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I giudici si divertono
“È normale che nel
cuore dell’Europa i figli vengano usati per ricattare i genitori?”, può
chiedere, in ampio spazio, sul Corriere della sera”, Francesco Giorgi, velista,
dottore in Scienze Politiche della Statale, ex segretario del maggiore imputato
nel “Qatargate”, il processo belga al Parlamento europeo, del vicepresidente Pd
dell’europarlamento cioè, nonché marito di Eva Kaili, altra vicepresidente del
Parlamento, altra imputata: “Nel Qatargate hanno usato i figli contro di noi.
Mi chiesero di accusare mia moglie”. Un processo creato dai servizi segreti
belgi, per fare dimenticate le omissioni e le colpe nel terrorismo islamico, approfittandosi
di un Procuratore della Repubblica alla Di Pietro ma meno accorto – il processo
e lo scandalo sono finiti nel nulla, il Procuratore ha perso la reputazione e, pare,
pure il posto.
In Belgio si vede
che c’è ancora la divisione dei poteri: i giudici possono e devono applicare la
legge, non inventarsela. Cose invece che si fa in Italia ora normalmente, anche
se al Csm e al Quirinale c’è un giurista. Con il “concorso esterno nei reati
associativi”. Norma non legislativa ma giurisprudenziale – nella Costituzione è
il Parlamento che fa le leggi. Non solo, ma che consacra l’arbitrio dell’accusa,
non consentendo la difesa: l’imputato sa soltanto dalla sentenza, cioè “dopo”,
se è colpevole di questo “reato”. Due abusi in no. Non da piccoli mafiosi.
Per non dire dell’assurdo
business dei sequestri preventivi dei beni degli accusati, ben prima della
sentenza. Una forma di furto legale: da parte dei curatori, nominati ad arbitrio
del Procuratore che indaga e di cui niente mai resta alla
fine della curatela, non per lo Stato, se si arriva a una condanna, non per i
malcapitati che fossero poi assolti. Tutto
viene passato ad arricchire
i curatori, con varie procedure, tutte peraltro note, esercitate pubblicamente.
Nel processo Toti
ora un nuovo reato è stato inventato – scavando nell’assurda Legge Severino (la
legge di un avvocato, per quanto quotato, che fa acqua da tutte le parti): la
corruzione con mezzi legali, per avere applicato le leggi. Come dire: governa
legalmente e sei corrotto.
Sono enormità.
Possibili nel vuoto politico.
Una riforma della giustizia
è necessaria, se questi abusi sono considerati legali, dal presidente del Csm e
della Repubblica, e non dai giornalisti scandalistici. È una legge sensibile, e
andrebbe fatta col maggiore consenso possibile. Ma viene ridotta in Italia a partita
governo-antigoverno. Tutto quello che il governo fa, se propone una legge di
riforma della giustizia, l’opposizione contesta. Intanto i giudici si divertono
– in Italia sono giudici anche i Procuratori, che altrove sono sbirri, dotti in
procedure.
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