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Quando il maestro era un padre, attento
C’era una volta il
maestro, o la maestra, qualcuno con cui si passavano i cinque anni più formativi,
dai 6 ai 10. Camus lo ricorda con affetto, il suo vecchio maestro in Algeri, in
questa corrispondenza degli anni dopo la guerra. A partire da una lettera che il
maestro, volontario in via di smobilitazione, temporaneamente a Parigi, gli
indirizza a fine 1944. Una corrispondenza sempre affettuosa ne segue, intervallata
da qualche incontro. Che la figlia di Camus, Catherine, ha parzialmente ritrovato
e pubblica.
“Figlio spirituale”
Monsieur Germain può chiamare Camus. Che sempre, in ogni lettera, in ogni riga,
gli scrive come a un padre, il padre che non ha avuto, orfano di guerra. Un
padre amato e rispettato - a Louis Germain dedicherà nel 1957 la raccolta “Discours
de Suède”, i due discorsi tenuti quando fu premiato con il Nobel nel 1957, il
10 dicembre al banchetto ufficiale, e il 14 all’università di Uppsala, corredati
da una postfazione.
Il maestro è, in
una lettera, “colui al quale devo di essere ciò che sono, e che amo e rispetto
come il padre che non ho mai conosciuto”. Della condizione da cui il maestro,
attento e premuroso, lo ha salvato bambino si sa da una casuale “la mamma, che
non sa scrivere…”. “La mano affettuosa tesa al bambino povero” è il tema del
rapporto. Una mano decisiva al momento di convincere la madre, vedova e povera,
che Albert poteva fare la scuola media, le borse di studio glielo avrebbero consentito,
tanto era applicato e capace.
Le lettere fra
Camus sono infoltite dal lungo capitolo “La scuola” del romanzo incompiuto di
Camus, “Il primo uomo”, recuperato anch’esso da Catherine esattamente trent’anni
fa.
Albert Camus, Caro
signor Germain, Bompiani, pp. 128 € 15
“Cher Monsieur
Germain…, ,
Folio, pp. 119 € 3
”
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