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sabato 21 dicembre 2024

Le guerre (non) perdute degli Stati Uniti

Dall’11 settembre una serie lunga, quasi un venticinquennio, di guerre perdute per gli Stati Uniti. Anche quando sembrano vinte – quella di Netanyahu contro mezzo mondo arabo. In Afghanistan, in Iraq, in Libia, in Siria, in Ucraina.
L’Afghanistan consegnato ai Talebani – come dire all’Al Qaeda dell’11 settembre. L’Iraq agli sciiti. La Libia a Putin, e a Erdogan. La Siria a Putin e allo Stato islamico prima, e ora allo Stato islamico e a Erdogan.
L’Ucraina armata, psicologicamente e militarmente, a sfidare la Russia, per rimetterci la semidistruzione, qualche milione di morti e la perdita della sua parte mineraria.
E la strana simbiosi negli “accordi di Abramo” con le petromonarchie, regimi monocratici e patrimoniali assurdi nel terzo millennio - che per di più finanziano l’estremismo arabo, perfino le cosiddette guerre sante, cioè il terrorismo.
Tutto insensato. A meno di un disegno geopolitico - come ora usa analizzare e collocare i fatti, in diplomazia e nella storiografia (a che fine?). E l’unico disegno geopolitico che quadra è: annientare l’Europa. Non annientarla, perché serve: circondarla di focolai e indebolirla, da vera provincia dell’impero. Col caro energia. Con la dipendenza energetica accentuata invece che ridotta. Con sanzioni antirusse autopunitive per l’Europa (gas, petrolio, terre rare, esportazioni, turismo) e benefiche per gli Stati Uniti (riserve monetarie, asset finanziari). Quando tutti sanno che l’Europa senza la Russia è poca cosa.
Con lampi di ostilità non mascherata. Il neo presidente Trump la prima cosa che ha annunciato in materia di dazi e contingenti – la sua filosofia economica, da affarista - è contro l’Europa: l’obbligo per l’Europa di comprare petrolio e gas dall’America, anche se a prezzo più caro. Ma Biden non ha fatto due forti leggi, per la reindustrializzazione e i semiconduttori, a danno principalmente dell’Europa?

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