Il colpo di coda di Biden
Ieri i missili, oggi le mine,
domani? È possibile che un presidente degli Stati Uniti visibilmente disturbato,
incapace di memorizzare e anche di coordinare le parole, di parlare, possa decidere
questioni di guerra? Evidentemente sì. E non è una novità nell’imperialismo –
non lo era già nell’antico impero romano? – anche se democratico.
Da non preoccuparsi, si dice, perché
su questo strano presidente vigila il deep State, l’insieme di costanti
della politica americana, specie in materia di economia, di politica estera, e
di difesa. Un organismo, o solo un orientamento, un sentiment?, tanto
volatile quanto incongruo. Biden è pur sempre il presidente che ha preso decisioni
tanto masochiste quanto bislacche – che il deep State, cioè, avrebbe
dovuto impedire, o correggere. Il ritiro dall’Afghanistan all’improvviso, lasciando
al terrorismo migliaia di persone che avevano lavorato con gli americani, per venti
anni - e le stesse truppe americane. O le provocazioni alla Cina su Taiwan, ripetute,
a nessuno scopo e a nessun effetto. O il sostengo totale a Netanyahu, che è processato
al tribunale penale dell’Aja, e pure in patria – per quale guerra? per quale fine?
in Israele ha lasciato che si scavasse un fossato incolmabile, per la stessa
sicurezza di Israele.
Per giustificarlo si dice che vuole
solo mettere il bastone fra le ruote al successore, l’odiato Trump. Per giustificarlo?
Questo Biden sarà intellettualmente
menomato, ed emotivamente scosso, ma ben il presidente degli Stati Uniti. Che agisce
come da tempo i suoi avversari, nel suo stesso partito, lo descrivono: chiuso
in se stesso e umorale, e intemperante. Nazionalista e nazionalizzatore come e
più di Trump, in economia, nella difesa, nella politica estera. E dalla vista
corta, cortissima. Assurdo, ma è quello che succede.
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