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Saltare e cadere, al cinema la saga del cinema
Un Bud Spenser e Terence
Hill in salsa americana - con la minuta Emily Blunt altrettanto candida di Terence
Hill. E un film sul fare film, uno dei temi che più fa mercato oggi.
Il film di cui si fa il
film è del genere catastrofista: “la più grande storia d’amore interplanetaria,
quando gli extra sbarcano sulla terra – di maschere e deserti che fanno il
verso ai “Dune”. Con grandi interpreti, Ryan Gosling dappertutto, dalla prima
all’ultima scena, un centinaio di scene, oltre a Emily Blunt. E una grande
pirotecnia di atti e misfatti stunt - “quello delle cadute” del titolo è
uno stuntman, uno di quelli che in realtà “fanno” il film d’azione, un
inglese ricercatissimo dall’industria cinematografica, e più che altro stanco
per i cambiamenti continui di fuso orario.
Tra una devastazione e l’altra
alla Bud Spenser, con la solita gara all’inventiva dei colpi proibiti, bombe
scoppiano di ogni tipo in ogni frangente, e incendi “uniformabili”, con un catalogo
inesauribile di auto che saltano, si disintegrano, si ricompongono. Si corre
molto e si casca ancora di più, si fanno i tiri più sorprendenti, anche senza
le armi, e i buoni alla fine vincono. Ma – è questa la novità - i cattivi sono
“Hollywood”, la produttrice di soli successi, finanziari, di trame che fanno gli
incassi.
Ma: la produttrice che
colpa ne ha? Alla fine si resta con l’impressione di una regista-Emily Blunt
sciocchina più che Grande Artista. E allora di chi, di che, s’innamora il super-stunt
Gosling? Interrogativo superfluo, il film non ne pone, solo si
propone: due ore di super-immagini, di super-sorprese.
Una megaproduzione, da
150 milioni di dollari. Che è piaciuta ai critici, a otto di essi su dieci. E
anche al pubblico. Che gli ha fatto incassare 200 milioni.
David Leitch, The fall guy, Sky Cinema, Now
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