zeulig
Concezione – È femminile, nell’excursus
semiologico del corpo umano che E.Jünger fa in “Anatomia
e linguaggio” (il saggio è ripreso nella raccolta “Il contemplatore solitario”): “Nel campo in
cui si sfiorano il tatto e lo spirito, la parola conceptio merita una menzione particolare: designa l’impossessamento
passivo, femminile, delle idee. L’organo femminile è comparato alla mano: cunno-captio.
Ma bisogna ugualmente pensare al contatto rapido come il fulmine che feconda l’uovo.
Virile, al
contrario, è «intuizione»”.
Heidegger – I “quaderni neri” saranno stati i suoi “Parerga e Paralipomena”?
Altrettanto pronti per la citazione - per la discussione, le contestazioni, le
polemiche. Anche se non da lui stesso preparati per la pubblicazione (questo però
non si sa, curatore e editori non lo spiegano). Digressioni e divagazioni,
libere (non autocensurate), più spesso in forma di frammento, ma come piume dello
stesso corpo.
Diritto - Vico contrappone il
diritto, jus, alla aequitas. Lo jus è di diritto divino,
viene da Jous, Giove, perché anticamene concepito come divino. Così come l’arte,
che si riteneva decisiva, della divinazione. L’aequitas è invece il
rapporto del giusto e dell’equo, nelle questioni penali e in quelle civili. Fondata
sull’intelligenza dei fatti – mentre lo jus su una rivelazione. La bilancia
di Temis, la personificazione della giustizia, è l’aequitas.
Aequitas è anche simmetria. Aequis è uguale, e
anche amico. La giustizia non si vuole nemica.
Linguaggio – Non è la forma del
pensiero. Il pensiero non ordina (comanda) il linguaggio. Non necessariamente,
non direttamente. Orwell immagina nel saggio “Newspeak”, in appendice a “1984”,
un linguaggio nuovo, che elimina il pensiero. Su questa elementare simmetria: “Se
il pensiero corrompe il linguaggio, il linguaggio anche può corrompere il
pensiero”.
Internet,
la “rete”, invera l’analisi di Orwell anche in assenza di una tirannia stile “1984”,
della dittatura politica. La possibilità istantanea e aperta, incontrollata, ai
social, alle fake news, ai falsi deliberati imposti come veri per
ragioni surrettizie, pubblicitarie (di promozione commerciale), politiche, e anche criminali. L’intelligenza artificiale
moltiplica questa potenzialità del falso-vero, all’infinito. Allentando ulteriormente la
vigilanza critica. La capacità critica che si lega alla riflessione. Una forma
di “azione” orwelliana autonoma, spontanea, non imposta (eterodiretta), e
quindi incontrollabilmente “vera”.
Politica – Si dice che la politica non soffre il vuoto. Invece la politica
è il vuoto. Un recipiente che va riempito di senso. E se non ha questi
contenuti, l’indulgenza, il coraggio, la forza, la stima di se stessi, risuona
spaventoso. È molto tempo ormai che la politica non è più la libertà, come
vorrebbe la vecchia trattatistica della polis greca. Già tra i romani
era maneggio dichiarato, attorno al potere. Platone ha portato l’agorà, il
luogo in cui la libertà si fa politica, nell’accademia. Senza esito dopo
duemila anni, solo chiacchiere - la logica è sterile in politica, che forse non
è materia di possibile ricerca. La politica strumento di un fine elevato è del
cristianesimo romano, che non la realizza ma ne ha creato le istituzioni, che
oggi si chiamano democrazia. Anche di recente: la Svizzera ha avuto una intensa
stagione democratica contro lo statalismo, salvata dai cattolici. La differenza
nelle Alpi è stata salvata in Italia dopo l’unità dai cattolici. Funzione
materiale democratica, se non ideologica, ha avuto il cattolicesimo nella
Vandea. Ripetuta coi massisti in Calabria, che erano sanfedisti, per Dio e il
re, ma erano eserciti a massa, di volontari veri, il popolo.
Si può preferire di vivere tra i nemici che
nell’indifferenza, tanto la solitudine è desolante. Ma il potere, senza leggi e
buone azioni, è tirannide. Il problema non è la politica, a quella ci pensano
Arendt e Hobbes. Benché la filosofia soprattutto vi inciampi, Aristotele
incluso, per non dire di Platone, che vi balbetta. L’incognita è il potere, che
la politica non sa risolvere. E questo Nietzsche lo spiega. L’uomo è apolitico
anche se compattato nell’umanità. La quale è tutto e quindi è niente. O è
perversione, in quanto fonda la storia, la necessità storica che invece è gratuita.
Ora il superuomo Nietzsche Gramsci e Eco dicono roba d’appendice, di romanzo
popolare a puntate. Ma Bismarck era un Räuber
per il giudice supremo Ernst Ludwig von Gerlach, fondatore del partito conservatore
prussiano, un predone. Hans Frank, che comandava i lager, è il Re tedesco di Polonia in Kaputt, il viaggio nella guerra di Malaparte. Un re cattolico della
cattolica Polonia, con austriaci pii per cortigiani, che il Rinascimento voleva
impiantare a Cracovia, la sua capitale. Aveva per questo studiato a Roma e
meditato a Firenze e Venezia, parlava un italiano perfetto, “con un lieve
accento romano discesogli da Goethe e da Gregorovius”, suonava “divinamente” il
piano, Schumann, Brahms, e Chopin che lo inteneriva.
Scienza – “La fede nella scienza è una contraddizione in
termini”, E. Jünger, “Linguaggio e anatomia” (in “Il contemplatore solitario”).
“Ma è fondata sulla natura umana”, continua Jünger.
E aggiunge: “È alla base dell’intolleranza della
scienza”.
Sinossi – È metodologia di ricerca oggi in disuso. Curiosamente
assente in particolare, e in maggiore misura, nella scienza, alla quale dovrebbe
invece essere consustanziale, la veduta d’insieme. La scienza contemporanea si
caratterizza anzi proprio per l’assenza di capacità o intenzioni sintetiche. Pregiando
la specializzazione, l’atomizzazione.
Nella storiografia in particolare ciò è evidente.
Nel discredito sopravvenuto “scientificamente” per le opere di sintesi totalizzanti,
come Spengler, “Il tramonto dell’Occidente”, o le opere già classiche di Jakob
Burckhardt che facevano testo sul “classico”, “La storia della civiltà greca”, “La
civiltà del Rinascimento in Italia”.
zeulig@antiit.eu
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