. Per e dopo
una lettura attenta, critica, oltre che partecipativa. Una critica al servizio
anche dei lettori, oltre che degli studiosi, sui quotidiani e i settimanali, da
tempo cancellata, e di cui è quindi più grata la riscoperta. Gli studiosi di
letteratura contemporanea, critici “militanti” fino all’altro ieri, sono svaniti
da qualche tempo, o pensano di aver perso la parola, se non hanno perso già la
voglia di leggere, la letteratura considerando “interrotta”, come nota amabile
Giorgio Ficara – “esiste ancora la letteratura italiana”, una che non sia “una cattiva
traduzione da un cattivo inglese”?
È anche per questo
che è scomparsa la “letteratura” contemporanea, per il mancato filtro critico?.
Si pubblicano molte storie, e ora anche si vendono, si festeggiano in
presentazioni in serie, di cinque, dieci, venti, cento città, si premiano.
Anche i poeti, tutti per qualche verso memorabili di cui nessuno ha mai saputo
niente, o ricordando qualche verso nel senso dell’“attualità”. Il Critico invece
è disappetente. La funzione quindi si è inaridita o persa, diluita in soffietti
promozionali, di questa o quella scuola di scrittura, direttrice di collana o
casa editrice, addetta stampa e pr, amica, anche non bella guagliona.
W. Pedullà, che molte
avvertenze sulla deriva ha lanciato a suo tempo in abbondanza, senza volersi
“apocalittico”, ha continuato a leggere evidentemente, poiché invoglia a
leggere. Molte le suggestioni. L’Ingegnere le sue personali vicende e
idiosincrasie ha trasformato in crisi, drammi e tragedie personali. Di un’esistenza
prosaica e anzi piatta facendo una eroica. Sempre senza credersi, ironico senza
fondo. Pedullà, condividendone lo spiritaccio, lo scopre lemma e lemma, tic,
nevrosi e misantropie, come le amicizie devote, dell’uomo legando all’opera, e
viceversa.
Con una lettura a
specchio, del critico con l’autore. Con una scrittura non nuova in Pedullà, ma
qui come a ricalco dell’autore. Sfidando anche lui il senso comune, le costruzioni
“logiche”, il minimalismo, ne moltiplica e amplifica la lettura – oggi si
direbbe la fruizione.
Walter Pedullà, Carlo
Emilio Gadda. Storia di un figlio buonannulla, Editori Internazionali
Riuniti, pp. 399 pp.vv.
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