Perché inimicarsi la Russia
Merkel non richiesta anticipa – fa anticipare
da “Die Zeit” – le poche righe di una pagina delle 750 delle sue profuse
memorie in cui figura avere obiettato nel 2008 all’ingresso dell’Ucraina nella
Nato. Avrebbe potuto dire di più: perché, da garante degli accordi di Minsk,
2015, fra Ucraina e Russia, non li ha fatti applicare, evitando probabilmente
la guerra. Ora è per la pace perché il suo partito è in una campagna elettorale
delicata, dove deve contrastare i movimenti anti-guerra. O adeguarvisi, visto
che sono in forte crescita, sulla destra che il suo partito presidia, oltre che
a sinistra dei socialdemocratici.
Ma non c’è solo il tatticismo di Merkel
in gioco. Né la paura, o il rigetto, della guerra in Germania. C’è la verità
della cosa, che stenta ancora ad emergere: non c’è una terza guerra mondiale in
corso, come dicono il papa, Putin, e la portavoce di Biden. C’è una guerra
europea, come ce ne sono state nella ex Jugoslavia trent’anni fa, fino alla
scoperta del Kossovo, a “intensità (meno) bassa”. Una guerra che già nella terminologia
richiama l’origine: la guerra “a bassa intensità” è terminologia americana, varata
e applicata per prima in Europa - tra slavi, un tribalismo che i servizi
angloamericani conoscono bene e alimentano, ma sempre in Europa. Per guerre che
l’Europa combatte e non sa nemmeno perché. Ma che gli Stati Uniti armano e non
combattono. A cominciare da quando nasceva, si pensava nascesse, la Fortezza Europa,
attorno all’euro.
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