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L’anima di Dante in francese
Una
raccolta di scritti – saggi e testimonianze – in memoria di Jacqueline Risset,
la poetessa francese, francesista alla Sapienza dagli anni 1970, erede del francesista
principe Giovanni Macchia, morta dieci anni fa: Bonnefoy, Kristeva, Ossola, Balestrini,
Trevi, Citati e molti altri. A cura del suo compagno, il latinista Todini –
morto ora anche lui. Con una silloge di suoi scritti.
Poetessa
di molteplice ispirazione, aveva esordito giovanilmente con la sperimentazione.
Sulla rivista “Tel Quel” di Philippe Sollers - altra presenza un tempo significativa
e presto dimenticata. Per virare successivamente verso la “poesia delle origini”,
i provenzali e Dante. Dante soprattutto, di cui fu cultrice assidua nella maturità
– così come del Joyce “italiano” (il Joyce italiano, articoli, lettere, saggi, si
può dire recuperato per la sua acribia).
La raccolta
rende conto di una produzione, d’autore e critica, vasta e sempre stimolante. Numerosi
i lavori su Dante, che divenne presto la sua passione –
la estese anche a Fellini, che provò con lei a immaginare una riduzione cinematografica
della “Commedia”. Resta soprattutto importante la sua versione in francese della
“Commedia”, basata sul ritmo, page-turner, di forte leggibilità ( senza perdere in complessità e dignità) – per una
lettura come De Sanctis la consigliava, senza le note. Come un racconto di
avventure “mirabile”.
Una versione meglio spiegata da un altro italianista - qui tra quelli che le rendono omaggio - René de Ceccatty, nella presentazione della sua propria
versione della “Commedia”, popolaresca, tipo “I Reali di Francia”, il “Guerin
Meschino”, in settenari. Anch’essa si era posta “la necessità della
leggibilità”, spiega Ceccatty, e c’è riuscita, senza tradire il poema, per la
“sua sensibilità poetica”: “Poeta lei stessa nelle due lingue, italiano e
francese, sa perfettamente ciò che vuole dalla poesia, fatta di concentrazione
e folgorazioni, che ricerca e riproduce in francese”. Per cui “la versione di
Jacqueline Risset è la sola che dà un’idea della vita, dell’invenzione, dei
cambiamenti di ritmo, degli effetti di realismo, della sensualità, degli
scherzi o dei momenti di profonda meditazione, di questo testo sempre
inatteso”.
Umberto
Todini-Andrea Cortellessa-Massimiliano Tortora (a cura di), Avanguardia a più voci,
Edizioni di Storia e Letteratura, pp. 286, free online
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