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Israele über alles
Non una storia,
un pamphlet politico. Sul prima e il dopo dell’attacco palestinese del 7
ottobre, per quanto si possa derubricarlo da atto di guerra a terrorismo – ma le
forze armate israeliane svi ono impegnate da oltre anno a pieno organico e potenza
di fuoco. Non ci sarà pace per Israele con la politica del Grande Israele.
Il suicidio è per
la storica non tanto di Israele qual è, una realtà ben imperiale benché piccola
– o tanto più perché piccola - ma di un’idea di Israele. Quella del primo sionismo,
che cercava un posto al sole, nel mezzo e con gli arabi della Palestina. Con
molto socialismo diffuso (organizzazione del lavoro, urbanizzazione, sanità,
scuola). Il “suicidio” è quindi di un’utopia. Perché gli ebrei dovrebbe essere
diversi dagli altri popoli - cioè buoni e cattivi?
L’approccio storico
però rimane, al fondo. La pace, un riassetto giusto, è possibile perché è già
avvenuto. Stava per avvenire, quando Israele si era affidata a Shimon Peres,
premio Nobel per la pace, e a Itzakh Rabin, l’ex generale che la pace aveva
negoziato e definito. Rabin è stato ucciso, e questo è bastato per dare a
Israele un’altra natura, di stato imperialista.
Anna Foa,
Il suicidio di Israele, Laterza, pp. 104 € 15
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