Giallo Napoli, macchietta
Vincenzo Palmieri, ispettore di polizia, torna a Napoli dopo un comando Europol
da lui cercato a Stoccarda, col tormento sempre del camorrista, “O’ Muschillo”,
che ha assassinato i suoi genitori, onesti commercianti, e si dice morto in Brasile.
A Napoli sa risolvere i casi che via via si presentano all’antica, attraverso
la rete di conoscenze e delinquenti minori. Entrando in urto con i canoni regolamentari,
impersonati dalla sua capo. Una donna sola, che si passa le notti con compagnie
scelte online, sempre insoddisfatta, ossessionata dai punteggi per la
promozione.
Salvatore Esposito impersona l’ispettore con la giusta misura – la bonomia
sopra il tormento. Nel
fisico e nel soprannome evoca Bud Spenser-Carlo Pedersoli, e la tetralogia che girò
dal 1972 al 1980 con Steno, “Piedone lo sbirro”. Ma in una Napoli che la miniserie fa “recitata”: da macchiette, caratteristi
senza misura e non controllati. A cominciare dalla commissaria. Un ambiente e una
recitazione stranamente in contrasto con le scene d’apertura, a Stoccarda, dove
tutto è invece agile, sintetico, legato, e in medias res, allusivo il giusto.
Il plot¸la scoperta delle modalità e degli autori del delitto del primo
episodio, prende una o due scene, due o tre minuti dell’intera serata.
Alessio Maria Federici, Piedone – Uno sbirro
a Napoli, Sky
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