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lunedì 25 novembre 2024

Secondi pensieri - 648

zeulig


Classico – Si vuole classico un tema – un problema – eternamente risorgente. Non è vero: con la storia (col tempo) cambiano i tempi e i problemi – anche nel terrapiattismo, o immobilità del mondo: la psiche, l’occhio del mondo, è fatto per agitarsi, e non per quitarsi, e quindi è sempre in movimento in perlustrazione.
Anche suo malgrado, passivamente, come recettore – più o meo inconscio.
  
Democrazia – Era per i ricchi in America – e in Europa – e continua a esserlo.
Inutile – “Nel mondo c’è un largo spazio per l’inutile, e anzi uno dei pericoli del nostro tempo è questa mercificazione dell’inutile alla quale sono sensibili particolarmente i giovanissimi”, Eugenio Montale, “È ancora possibile la poesia?”, un testo del 1975, il discorso pronunciato a fine anno a Stoccolma, al conferimento del Nobel: allora il mercato scopriva – si apriva a – i teen-ager.
 
Psiche – È attiva più che passiva: fa – immagina, inventa, postula, deduce per indurre – più che passiva. Anche se non rettilinea, ma sinuosa. Aggrovigliata anche.  
L’anima è l’occhio del mondo, che riflette in immagine. In immagini a fluire anche se non caleidoscopiche, immagini in serie, più o meno di sua creazione (l’immaginazione).
Questo è vero della poesia come dell’attività manuale.
 
Sogni - Sono racconti di sogni – racconti. Che si organizzano nel mentre che si materializzano nella pre-luce, nello stadio ipnagogico. Ipnopompico soprattutto, nella fase concitata del risveglio, o organizzata in vista del risveglio, a metà cosciente, a scopo di memorizzazione.
Il sogno che si memorizza, nel mentre che si organizza, ponendosi anche il problema della verosimiglianza, è del pre-risveglio, perfino nei pochi secondi del risveglio progressivo indotto dalla sveglia. Il sonno, nella fase ipnagogica, è fratto. E così del sogno: una narrazione fratta, ripetitiva ma con lampi incongruenti, di luoghi, visi, persone, situazioni, eventi, che si organizza nel mentre (pochi secondi) in cui si vive quella fase. Un duello oratorio fra Alvin, collaboratore domestico, e un suo conoscente filippino, più in età e quindi più saggio, si organizza dapprima fra due oratori pettoruti, poi sconfina in una cerimonia in vista di un’assemblea, quasi un teatro, che si amplia in un piano inclinato enorme, come di chiesa, osservata da una loggia chiusa, tipo balaustra, che è il salone di una casa dove si è organizzato un banchetto, e la moglie di Alvin, che non è fisicamente la moglie di Alvin, si cruccia perché non ha saputo calcolare i pezzi d carne che aveva da preparare, e chi li serve è l’osservatore, che va e viene con i piatti, e ha l’idea di rimediare risistemando i pezzetti su piatti invece che sui vassoi di portata, togliendo di qua e mettendo di là, a mano a mano che li serve, su tavoli separati, che però a mano a mano si aprono all’assemblea, che or a è una vasta distesa di persone in un ambiente digradante, chiuso, tipo chiesa, con la gente seduta ai banchi, mentre il piatto di Alvin, da cui l’osservatore deve togliere un pezzo per metterlo in altro piatto, è sul davanzale dello studio di Delianuova, con la finestra illuminata dal lampadario aperta, per cui la manovra va fatta con accortezza, altrimenti viene vista da Mimma e le sue amiche, che all’imbrunire ancora chiacchierano tra la strada e il marciapiedi, di fronte. Risveglio quindi nervoso, ma per il senso di assoluta implausibilità del sogno, che comporta una sensazione di stanchezza – mentale, psicologica. Di inadeguatezza, ma dei sogni e dell’arte dei sogni.
L’interpretazione dei sogni è l’interpretazione di un racconto. In qualche misura organizzato, come qualsiasi narrazione. Che uno organizza, più o meno cosciente nella stessa fase di pre-risveglo in cui il sogno che ricorrerà si svolge – mentre si svolge fratto, scomposto, incongruente. Lo fa, lo farà, l’organizzazione delle immagini da caleidoscopio (almeno caleidoscopiche, più spesso arruffate, faticose, frustranti, insignificanti) secondo criteri impliciti del soggetto, bisogni, angosce, nevrosi. Ma è un racconto come un altro di cose vissute – rimembrate, ricostruite, “scoperte”. Come tutte le narrazioni che il paziente fa dallo psicagogo-psicoanalista.
L’attività onirica che agevola l’accesso, se non lo apre, ai contenuti inconsci della psiche è già un racconto, organizzato, cioè, in qualche modo.  È l’anamnesi di un racconto – non del sogno tal quale è stato. Cioè di un materiale onirico organizzato.
L’“interpretazione dei sogni” di Freud è questo, è il riconoscimento di questa natura del sogno. A cui però si attribuiscono valori simbolici, alla “organizzazione” del sogno. Il cui valore “profondo” resterà, dovrebbe, casuale. E molto in dipendenza, nonché di una volontà surrettizia, della natura e delle modalità del risveglio – un afflusso disordinato di immagini nei pochi secondi che precedono il risveglio incontinente – il risveglio improvviso dal sonno profondo, non è accompagnato da sogni.
Ma per lo più i sogni sono frammenti minuscoli di immagini depositate random nel cervello: sono attività in sono del cervello, confuso.
 
Dei tre sogni di Cartesio, quello terribile, l’incubo, lungo e insistito, lo fa avendo dormito sul fianco sinistro
 
Storia - È il conforto del presente. Il suo sostegno. Una scena mobile e solia per il teatro quotidiano. 
 
Verità - La verità si fa, è quello che siamo, dice la moderna filosofia.
Era nel senso biblico originario la parola di Dio, proprio il suono, il nome di Dio: la verità è quello che si dice, per questo nei suoi atti rituali il sacerdote d’Israele non parla.
 
Se l’interlocutore è parte di una setta, possiamo usare contro di lui nell’argomentazione i principi di quella setta, è il topico VIII, 9 d’Aristotele - o topica. La filosofia lo consente, Schopenhauer assicura, poiché per essa “il vero può conseguire da premesse false, ma mai il falso da premesse vere”.

zeulig@antiit.eu 

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