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Ma queste guerre tra arabi sono molto “nostre”
Ci sono “guerre”
tra sunniti e sciiti, compresi gli alauiti un po’ sciiti. E ci sono da qualche
tempo jihad, guerre sante. Anche tra fratelli. Ma a questo punto, col jihadismo
sunnita che parte dalla Turchia, dove si è addestrato ed è stato armato, troppe
cose che erano nell’ombra e vengono alla luce non quadrano. È un jihadismo
strano, non per la religione e non per la democrazia. Perché “gli arabi” sono fatti
così, saltano sul tavolo e lanciano le tribù? No, quello è Lawrence d’Arabia,
un film di masse: gli arabi non sono cretini, anzi piuttosto calcolatori. Il
jihadismo ha messo e tiene in subbuglio il Mediterraneo orientale: è una spina nel
fianco dei suoi stessi regimi, e del fianco Sud dell’Europa, organizzata e
armata da non si sa chi, ma non nel vuoto. Evidentemente.
Il punto
di partenza è che in Turchia non si prepara una jihad di soppiatto: ogni
atto è registrato, e represso, in Turchia. Anche un divieto di sosta nella più
sperduta campagna attiva immediatamente un fischietto. Ma, poi, niente quarta
del sommovimento arabo da venti anni a questa parte. Dalle “primavere arabe”
della presidenza Obama, che hanno ribaltato i regimi militari arabi che gli stessi
Stati Uniti avevano portato al potere negli anni 1960, in funzione anti-britannica.
Col risultato che al Cairo un generale è succeduto a un altro generale dopo un
paio d’anni di Fratellanza Mussulmana, che gli Stati Uniti ci assicuravano democratica,
ma soprattutto si dedicava al velo e alle chiese, da incendiare o bombardare. In
Libia è stato compiuto il disastro che sappiamo. In Iraq e in Siria la liberazione
si è fatta aprendo la strada ai jihadisti. Aberrante: lo sciismo a Baghdad rischia
di avvicinare l’Iraq all’Iran e il regime Assad in Siria, alauita quindi un po’
sciita, non è democratico, ma sostenere i jihadisti sembra aberrante. E però è
stato fatto. E come tutto mostra si continua a farlo.
Dice: ma
Assad si è messo con Putin. Sì, ma chi ce l’ha costretto? E che sostegno dà, può
dare, a Putin?
Le guerre
di Bush jr. all’Afghanistan e all’Iraq si potevano in qualche modo giustificare
come una reazione, ance se bizzarra, all’attacco alle Torri Gemelle – il primo
atto di guerra subito dagli Stati Uniti in territorio americano in oltre due secoli
di storia. Ma le guerre-non-guerre di Obama nel Mediterraneo nei quattro anni
della terribile Clinton al Dipartimento di Stato, riprese da un incredibile, se non fosse reale, Biden, hanno reso invivibile mezzo
Mediterraneo. E non può essere un caso – una serie di errori? No, l’America sa
quello che fa: analizza, discute, decide, programma, ordina, ha una politica
estera, perfino ferrea.
Ora il messaggio è che i jihadisti turchi (??) ci libereranno da un regime asservito
all’Iran e ala Russia. I jhadisti? Gli avranno pure insegnato a non tagliare
più le teste, non in videoconferenza, ma cosa si costruisce col jihadismo?
Né bisogna
dimenticare il passato, che non è fantasmatico. Quando Al Qaeda veniva organizzata
e armata dagli Stati Uniti, contro la Russia. O il Gia algerino, Groupe
islamique armé, che provocò 200 mila morti (e forse 500 mila), che aveva
sede a Chicago – e a Londra si poteva fare pubblicità con un giornale, “Al
Ansar”.
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