venerdì 22 novembre 2024

Elogio del buonannulla Gadda, e del suo critico

Si può arare Gadda per quattrocento pagine? Sì, con beneficio. La materia c’è e il buon critico sa, a maggior ragione, come fiutarla – Walter Pedullà, decano degi italianisti, una lunghissima esperienza di critico militate, più degli altri.
L’esito è un corpo a corpo con l’Ingegnere, massiccio come il suo critico, di fisico e di armamento, intellettuale o cognitivo, e umorale o temperamentale. Appassionati in ogni virgola. Una sorta di duello, con l’Ingegnere proiettato sul rovescio della sua molto autoprotettiva autobiografia. Buonannulla naturalmente solo perché non pratico, non ingegneresco, non manageriale, insomma non produttore o moltiplicatore di sghei.
Una sorta d’incontro fra due giganti. Di Gadda si sa. Di W. Pedullà le letture sono duelli, di fino e di forza, con l’opera e con l’autore, di fioretto e di sciabola. Per e dopo una lettura attenta, critica, oltre che partecipativa. Una critica al servizio anche dei lettori, oltre che degli studiosi, sui quotidiani e i settimanali, da tempo cancellata, e di cui è quindi più grata la riscoperta. Gli studiosi di letteratura contemporanea, critici “militanti” fino all’altro ieri, sono svaniti da qualche tempo, o pensano di aver perso la parola, se non hanno perso già la voglia di leggere, la letteratura considerando “interrotta”, come nota amabile Giorgio Ficara – “esiste ancora la letteratura italiana”, una che non sia “una cattiva traduzione da un cattivo inglese”?
È anche per questo che è scomparsa la “letteratura” contemporanea, per il mancato filtro critico?. Si pubblicano molte storie, e ora anche si vendono, si festeggiano in presentazioni in serie, di cinque, dieci, venti, cento città, si premiano. Anche i poeti, tutti per qualche verso memorabili di cui nessuno ha mai saputo niente, o ricordando qualche verso nel senso dell’“attualità”. Il Critico invece è disappetente. La funzione quindi si è inaridita o persa, diluita in soffietti promozionali, di questa o quella scuola di scrittura, direttrice di collana o casa editrice, addetta stampa e pr, amica, anche non bella guagliona.
W. Pedullà, che molte avvertenze sulla deriva ha lanciato a suo tempo in abbondanza, senza volersi “apocalittico”, ha continuato a leggere evidentemente, poiché invoglia a leggere. Molte le suggestioni. L’Ingegnere le sue personali vicende e idiosincrasie ha trasformato in crisi, drammi e tragedie personali. Di un’esistenza prosaica e anzi piatta facendo una eroica. Sempre senza credersi, ironico senza fondo. Pedullà, condividendone lo spiritaccio, lo scopre lemma e lemma, tic, nevrosi e misantropie, come le amicizie devote, dell’uomo legando all’opera, e viceversa.
Con una lettura a specchio, del critico con l’autore. Con una scrittura non nuova in Pedullà, ma qui come a ricalco dell’autore. Sfidando anche lui il senso comune, le costruzioni “logiche”, il minimalismo, ne moltiplica e amplifica la lettura – oggi si direbbe la fruizione.
Walter Pedullà, Carlo Emilio Gadda. Storia di un figlio buonannulla,
Editori Internazionali Riuniti, pp. 399 pp.vv.

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