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Sono gli Usa la nuova Arabia Saudita (e la Russia)
Da sempre importatori netti di petrolio, gli Stati Uniti sono diventati
in questi pochi anni 2020 esportatori netti, di petrolio e di gas, per lo più in
forma liquefatta - cone esportatori di lng (liquefiad natural gas)
sono sono diventati il maggior fornitore dell’Europa in questi anni 2020, in
particolare della Spagna e dell’Italia, coprendo circa la metà del fabbisogno europeo.
Per le forniture europee di gas gli Stati Uniti hanno soppiantato la
Russia. E sono in crescita come esportatori di petrolio e prodotti petroliferi
nel mercato internazionale, in concorrenza con la penisola arabica.
Da tempo in posizione attendista sulla transizione verde, hanno sviluppato
negli anni 2000, a partire dalla seconda presidenza Obama, e più ancora con la presidenza
Biden, l’industria petrolifera nazionale. Liberalizzando i permessi di ricerca.
In particolare per la produzione di shale oil e shale gas,
petrolio e gas “non convenzionali”, cioè non di origine minerale (giacimenti),
ma prodotti attraverso un processo industriale complesso (fortemente
inquinante) di pirolisi e idrogenazione, o dissoluzione termica, su rocce di
scisto bituminoso. Un processo termico che converte il cherogene, la materia
organica all’interno dello scisto, in petrolio e gas sintetico.
A lungo osteggiati per l’impatto inquinante, gli scisti bituminosi sono diventati
campo d’investimento privilegiato, e indirettamente anche sovvenzionato, a
motivo della “sicurezza nazionale”.
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