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Camilleri – La “lingua di
Camilleri è una “scrittura parlata” - Franco Lo Piparo, “Sicilia isola continentale”,
p. 144.
Dante – Si (ri)pubblica
il “Tesoretto” di Brunetto Latini, e si “(ri)scopre” che il viaggio nell’aldilà
era già del maestro di Dante, senza bisogno di scomodare la Scala di Maometto.
Trana filologia, che ha scoperto gli arabi col petrolio, e ce li mette dappertutto.
Gramsci – Linguista, lo
vuole Lo Piparo, a si volta linguista e gramsciologo – “Il professor Gramsci e
Wittgenstein”: “Studioso del linguista Graziadio Isaia Ascoli e allievo del
professore di glottologia Matteo Bartoli”.
Kennedy - “Mi piaceva
fotografare anche Nixon: non aveva glamour, ma faceva cose politicamente
importanti: in India, in Urss, in Cina… Forse Kennedy sarebbe stato il
presidente più pericoloso. C’era un certo machismo in lui”, Viviana Mazza si fa
dire da Harry Benson, 95 anni, il “fotografo dei presidenti” americani: “Ho
amici russi che erano preoccupati che facesse qualcosa di stupido”. In effetti
ha avviato, in poco tempo, guerre importanti, a Cuba , in Vietnam , e ci ha
provato anche con l’Unione Sovietica.
Malavoglia - Erano toscani?
“Veramente nel libro della parrocchia si chiamavano Toscano”, è detto nella
prima pagina del romanzo.
Musica – “La musica classica
viene adoperata come sigla di pubblicità”, lamenta il maestro Muti con Cazzullo
sul “Corriere della sera” l’altra domenica: “Seul ha ventidue orchestre sinfoniche,
di cui quattro nate negli ultimi anni. Noi ne abbiamo quattro”.
Musica popolare –
Identitaria per eccellenza, crea “l’identità di un Paese, la sua cultura”?
Criticando Vargas Llosa per averlo affermato e poi negato nel suo ultimo libro,
“Le dedico il mio silenzio”, Fofi, che si professa “tra i suoi più fedeli lettori”,
si colloca “tra chi pensa che la musica popolare è tata un solida base per
l’identità culturale di un popolo”. Non solo per il Perù del Nobel scrittore,
“se si pensa, mettiamo, al ruolo avuto dalla canzone nella creazione di una
identità napoletana”. Con rimando a La Capria, “L’armonia perduta”, ma anche al
ruolo (avuto) dal walzer nella identità culturale austriaca, dal mariachi in
quella messicana, dal tango in quella argentina, dal fado in quella portoghese,
dal flamenco in quella andalusa, dal jazz in quella statunitense”. L’unità
difetta in Italia perché manca una musica popolare italiana?
Nazione – “La presidente
del consiglio Meloni continua a ripetere la parola nazione. Non c’è discorso in
cui non si erga a protettrice degli interessi nazionali. Nessuno che le dica
che la nazione, in Italia, l’ha fatta la sinistra. L’hanno fatta Mazzini e
Garibaldi” – Claudio Martelli a Nicola Mirenzi, su “Il Venerdì di Repubblica”. Ma
a Roma, al Gianicolo, foro del garibaldinismo (della Repubblica Romana e dei
Mille) e del mazzianesimo, le uniche celebrazioni in cinquant’anni di Garibaldi
sono state fatte dall’ex Msi. Missina è stata che una piccola manifestazione politica
vent’anni fa per Mazzini, con impegno a erigere un monumento anche a lui – che poi
non è stato fatto, avendo i missini perduto rapidamente il Campidoglio.
Opera dei pupi – Non ha
più pubblico, lamentano gli operatori del settore. Infantile ce l’avrebbe, ma
non c’è più infanzia per i genitori. I saraceni siamo noi?
Roma – In uno dei
suoi “innumerevoli processi” a Norimberga da parte di un Pubblico Ministero
americano, Jackson, l’ex presidente della Reichsbank nella repubblica di Weimar
e sotto Hitler, Hjalmar Schacht, ricorda nelle memorie la contestazione di un
viaggio a Roma, nel novembre del 1932, per un “congresso scientifico su invito
dell’“Accademia Reale delle Scienze”. “Naturalmente è andato a Roma per prendere
contatto col governo fascista”, è la contestazione. “Nient’affatto” la risposta:
“Avevo già avuto contatti con Mussolini nel 1924, su richiesta del governo di Weimar”.
“Ma lei voleva rinnovare quei contatti”. “Non era necessario”. “Allora perché è
andato a Roma?” “Se uno la fortuna di passare una settimana a Roma, a spese del
governo italiano, è sicuramente facile capire che l’invito si accetta”. “Non è
una ragione. Spieghi francamente perché è andato a Roma”. “Perché volevo vedere
Roma”.
Il fatto fu accertato – il giorno dopo il PM fece questa comunicazione:
“Abbiamo accertato che l’accusato aveva già familiarità con Roma”. Ma la sua risposta,
“perché volevo vedere Roma”, rubricata come “oltraggio alla Corte”.
Scalfari – “Fra Scalfari
e me regna una fraterna inimicizia…. Non sappiamo bene, fra me e lui, se siamo
più amici quando facciamo gli amici o quando facciamo i nemici” - Indro Montanelli,
“Istantanee”. Destra e sinistra, per me pari son?
Scrivere - “Pubblicare un
libro grazie a un incipit: il primo talent letterario compie dieci anni,
alla ricerca di aspiranti scrittori”. Appuntamento alla Sapienza, a Tor
Vergata, seconda università di Roma, e al Teatro degli scrittori, tutto in una
giornata. Partendo da parole chiave indicate dalla giuria, i concorrenti devono
ideare un incipit in 5 minuti, leggerlo ad alta voce in 60 secondi ed essere
giudicati”. Non è uno scherzo.
Verdi – Morì nel
Novecento, il 27 gennaio 1901.
“Diede una voce alle speranze e ai lutti, pianse e amò per tutti”,
Gabriele D’Annunzio.
D’Annunzio, nel secondo libro delle “Laudi”, “Elettra”, dedicò lodi gli italiani
importanti, per irrobustire il mito dell’Italia. Per Verdi, appena scomparso, fa
testimoniare Dante, Michelangelo e Leonardo. A Michelangelo, la lode più lunga,
fa dire: “Egli trasse i suoi cori\ dall’imo gorgo dell’ansante folla.\ Diede
una voce alle speranze e ai lutti.\ Pianse ed amò per tutti.\ Fu come l’aura,
fu come la polla”…..
letterautore@antiit.eu
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