sabato 20 aprile 2024

La sanità si vuole privata

Resiste solo l’Europa, nel resto del mondo, Cina compresa, la sanità è prevalentemente privata, o orientata verso il privato. Nel 2019, utimo dato disponibile, la componente pubblica della spesa sanitaria complessiva era nell’Unione Europea al 75 per cento della spesa totale, contro una media mondiale (che tiene conto anche della Ue) del 60 per vento.
A parte gli Stati Uniti, dove la spesa sanitaria è tradizionalmente privata in larghissima parte, nei paesi di industrializzazione recente si registra un aumento della spesa sanitaria pubblica, ma non elevato. L’unico incremento forte si è avuto in Cina, con l’adozione nel ventennio della “copertura universale” (il sistema sanitario nazionale), dal 22 al 56 per cento della spesa sanitaria complessiva – ma con una diminuzione ultimamente, dal 60 per cento del 2015 al 56 per cento. In India la spesa pubblica è cresciuta, ma è ancora solo un terzo della spesa sanitaria totale. In Brasile la spesa pubblica è diminuita di un punto, dal 42 al 41 per cento. Nei paesi “a basso reddito” la quota pubblica è diminuita , dal 29 al 21 per cento.
 

La sanità è per i ricchi

La spesa sanitaria globale mondiale è più che raddoppiata nei primi venti anni del Millennio, ma con diversa velocità per le varie aree. È aumemtata in media del 160 per ento nei paesi Ocse (industrializzati, “occidentali”), del 145 per cento nell’area euro, dove però era già alta, e del 118 per cento nei paesi “a basso reddito”, l’ex Terzo mondo. Con divaricazioni elevate tra paese e paese – si faceva l’esempio della Repubblica Democatica del Cngo, dove si spendono 45 dollari a testa per la sanità, e gli Stati Uniti, 12 mila dollari l’anno. La media dei paesi “a bass reddito” è di 100 dollari pro capite l’anno, tra i membri Ocse (compresi quindi Usa, Giappone, Canada, Australia, Nuova Zeanda) di circa 5.900, nell’area euro (con l’Europa occidentale integrata dai paesi dell’Europa orientale e dei Balcani) di 5.300.
Il paese dove la spesa sanitaria è più alta sono, a lunga distanza dagli altri, gli Stati Uniti, con il 15 percento del pil, 8 mila dollari l’anno pro capite, il doppio della media Ocse.

Un amore saporito e semplice, in tarda età in tarda età,

Un amore in tarda età, tra due vedovi, nemmeno belli, afflitti da figli invadenti e distratti. Nato e vissuto senza più, spontaneo, naturale, nel corso delle cose, come ogni altro innamoramento. In an Marsiglia non di maniera, un po’ disastrata. Senza nemmeno più passione politica, tra l’impegno “sociale” dei giovani e le diatribe incessanti dei maggiori. Attorno a un matrimonio in una famiglia armena. Che è un mondo a parte: “Marsiglia non fu fondata dai Focesi ma dagli Armeni” è una delle battute – vagavano già a quel tempo.
Una parabola felice si direbbe sul nulla. Sulle occorrenze di ognuno ogni giorno. I figli irrispettosi, non cattivi ma distratti. Le fantasime dei figli – andare a fare la guerra per l’Armenia contro i turchi azeri e il loro patrono il fascista Erdogan, il volontariato generoso in casa d’altri, le sinistre politiche che – Elly, Conte, Fratoianni (ma Conte è di sinistra?)  litigano per fare le liste.  
Il racconto è di un amore semplice, accanto a quelli complicati dei giovani. Dopo quasi trent’anni Guédiguian ricrea le magie di “Marius e Jeannette”. Con un taglio alla “Il mio grosso grasso matrimonio greco”, di una comunità piccola che si vive come il centro del mondo – con la stessa ironia lieve. Con ortodossie sventate in un gustoso omaggio all’Italia – o al coproduttore Barbagallo con la Bibi Film. La famiglia armena, lei di nome Rosa, suo fratello di nome Antonio, “in omaggio al grande comunista Antonio Gramsci”, è passata evidentemente dall’Italia (da Livorno, c’è anche l’“armeno errante”?), prima di approdare a Marsiglia. E “il piatto nazionale armeno” di cui la famiglia è ghiottissima, si compone di pasta, con alici e capperi, e si chiama, anche in originale, “alla puttanesca”. Un omaggio anche a Sironi, l’inventore del Montalbano televisivo, di cui Guédiguian adotta l’inquadratura chiave della serie, la loggetta sul mare.,

Robert Guédiguian, E la festa continua!

venerdì 19 aprile 2024

Problemi di base universali - 800

spock


Perché l’uomo non sarebbe al centro dell’universo?
 
Non lo è più, lo era prima - usurpava?
 
Ma il mondo non si trovava bene con l’Uomo al centro?
 
Bene, insomma: meglio?
 
Il mondo si pensa da solo?
 
L’universo può distruggere l’uomo, l’uomo all’universo gli fa un baffo, e allora?
 
L’universo non sa neanche di esistere: il caos è più del sapere?

spock@antiit.eu


La sanità si moltiplica

La spesa sanitaria, corrente, pro capite, annuale, si è triplicata (poco meno) nel mondo nel primo ventennio del millennio: da 599 dollari nel 2000 a 1.535 dollari nel 2020. Ma con differenze elevate tra i vari paesi, dai 45 dollari a testa per anno nel Congo ai 12 mila negli Stati Uniti.
In Cina è aumentata di quasi sette volte, da 140 a 962 dollari. In Corea del Sud di cinque volte, da 726 a 3.800 dollari. In Indonesia è quadruplicata, da 95 a 415 dollari. In India da 86 a 191. In Brasile da 751 a 1.500.
L’aumento della spesa sanitaria, anche nei paesi dove è maggiore, è tuttavia sempre ridotto rispetto al pil. Eccetto che in Corea, dove è passata nel primo ventennio dal 3,9 all’8,2 per cento del pil. In Cina la percentuale è rimasta pressoché invariata, nel primo decennio, attorno al 4,5 per cento del pil, poi è salita al 5,4. In Brasile la quota sanitaria del pil è cresciuta di poco, dall’8,3 al 9,6 per cento. In Indonesia dall’1,8 al 2,9. In India è diminuita, dal 4,2 al 2,9.

Guerre di mafia in ospedale

“Mercy” è il nome di un ospedale. Teatro di una guerra di mafie.
Un’eroina dottoressa, abilissima chirurga in Afghanistan, vedova di un impegnato chirurgo ucciso in Afghanistan, ora in ospedale dopo una vita in trincea, tra gli sbudellamenti bellici, si trova nuovamente sotto il fuoco. Salverà il salvabile, compreso il ragazzo suo figlio, dal fuoco incrociato delle mafie. Un trhiller d’azione, che a volte sembra una parodia.
Un film “bello”, ma non si sa che dirne. Troppa mafia, anche se di bande irlandesi, anche in ospedale. Un curioso film macchietta di un film d’azione, cui Jon Voight si presta, diventa così, oltre che inverosimile, anche noioso. O il regista, sudafricano naturalizzato canadese, specializzato in serie tv, voleva fare un film serio? Sui canoni freddi – seri? preoccupati (impegnati)? parodistici? – del cinema canadese, se ce n’è uno.   
Tony Dean Smith,
Mercy
, Sky Cinema

giovedì 18 aprile 2024

Letture - 548

letterautore


Blitzkrieg
- “I tedeschi non sono riusciti ad andare a Mosca con tutto il loro esercito motorizzato, i francesi sotto Napoleone ci arrivarono e a piedi” – Gertrude Stein, “Guerre che ho visto”,182.
 
Dante – “Grandissimo e reazionario se mai ve ne furono”, U.Eco, “Il costume di casa”, 159
 
Entroterra – È il cuore dell’Italia, nel viaggio-visione che Yves Bonnefoy ha fatto nei suoi anni verdi e registrato nel 1972 in “L’arrière Pays”. L’Italia della recente voga dei “borghi” – dei borghi  “patrimonio dell’umanità”. Un mondo destinato ora alla scomparsa, nel mentre che si celebra burocraticamente all’Unesco. Sotto i colpi dell’emigrazione, della denatalità, e delle tasse di ogni tipo, possesso, anche se non fruito, reddito (presunto), con addizionali, comunale e regionale, e servizi di ogni tipo, anche non resi o non fruiti, Imu, Tari, ora perfino l’elettricità. Una serie di “patrimonialine” , di tasse cioè, a prescindere dal reddito, che dal governo Monti in poi (2011) si accumulano sulle “seconde case”, la case di famiglia – dei genitori, dei nonni. Cinque-sei milioni di case, quasi tutte unfamiliari. Destinate quindi all’abbandono – anche se la disappropriazione è complicata. Quella del giovane Bonnefoy è un’Italia tra Siena e Urbino, speciale, ma pur sempre a cavaliere dell’Appennino: “la Toscana del Sud, un po’ dell’Umbria, le Marche, il Nord del Lazio”, e perfino la Capraia, oggetto del “pensiero desiderante” – vista dalla barca, perché poi, avvicinandosi, risulta “costa breve, terra da niente”. L’Italia che gli evocava evoca “il buio”, il rovescio dei sassi al sole della “strada bianca”, per i tanti passati che si accumulano e non si cancellano, o si sublimano nell’inconscio.: “Le paure più arcaiche, le intravisioni più fuggitive, e le grida nel nero, anche a mezzogiorno: credo, ho torto, d’incontrarli ovunque nell’immaginario italiano”. E per il numero, le geometrie che l’Italia ricompone. Ricomponeva.
 
Furto creativo – Vi eccelleva Calvino, secondo Gabriele Pedullà, “Calvino e la memoria (partigiana) di Tito Livio”, (“Il Sole 24 Ore Domenica”), a proposito dell’aneddoto del corvo che appare e “sana” lo scontro tra i due nemici – l’aneddoto calviniano di “Ultimo viene il corvo” ricorre tal quale nello storico. “Negli anni successivi”, nota lo studioso, “Calvino avrebbe portato la tecnica del furto creativo a livelli di straordinario virtuosismo”.
 
Juventus – La squadra di calcio è maschile a Firenze, dove malgrado tutto ha dei tifosi. E uno di loro, Sandro Veronesi, le ha dedicato un inno al maschile “L’Juventus”: “Vince, l’Juventus, vince sempre,\ ….\ L’Juventus,\ con l’apostrofo,\ come la chiamavano i vecchi dalle mie parti,\ ora son tutti morti,\ ma anche certi giovani come il Fregoli,\ «quando gioca l’Juventus», «cosa ha fatto l’Juventus»….”. È maschile anche in Brasile, dove un conte emigrante a fine Novecento, grande tifoso del club torinese, creò a San Paolo un club “fratello”, che si chiama “lo” Juventus – e ha come maglia sociale, di gioco sul campo, quella granata del Torino, storico antagonista della Juventus.
 
Milano, capitale dell’editoria – “In Italia la capitale dell’editoria non è Roma ma Milano, a differenza di Parigi o Londra”, nota Roberta Scorranese intervistando Gian Arturo Ferrari sul “Corriere della sera”. E Ferrari: “Perché Milano ha un’anima commerciale che in questo ambito è indispensabile. E non ha mai riposto a un potere centrale, a una corte. Questo ha permesso agli editori di parlare di flussi di cassa, di compensi e di ricavi con la naturalezza necessaria”.
 
Montagna Sacra – Era Mosca, secondo santa Odilia, o Ottilia, secondo i devoti della santa, della sua profezia, e poi è stata Roma - la montagna contro cui la potenza tedesca si sarebbe alla fine schiantata, per Gertrude Stein nel 1943, quando rifletteva sulle “Guerre che ho visto”. A un certo punto, esilarata dall’armistizio italiano l’8 settembre, a dagli scontri avviati a Roma tra italiani e tedeschi, Stein cambia opinione e immagina che la Montagna Sacra della profezia sia Roma, che anch’essa è costruita sui coli. Ma originariamente, ragiona con se stessa, doveva essere Mosca, “perché al tempo di santa Odilia Mosca era una città di conventi ed era chiamata la Montagna Sacra”. Poi le cose sono cambiate, anche per i devoti di santa Odilia, come Gertrude: prima “tutti abbiamo pensato che potesse essere Roma”, poi, “siccome sembrava una cosa tanto improbabile”, con l’asse Italia-Germania, “abbiamo detto forse è Gerusalemme o forse è Costantinopoli”. Gertrude per conto suo era sicura che fosse Mosca – era un po’ filosovietica ma non lo dice, “ma ora lo sappiamo, il dieci e l’undici di settembre è Roma ormai, la santa ha d etto che si sarebbe combattuto per le strade di Roma dopo di che avrebbe avuto inizio la vera fine della Germania”.
 
Ottocento – Un secolo fantasy (fantastico) per l’acuta Gertrude Stein delle “Guerre che ho visto” (p.p. 106-107): “Il secolo decimonono mancava completamente di logica, aveva termini cosmici e
speranze e aspirazioni e scoperte e ideali, ma non aveva alcuna logica”. E per questo, continua la Gertrude “di ferro”, l’ho ucciso: “Io che amo la logica, l’amo molto, suppongo che sia questo il motivo per cui tanto naturalmente ebbi la mia parte nell’uccidere il secolo decimonono, nell’ucciderlo morto, proprio come un gangster con una mitraillette, se questa è l’equivalente del fucile mitragliatore, il tommy gun degli americani”  .
 
Primo amante – Un personaggio, si può dire, della narrativa francese femminile del Novecento. Marguerite Duras ne ha fatto la sua narrazione prima e forse principale, “L’amante”, di una sé quindicenne col miliardario cinese in Indocina. Violette Leduc a 50 anni con René Gallet, 35 anni, “La chasse à l’amour”. Annie Ernaux a 18 anni, Memoria di ragazza”
 
Resistenza – Quella letteraria è gentiliana, da “figli del liceo classico gentiliano” – Gabriele Pedullà sul “Sole 24 Ore Domenica”. “I più ligi all’imperativo neo-realista si richiamarono alla presunta ingenuità epica di Omero. Altri (come Fenoglio, Caproni, D’Arzo) guardando piuttosto a Virgilio…. Altri ancora (come il Pavese de La casa in collina) si rivolsero alla tragedia greca”. Di Calvino, del “suo racconto partigiano più bello, Ultimo viene il corvo”, lo studioso trova un antecedente in Tito Livio, “Ab Urbe condita” VII, 26: anche nello storico un corvo interviene prodigiosamente a “risolvere” un duello tra due esponenti degli schieramenti avversi. 

Romanticismo – Gli amori voleva tragici - e gli amanti morti (più lui che lei). Non al modo classico, della hubris, o alla Shakespeare, degli equivoci tragici alla Giulietta e Romeo, ma perché amore è infelicità. A partire dal Werther del pur olimpico Goethe – che invece gli amori praticava goloso. Fino a Jacopo Ortis. Compresi Heinrich von Kleist, e Caroline von Günderode – Kleist sul Wannsee, il lago di Berlino poi altrimenti famigerato, con l’amante Henriette, moglie di un contabile del re di Prussia, e due colpi di pistola. La noia spossa i romantici, da Foscolo a Leopardi, Byron e Puškin inclusi. Che quando non muoiono d’amore impazziscono, Hölderlin, Schumann. Il difetto di Manzoni del Grande Romanzo, la mancanza di tensione, è che non fa morire nessuno - non un eroe, non una eroina.

Tedeschi – Perdenti e sentimentali li vuole Gertrude Stein, americana francesizzata, durante la guerra, in “Guerre che ho visto”. La Germania non vince le guerre perché non ha una cucina è il primo addebito. Stein lo fa dire a un ragazzo suo vicino di casa: “Naturalmente i tedeschi non possono vincere e si capisce perché, il loro paese è così povero che non sa nulla di cucina e di mangiare, un popolo che non ha il senso della cucina e del mangiare naturalmente non può vincere”.

Alla pagina precedente Stein aveva fatto dire ai giovani francesi reduci dal lavoro obbligatorio in Germania la loro sorpresa “di una cosa,… perché mai i tedeschi sono tanto sentimentali, quando sono quel che sono, perché sono tanto sentimentali”.
 
Vergogna – Ha “grande memoria”. In questo senso la celebra la Nobel Annie Ernaux, nell’ultimo suo racconto, 2016, “Memoria di ragazza” – a proposito delle sue proprie vergogne da diciottenne: “La grande memoria della vergogna, più minuziosa, più intrattabile di qualsiasi altra. Questa memoria che è insomma il dono speciale della vergogna”.

letterautore@antiit.eu

Se il peccato è dolce

Nella Londra sotto i bombardamenti di Hitler un dramma s’intreccia, un rapporto adulterino di una donna sposata. Molto passionale, carnale. Dopo la guerra, a relazione da tempo esaurita, il marito della donna chiede consiglio a un amico perché teme che sua qualcuno gli abbia portato via l’affetto della moglie – lo chiede all’ex amante.  Da qui parte una seconda storia, dopo quella carnale della prima parte. Non meno interessante.
Un altro caso di come Greene sa raccontare il senso cattolico del peccato, tra pentimento e confessione. Anche quando la confessione non è semplice - al confessionale, con i “Pater Noster” e le “Ave Maria”.
Riedito, nel quadro del “tutto Greene” varato a suo tempo da Elvira Sellerio. Con una prefazione entusiasta di Scott Spencer, lo scrittore americano di “Un amore senza fine”. E una nota al testo di Domenico Scarpa. In una traduzione nuova, di Alessandro Carrera.
Graham Greene, Fine di una storia, Sellerio, pp. 376 € 16
 



mercoledì 17 aprile 2024

Il governo delle tasse

Raddoppia la bolletta del gas. Così, senza nemmeno dirlo, grazie a un’Autorità per l’Energia che ne garantisce, senza alcun fondamento, la congruità. Aumemta il gas menre diminuisce il suo costo sui mercati internazionali. A favore dei “comercianti” (“dell’attività di compravendita” dice l’Autorità) del gas. Con una piccola rendita per le Entrate, che così posso aumentare le entrate da tasse e iva sul “consumo” maggiorato.  
Aumenta il gas anche a favore dei liquefattori. La Adriatic della Exxon e del Qatar. La OLT (Livorno) della Snam e della First Sentiers – cioè di una società pubblica, Cdp, e della famiglia Minozzi, e di un fondo gestioni mobiliari in teoria australiano (molti australiani fanno “affari” in Italia, affari sicuri cioè, ma finora li facevano con le sinistre). La Golar Tundra di Piombino, sempre della Snam.  E Panigaglia dell’Eni. Che rifornisce anche Piombino, col gas che liquefa nel suo impianto del Congo. Tutto all’insegna del massimo profitto, sia per Cdp sia per Eni, che sono gruppi pubblici.
I gruppi pubblici hanno perduto la funzione per la quale sono stati creati, di sostenere la produzione e calmierare i prezzi (alleviare l’inflazione). Ora devono guadagnare, anche più dei privati, per far guadagnare il Tesoro, cioè il fisco, in due maniere: con i lauti dividendi, e con le tasse e l’iva sui fatturati maggiorati.
…. e il raddoppio delle bollette
Il governo che “non mette le mani nelle tasche degli italiani” aumenta anche gli “oneri di sistema”. Cioè la tassa che paghiamo ai cosiddetti fornitori di “energie pulite”. Insaziabili, gli uni e gli altri, i fabbricanti e il governo. Che fa pagare tasse e iva anche sugli “oneri di sistema” – come se fossero un consumo, un fatturato….
Gli “oneri di sistema” si definiscono “corrispettivi destinati alla copertura di costi relativi ad attività di interesse generale per il sistema elettrico o per il sistema gas pagati dai clienti finali”. Senza giustificativo, cioè una tassa. Su cui – va ripetuto, talmente è grave - si pagano tasse e iva.
I prelievi del governo sono tripli addirittura per l’elettricità, benché più contenuti unitariamente. A favore di Terna, il gruppo pubblico della rete elettrica, col quale pagarsi dividendi miliardari. A favore degli (innominati ma noti) “gestori” elettrici, quasi tutti non produttori ma commercianti. E a favore del fisco. Nonché, a favore di non si sa chi, con il caro-raffinerie (delle raffinerie di prodotti petroliferi, tra cui l’olio combustibile che serve le centrali elettriche), di cui è stato favorito il passaggio a due trader, a due commercianti cioè, non a industriali del petrolio, gruppi che massimizzano i profitti, non curando gli impianti, e vendono i prodotti dove spuntano il prezzo più alto. L’Italia è così il paese in Europa che paga più cara la benzina e altri prodotti, avendo svenduto le sue due grandi raffinerie, Priolo e Sarroch, a due trader.
Per Priolo, di proprietà della russa Lukoil, il governo si è inventato sanzioni inesistenti (Lukoil opera liberamente anche negli Stati Uniti). Per Sarroch non ha esercitato il diritto di opzione. Mentre convinceva Descalzi, il general manager Eni vicino al governo, a convertire la grande raffineria di Sannazzaro in bioraffineria, cioè a ridurre la produzione da dieci milioni di tonnellate di prodotti petroliferi l’anno a un milione. A vantaggio di Vitol e Trafila, e di chi altro?

Cronache dell’altro mondo – minitelefoniche (266)

La sazietà si fa strada l’uso ridotto degli smartphones si diffonde: si riducono le app, si riducono o si cancellano i social media su cui si è attivi. Connessi sì, ma poco. Da settembre è disponibile un cubo magnetizzato in plastica, “Brick”, con una app che consente di selezionare cosa si vuole vedere sul cellulare e cosa no. Mentre crescono, soprattutto tra i ventenni, la generazione Z, le vendite dei vecchi flip phones o dumbphones, i telefonini senza la rete – anche se aggiornati, con la posta e gli acquisti.
Ritorna sul mercato il Nokia 2780. Si fanno strada due nuovi marchi, Light Phone e Punkt. Con vendite che sono cresciute negli ultimi dodici mesi di dieci volte, seppure ancora nell’ordine delle centinaia di migliaia.
(“The New Yorker”, 10 aprile)

Quando col risparmio si distrussero le vite

Una vita semplice in un contesto amichevole, attorno a un laghetto tranquillo, il lago di Olginate, tra il lavoro sinergico, di buone volontà convergenti, e i campionati di bocce, quanto di più “normale” e gradevole, sconvolta senza motivo – senza una causa plausibile. Una comunità, di storia, di vita, di cordialità, in casa e fuori, al lavoro e con gli amici, che si disgrega, tra l’incredulità generale, fino alla violenza, alla morte.
Un racconto di cose viste e avvenute, anche se sembrano inventate, tanto sono – sono state – inverosimili: le banche locali che nove anni fa finirono male per avere preteso troppo, a danno dei risparmiatori – dei piccoli, naturalmente, non dei grossi. Delle comunità locali, con le quali le banche si erano sempre accompagnate, in un rapporto di fiducia e di rispetto. Albanese, l’operaio tradito, fino all’ultimo non capisce che si sia potuto tradire la reciproca fiducia. Le domeniche sono quelle che ognuno ha sacrificato per costruirsi casa, per costruire il futuro.
Un film-verità, di cose già note. E di drammaturgia anch’essa volutamente semplice. Ma appassionante. Grazie anche alla misura di Albanese protagonista, oltre che regista e sceneggiatore.
Antonio Albanese, Cento domeniche
, Sky, Now

 

martedì 16 aprile 2024

Il governo degli affari

Non si capisce se è la stupidità (“italianità”) l’imposizione a Alfa Romeo di cambiare nome alla “Milano” perché la macchina è fabbricata in Polonia (che dire della Gran Torino ancora famosa dopo mezzo secolo della Ford?), oppure se non è un gioco a danneggiare l’Alfa Romeo. Che ha investito qualche milione per promuovere la “Milano” e ora deve spenderne altri, tra concessionari e pubblicitari, per cambiare il nome. Perché non molte cose sono chiare dietro l’eterno sorriso sfottente del ministro Urso.
Un’altra è il “costruttore cinese”. Che non c’è e non ci sarà, e lui lo sa, perché contratti e leggi sul lavoro in Italia non consentono a nessun costruttore di investirvi – in Spagna sì, anche in Germania, in Italia no.
La più grave è il caro-benzina, a cui il governo Meloni ha costretto e di più costringerà gli italiani, rispetto al resto dell’Europa. Con un trucco facile facile: fare finta di applicare le sanzioni alla Russia. Ha così costretto la russa Lukoil, che non è sotto sanzione e anzi lavora negli Stati Uniti, a cedere la grande raffineria di Priolo. A chi? A un trader, Trafigura, di proprietà coperta, che compra prodotti petroliferi e altri minerali per rivenderli nei posti e nei tempi più cari - tra l’altro vanta affari con le maggiori compagnie russe.   
Lo stesso per la Saras dei Moratti. Per la quale è stato favorito un altro trader, svizzero-olandese, Vitol. Che commercia con chi paga il prezzo più alto. Qui niente clausola dell’“interesse nazionale”.
Le due maggiori raffinerie italiane a due trader significa anche lo sfruttamento degli impianti esistenti, senza ristrutturazioni, a costi crescenti di inquinamento, finché non saranno ferrovecchio,  e l’Italia non avrà più raffinerie. Un grande mercato alla mercé dei “trader.
Insipienza non può essere. Contemporaneamente l’Eni di Descalzi, manager vicino al governo, è stato convinto a trasformare la grande raffineria di Sannazzaro de’ Burgondi in “bioraffineria”, cioè a passare da dieci milioni di tonnellate di prodotti petroliferi a uno. Per fare guadagnare di più Vitol e Trafigura? 
 

Il calcio è dei padroni, a perdere

Non c’è solo De Laurentis, il padrone del Napoli, specializzato in liquidazioni, di calciatori e allenatori. Uno che licenzia i vincenti, pagando penali milionarie, e moltiplica i perdenti, pagando anche qui penali, anche se più modeste. E svende calciatori che magari ha dichiarato incedibili a offerte più consistenti.
Lotito, nel suo piccolo, ragionando di fatturati minori, perfino lo supera. Specializzato in perdite di valore dei suoi calciatori, tra acquisti a caro prezzo e cessioni a zero (svincolati) o in perdita – dopo avere rifiutato anche offerte maggiori. Pur essendo la Lazio quotata in Borsa, quindi trascinando qualche azionista alla rovina.
Ma il record è della Juventus, altro club quotato in Borsa. Dove la proprietà periodicamente si disfa dei dirigenti vincenti, che le danno ombra. Hanno sopportato Boniperti perché non hanno trovato il modo di squalificarlo, ma si sono liberati con foga di Moggi e Giraudo, Che sapevano far guadagnare il club, la gestione economica - oltre che, qualche volta, anche vincere. E poi Marotta, che li aveva fatti vincere per sette o otto campionati di fila, portando a Torino gratuitamente Pirlo, inventando dal (quasi) nulla Pogba e Dybala.

Assassinii ordinari in provincia (Usa)

“Un omicidio di troppo” è il sottotitolo: due Maggie More vengono uccise. Non per l’omonimia. E non per colpa. In una cittadina tranquilla, ancorché nel semideserto del Nuovo Messico. Dove il crimine più grave è vendere in una panineria in franchising cibo del franchisjng concorrente, fornito a metà prezzo perché scaduto, o quasi. Le morti si succedono, senza motivo, solo perché il fornitore del cibo avariato è un pedofilo. Non è il solo imbroglione – ci sono più soprusi in una tranquilla cittadina del Sud degli Stati Uniti che in un paese di mafia nel Sud Italia. Il tutto annaffiato di dollari, presi in tranquillità dalla cassa. Tra coppie, adulte: con amanti, divorziande, in formazione.
Tutto normale tutto lento, la doppia tragedia non sorprende nessuno. Il capo della Polizia è anche uno scrittore, che cerca la felicità. Un grottesco, una commedia con (brutte)i morti. Di un regista di serie tv – il tentativo è di fare dello sceriffo-scrittore un personaggio di lunga durata?
John Slattery, Maggie More’s
, Sky Cinema, Now

lunedì 15 aprile 2024

Appalti, fisco, abusi (241)

Il presidente di Assogestioni, Trabattoni, lamenta: “Continuiamo ad avere oltre 1.500 miardi fermi lì”, benché “assediati dal costo della vita”. Lì in banca, in conto corrente, liquidi invece che in fondi. Perché, da cosa proteggono i fondi? Alzi la mano chi ci ha guadagnato qualcosa. Sul conto almeno si può disporre alla pari dei propri risparmi, senza rimetterci. E pesnre che con i fondi gli americani fanno la dote ai figli, per gli studi e per altre occorrenze. Impossibile farli fruttare non è.
 
La bolletta del gas è raddoppiata a febbraio-marzo rispetto a un anno fa. Quest’anno 244 mc si sono pagati 361 euro, metre 318 mc si pagavano 238 euro dodici mesi prima. Benché il costo internazionale del gas sia diminuito e non aumentato. Cosa è successo? Un anno fa non si pagavano gli “oneri di sistema”. Cioè la tassa che paghiamo ai cosiddetti fornitori di “energie pulite”.
Tassa sulla quale lo Stato si fa pagare altre tasse e l’iva.
 
All’improvviso, senza annuncio, da un anno, le “seconde case”, sia pure quella dei gentori o dei nonni al vecchio paese, di cui non ci si dispossessa per un misto di rispetto e orgoglio ma che nessuno frequenta, devono pagare una tassa alettrica. Salata: 56 euro a bimestre. In aggiunta all’Imu, alla Tari, all’Irpef. Una tassa a favore dei “commercianti” di energia (quelli che la fatturano), e dei soliti imprenditori degli “oneri di sistema”, le ricche rendite dell’energia “verde”. E dello Stato, che sul non-fatturato delle “attività di compravendita” fa pagare tasse e iba.
 
Tra le patrimoniali più ingiuste quella a favore neppure dell’erario ma delle aziende elettriche, purché si qualifichino “verdi”, beneficiarie dei costosissimi “oneri di sistema”. E di Terna, la società che dovrebbe rifare (migliorare) la rete elettrica, ma di fatto si limita a produrre bilanci in enorme attivo - su cui poi lo Stato si paga miliardi di dividendi. Si legga la bolletta alla voce “trasporto dell’energia elettrica”, cifre da capogiro.

La Chiesa si restringe

Non ha risolto il papato argentino, peronista, populista, e forse ha aggravato la deriva: la Chiesa di Roma si restringe. In Italia da otto anni le nuove ordinazioni di preti sono scese sotto le 300 l’anno, oltre un terzo in meno rispetto al 2000-2010. Dai 38 mila sacerdoti in attività del 1990 la Chiesa è secsa in Italia a 32 mila nel 2019, un numero inferiore a quello delle parrocchie, e a 28 mila nel 2021.
In Francia il numero dei sacerdoti, che era di 49 mila nel 1965, ed era sceso a 11.350 nel 2017, nel 2021 si era ulteriormente risotto, a 10 mila circa. Da cinque anni due terzi delle diocesi non hanno seminaristi.
È così, in genere, in tutta l’Europa.La Chiesa di Roma rimane ancora la maggiore organizzazione religiosa mondiale. Con oltre 400 mila preti e 5 mila vescovi. E l’Europa vi mantiene il peso maggiore. Sono europei il 40 per cento dei preti e il 30 per cento dei vescovi – le percentuali crescono al 50 e al 40 per cento sommando l’Europa al Nord America. Ma è in calo e non in crescita. In calo è anche negli Stati Uniti, dove il numero dei preti si è ridotto del 40 per cento negli ultimi quarant’anni.
Dove la Chiesa ancora cresce è in Africa e in Asia: insieme registrano poco meno di un terzo, il 30 per cento, dei sacerdoti e dei vescovi.
Contrariamente alle aspettative, non è così in America Latina. Qui vive il 40 per cento, due su cinque, di tutti i cattolici. Ma da sempre è in difetto di sacerdoti.

L’informazione è una miniera, l’intellettuale è il padrone - fenomenologia di Eco

“Io ho fatto una volta una distinzione fra le cose che fan bene ai poveri e le cose che fan bene ai ricchi, dove poveri e ricchi non ha una immediata connotazione in termini di danaro, ma in termini, diciamo, di evoluzione culturale... Diciamo, un laureato è un ricco, un analfabeta è un povero. Ci può essere ovviamente un costruttore edile che è un povero e un impiegatuccio che è un ricco.
“Allora, la televisione fa bene ai poveri e fa male ai ricchi: ai poveri ha insegnato a parlare italiano, fa bene alle vecchiette che son sole in casa. E fa male ai ricchi perché gli impedisce di andare fuori a vedere altre cose più belle al cinema, gli restringe le idee.
“Il computer in generale, e Internet, fa bene ai ricchi e fa male ai poveri. Cioè, a me Wikipedia fa bene, perché trovo le informazioni che mi sono necessarie, ma siccome non mi fido, perché si sa benissimo che, come cresce Wikipedia, crescono anche gli errori. Io ho trovato su di me delle follie inesistenti, e se qualcuno non me le segnalava, avrebbero continuato a restare lì.
I ricchi sono coltivati, sanno confrontare le notizie”.
Il 24 aprile 2010 Eco dava a Milano un’insolita intervista a wikipedia – insolita per wikipedia. Che lo aveva cercato come massimo teorico, o esponente dei critici, dell’informazione di massa, dei mezzi di comunicazione. L’intervista, rivista, fu pubblicata due settimane dopo, e si apriva con questa dichiarazione di Eco.
Tra le follie di wikipedia su di lui, che era stato costretto a correggere, Eco citava il matrimonio (che aveva sposato la figlia del suo editore) e i figli (che aveva 13 figli – tredici li aveva avuti il padre).  A seguire, Eco spiegava come wikipedia gli era comodo, consentendogli di non alzarsi per andare a cercare la voluminosa Treccani. Ma che poi, dopo le versione italiana, consultava wikipedia in inglese, e anche una fonte diversa da wikipedia. Mentre “il povero invece becca la prima notizia che gli arriva, e buonasera”.
wikipedia, Intervista a U.Eco, 2010, free online

domenica 14 aprile 2024

Ombre - 715

La Procura di Milano deve derubricare l’accusa a Santanché di bancarotta fraudolenta – dato che la bancarotta non c’è stata. In compenso l’accusa di falso in bilancio. Poi dice che non c’è giustizia. E che non è tempestiva – dopo Bari.
 
Si colpisce a Bari il “mercato delle influenze”, delle giunte di sinistra al governo al Comune e alla Regione, mentre da Roma arriva un’inchiesta amministrativa sulla tenuta delle giunte contro gli adescamenti mafiosi. Una coincidenza? Le Procure della Repubblica, benché indipendenti dal governo, hanno bisogno di un governo di sostegno – o anche dell’opposizione: di un partito qualsiasi.
 
Si scrive infine dei borseggi in metropolitana perché una rom borseggiatrice a Roma è finita all’ospedale, “vittima di una vendetta fra bande rom” – pestata benché incinta al nono mese. “Striscia la notizia” documenta i borseggi in metropolitana praticamente ogni giorno – anche se non dev’essere facile mimetizzarsi, con microfoni e videocamere, e cogliere l’attimo del borseggio. Solo le forze dell’ordine non li vedono.
 
La rom pestata a Roma dai concorrenti in borseggio, 40 anni, ha partorito all’ospedale il suo tredicesimo figlio: si fanno figli per non essere perseguibili, secondo la legge italiana. Meri Secic, questo il nome della donna, è stata arrestata nel 2017, ma su mandato austriaco. In Italia aveva accumulato all’epoca, benché immigrata solo da un paio d’anni, condanne per 19 anni di carcere, ma non era perseguibile perché madre di undici figli. Questo non si ricorda, anche se i media prediligono il crimine. Perché fare finta che i rom non ci siano?
 
La Procura di Vienna non aveva avuto di questi problemi – nel senso che ci vedeva e interveniva. La richiesta di estradizione del 2017 documentava con un elenco di 358 furti. Suddivisi per tipologia - in tre gruppi, di 152, 105, 101 episodi. La donna inserendo nell’attività di una banda cui si addebitavano esattamente 2.034 reati.

Massimo Giannini, giornalista, commentatore “di sinistra” per i taglia e cuci in tv, direttore di giornali, scrive (“il Venerdì di Repubblica”) che non c’è problema, che la trasformazione “verde” di casa, come vuole Bruxelles, costerà 20 mila euro. Per il portone, forse? Ma dove vivono questi censori?  

L’Ecofin, il consiglio dei ministri dell’Economia europei, vara una norma che costringe le famiglie italiane, tutte più o meno proprietarie della casa d’abitazione, a indebitarsi a vita, e nell’insieme distruggerà l’Italia come la conosciamo, come si è costruita nei secoli, aggravando l’abbandono dei vecchi centri – l’Italia è il Paese in Europa, e forse al mondo, che tiene in vita più case vecchie, centenarie (i cosiddetti “borghi”, che si vantano presso l’Unesco). Ma questo non è un tema. Se non perché il governo italiano di destra ha votato contro, contro l’Europa green. È tutta stupidità?
 
Mezza pagina sul “Corriere della sera” per dire che il governo conservatore inglese di Sunak è alla frutta perché il miliardario premier si è presentato a un’intervista con ai piedi “le amatissime Samba”. Le Samba, di Adidas, sono “le scarpe del momento” – “sono state chiamate «le sneaker definitive del nostro tempo», le portano Kate Mosse, Rihanna, sono «le scarpe ufficiali della stagione”. Ma, dopo che le indossate il premier, le vendite sono crollate. Gli inglesi sono deficienti, o che – povera politica estera?
 
Si gioca Real Madrid-Manchester City per la Champions, e l’allenatore degli inglesi, lo spagnolo Guardiola, avverte: “Affrontare il Real Madrid è sempre difficile. Parliamo di un club eccezionale che può controllare molte cose in questa competizione”. È vero, non può perdere, anche quando non gioca.
 
L’Inter fa tre punti all’ultimo secondo. La Juventus ne perde due all’ultimo secondo. I commenti? Un grande club, irraggiungibile – anche se è stato eliminato presto dalla Champions. L’altro un club alla rovina. Poi si dice che il giornale è inutile – il tifo ognun se lo fa da sé.
 
Juventus-Fiorentina finisce 1-0 per i torinesi, si apre “La Domenica Sportiva” subito dopo, si annuncia con enfasi Grande Ospite Cassano, ma non era semi-analfabeta?, il quale apre un fuoco interminabile di epiteti ingiuriosi contro il club vincitore: “Non sa, non fa, non esiste…”. Gli fa da spalla Adani, altro calciatore di poco conto che ora è maestro di calcio. E Panatta, più vanitoso di quando non si tagliava i capelli, a Cassano liscia il sedere per farselo leccare a sua volta. A suo modo uno spettacolo. Ma da vomito, su Rai 1?
Panatta con Cassano, come sono finiti in basso i Parioli!
 

La prima volta di tutte

Nel repertorio della sua vita personale, di isolamento, amori, abbandoni, gioie e fatiche di vivere, attraverso cui sa far rivivere gli anni, le epoche, questo tardo progetto narrativo, Ernaux racconta in avvio, per molti anni annotato ma non scritto, la riporta ai 18 anni, all’estate del 1958. C’è la guerra d’Algeria, De Gaulle torna al potere, Pelé è campione del mondo, Charly Gaul del Tour, Dalida canta “Mon Histoire c’est l’histoire d’un amour”. La neo maestra ha un incarico di istitutrice in una colonia estiva, tre mesi di bambini e di sole, e fatalmente l’amore. Fisico, la prima esperienza. Cui è pronta e non. Da liceale singolare a Rouen, isolata, o forse no, ma così si ritiene, non per essere troppo brava ma per sentirsi emarginata, socialmente.
Un racconto di bulimia e di sesso, due eccessi sfrontati, del corpo. Di una pausa nella vita, dei mesi da diciottenne di bulimia e menorragia, “due limiti temporali legati al cibo e al sangue, i limiti del corpo”. Anche uno scherzo – un esercizio mentale, di testa: rovesciare la ginnastica dell’“innamoramento”, dell’accensione emotiva-sensuale, non più di lui verso lei, l’ammaliatrice, ma di lei verso lui, il don Giovanni tirannico, freddo, assente. Di fatto un racconto storico, di una vergogna.
Di “una vergogna storica, di prima dello slogan «il mio corpo è mio» di dieci anni più tardi”. Di una verginità offesa, da se prima che dagli altri. La vera storia di Annie D.(uchesne), non ancora Ernaux: “Non costruisco un personaggio di romanzo, decostruisco la ragazza che sono stata”.
Il racconto di una vergogna senza censure. La dipendenza da un ventenne o poco più, “bello come Marlon Brando”, che alla colonia fa da capo, e la prima o la seconda notte ne manipola e si fa manipolare il corpo, ogni pratica sessuale eccetto lo sverginamento, non riuscito, senza mai neppure parlarle, e poi la eviterà e anzi la farà considerare da tutti una puttanella, ma lei sempre adora e spia (la verginità perderà qualche anno, racconta, con uno di cui porterà il nome Ernaux). Di una ragazza che è come Brigitte Bardot in “la ragazza del peccato”, 1958, steso anno fatidico. La memoria di una ragazza che solo due o tre anni dopo leggerà De Beauvoir, e capirà.
Un racconto rinviato, ma il solo di cui la scrittrice abbia desiderio, bisogno, in tarda età, “non luminoso, né nuovo, ancora meno felice, ma vitale, capace di farmi vivere al di là del tempo”. Dopo aver provato a “dimenticarla, quella ragazza: dimenticarla veramente, cioè non avere più voglia di scrivere di lei”. Finché il ricordo non si rivela risolutore: “Che sia sola a ricordare, come credo, m’incanta. Come di un potere sovrano. Una superiorità definitiva su di loro, gli altri dell’estate 58, che mi è
stata tramandata dalla vergogna dei desideri, dei miei sogni insensati per le strade di Rouen, del sangue seccato a diciotto anni come quello di una vecchia”. E ancora: “La grande memoria della vergogna, più minuziosa, più intrattabile di qualsiasi altra. Questa memoria che è insomma il dono speciale della vergogna”.
Meno filante dei precedenti, a tratti faticoso – per ripetizioni, o figure e aneddoti freddi. Come costruito, cioè lasciando vedere l’ordito, non ha l’abbrivio naturale, spontaneo delle altre narrazioni. Un tentativo di spiegare se a se stessa. Evocando un recente incontro letterario a Londra, annota che nell’intervallo dei colloqui “tutti i partecipanti si sono fiondati nei musei” e lei no. E si fa questa mora le: “Io non sono culturale, non c’è che una cosa che conta per me, afferrare la vita, il tempo, capire e godere”. E commenta: “È la più grande verità di questo racconto?”
L’ultima opera, 2016, prossima agli ottant’anni, prima dei grandi premi che l’hanno consacrata internazionalmente. Premio Yourcenar curiosamente prima del Nobel, per una scrittura tematicamente all’opposto di Yourcenar, un viaggio attorno a se stessa, contro il silenzio assoluto attorno a se stessa in cui Yourcenar si era blindata. Trasfigurato nel contesto, nella storia di tutti: una storia di storie, l’epoca vissuta nell’esperienza personale.
Annie Ernaux, Memoria di ragazza, L’Orma, pp. 160 € 18