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domenica 8 dicembre 2024

La forza della violenza

Un drammone al quadrato, questa ripresa in chiave inaugurale della stagione. Al destino infame, che colpisce amori puri e famiglie tranquille e affezionate, sommandosi le crudeltà belliche. Con le masse al centro, bellicose (ma più che altro caciarone) e pacifiste, secondo l’idea del regista Muscato – difficile fare pacifica la violenza.
Alla tv, per la quale questa prima in mondovisione è stata disegnata, è una messinscena affollata, e anche informe, faticosa – non porta al pacifismo. Il canto invece funziona. I due cognati mancati che si fanno la caccia a morte, Ludovic Tézier e Brian Jagde, sono perfino verosimili, giganteschi ma naturali. Su tutti svetta Netrebko, la trickstar di tutte le tragedie, da una sorta di parricidio a una sorta di fratricidio, sebbene non colpevole e anzi immacolata - vuole solo sposare colui che ama: dimagrita, perfino rimpicciolita di statura, ma dalla voce fermissima.
Una curiosità è che i migliori “in scena”, nel ruolo e nell’economia della regia, sono tre interpreti russi: Netrebko, Vinogradov il padre guardiano, e Preziosilla Vasilisa Berzhanskaya. Che il canto sorreggono con una dizione da attori perfettamente nel ruolo. Curiosa circostanza ora che abbiamo espulso la Russia dall’Europa - proprio la Russia che più di ogni altro paese ci ha tenuto per secoli a dirsi europeo (ha provato pure a fare l’opera, la stessa “Foza del destino” fu commissionata da San Pietroburgo, nel 1862).
Non è la sola curiosità. È curioso che Verdi sia specialmente ispirato là dove si toccano temi sacri. “La Vergine degli angeli” non solo, ma tutto ciò che riguarda il convento, e la stessa etica familiare ricondotta alla santità, lo commuove.
Giuseppe Verdi, La forza del destino
, Teatro alla Scala, Rai 1, Raiplay

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