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spock
“Di tutte le
passioni (per il potere, la gloria, le droghe, le donne) quella per la donna è
tuttavia la meno forte”, Nina Berberova?
Era la
passione già spenta nel 1939?
O lo è solo
dei romanzi dell’Ottocento – un topos?
“La prima penetrazione
è sempre uno stupro”, Simone de Beauvoir?
Senza la
maternità, e la grazia, alle donne che rimane?
Le quote rosa,
il posto assicurato e la carriera, i danni per molestie?
Che rimane di
differente, di buono?
spock@antiit.eu
Le lettere di Calvino alla fidanzata, Esther Judith Singer, “Chichita”,
che lavorava e viveva a Parigi – con una sola lettera di lei, in castigliano
(lui scriveva in italiano). Una raccolta che vuole essere un ricordo grato della
figlia Giovanna che la cura, ma è di grande lettura, anche per i non
calviniani.
Un testo inedito è perfino paradossale, che la curatrice acclude alla
raccolta, a mo’ di notizia biografica - genere da cui Calvino rifuggiva: è la constatazione
stupita, sotto il titolo “Sulla natura degli angeli”, di dovere l’entratura a
Einaudi, tratto dalla vita squallida di provincia, e con amichevoli, incoraggianti,
apprezzamenti, a un filibustiere siciliano, G.N., un chiacchierone, che poi ha
ritrovato cancelliere di pretura, lui in provincia, che era riuscito a introdursi
nella casa editrice, mesmerizzando lo stesso Giulio Einaudi, e a cooptarvi il
giovane, sconosciuto, incerto, Italo. E la spinta alla Resistenza, la sua esperienza
maggiore di vita ai vent’anni, tratto dall’indecisione, a due gaglioffi che
letteralmente lo portano via di peso, pluricondannati comuni, ex carcerati,
tatuati, sporchi, con i quali ha anche condiviso l’inverno difficile in
montagna – “se in seguito avversai sempre gli ideologi dottrinari, fu perché
ero fiero di affondare le mie radici nella pratica più fangosa e odorante d’aglio…”.
C’è l’idea e il progetto delle “Cosmicomiche”, in breve, in chiare righe.
Lucio Mastronardi ammattito – un epilogo di molti anni e molti eventi. I
week-end a San Remo prevalentemente, quindi dalla madre. I viaggi a Roma, dove
ha ancor a casa, in via Clementina, 2. La scoperta del mondo arabo a Tripoli, “città
senza donne”. Il premio Formentor 1962, faticoso e noioso – come sempre lo sono
per Calvino i dibattiti letterari, per premi, riviste, progetti, piani
editoriali: “È stato premiato il manoscritto peggiore di tutti sostenuto da
Moravia (l’autrice è una bellissima giovane)” - è Dacia Maraini, “L’età del
malessere”. I tanti libri e manoscritti da leggere, dodici ore di letture editoriali
al giorno. Il giovanissimo Enzensberger, “una delle persone più intelligenti di
quel paese”, la Germania. Vittorini. Leonetti. Bollati. Un racconto non
scritto, “Un pub a Chelsea”. Pavese tra le righe, che molto lo occupa – anche perché
ne cura le poesie. La scoperta di Fenoglio in treno – e la non scoperta di
Primo Levi, “un outsider”, “un chimico”. L’Emilia ipercapitalista e comunista.
Con pagine da antologia, oltre al saggio sui suoi “angeli”. Il personale medico
in clinica, e il medico-medico – da manuale di deontologia. Lo stesso mondo
arabo, visto in tralice a Tripoli, ma ben in profondità – senza opportunismi, e
neanche preclusioni. E in mezza paginetta cosa c’è, ci dovrebbe essere, in un rapporto
affettivo: “Una profonda comprensione reciproca (spero), una comunicazione che
(per me almeno) è molto rara, una (rarissimo fatto in un rapporto amoroso) vera
amicizia”.
Il volumetto è corredato di riproduzioni degli autografi delle lettere di
Calvino, e di foto dei due fidanzati all’epoca, in coppia o in circostanze
separata. Una riproduce il telegramma del matrimonio alla madre a San Remo:
Chichita lo comunica a nozze avvenute, da Cuba. Calvino è fotografato anche nel
suo incongruo viaggio a Tripoli, invitato per tenervi conferenze - un città già desertificata.
Italo Calvino, Lettere a Chichita,
1952-1963, Oscar, pp. 177 € 14
letterautore
Avanguardie - Si parla del
secondo Novecento dando grande spazio e credito alle avanguardie. Che non ci
sono state. Non in Italia. Giusto in Germania, ma poi il Gruppo 47 non era di
avanguardia, benché si riunisse attorno a Uwe Jonhson, forte della poesia di
Paul Celan – i suoi aderenti poi famoso sono mainstream: Grass, Bachmann,
Enzensberger, H. Böll. O in Francia, dove però il nouveau roman non è
celebrato e nemmeno anzi ricordato. In Italia invece si parla molto del Gruppo
63, che non è mai esistito – cos’ha fatto? Un gruppo di intellettuali, prima
che poeti o scrittori, che si sono aiutati a prendere posto alla Rai, nei giornali,
nelle case editrici. Senza alcuna novità letteraria, teorica o pratica, tanto
meno cambiamento – eccetto Antonio Porta, che nessuno legge, e Sanguineti.
Cosmicomiche – Calvino ne annuncia
la nascita in una lettera all’allora fidanzata “Chichita”, Esther Judith Singer,
l’11 novembre 1963: “Quel racconto che mi porto in testa da moltissimi anni” è
stato abbozzato “il giorno del mio 40° compleanno a casa tua”, quindi un mese
prima, il 15 ottobre. Per farsi venire la “dimensione cosmica” ha poi sfogliato
“un libretto di divulgazione astronomica” e letto “le voci Cosmogony e Cosmology dell’Enciclopedia
Britannica”. E poco ala volta, “mesa da parte l’idea di quel racconto”,
l’impianto originario, ha elaborato “un altro progetto: una serie di storie cosmicosmiche,
un nuovo genere letterario”. In realtà vecchio: “«cosmicosmic» in inglese,
«série cosmicosmique» in francese, che sta tra le comics di Popeye,
Beckett, la science-fiction, Landolfi, Jules Verne, Borges e Lewis
Carroll”.
Donna russa - “La dona russa
è moderna”, quindi pregiata. Nina Berberova se lo fa dire, nel racconto “La
sovrana”, 1932, da un suo personaggio incidentale, Harry Thorn, un americano
che conquista a Parigi e si porta in America la madre di due ragazzi russi:
“Aveva una faccia di gomma con due labbra di gomma, stava sempre zitto, capiva
tutto, era generoso e voleva sposare una russa perché amava le cose moderne, e
la donna russa è moderna”.
Einaudi - La casa editrice Calvino
così sintetizza, nel periodo aureo 1945-1950, in un lettera a “Chichita”, la futura
moglie: divisa “tra il mitico Pavese e il vitalistico Vittorini”.
Fellini – Era un opportunista
(prevaricatore, manipolator e, imbroglione)? Tullio Pinelli, il suo
sceneggiatore “storico”, a partire da “Lo sceicco bianco”, a un certo punto,
malgrado i tanti successi in comune, interruppe i rapporti. “Ci fu la vendita
dei diritti di ‘La dolce vita’ agli americani, che volevano farne un musical.
Purtroppo Felini si dimenticò di dirlo ai due coautori: mio padre e Flaiano”,
spiega i1 figlio Carlo Alberto Pinelli a Gnoli che gli chiede il perché:
“Flaiano s’incazzò terribilmente e fece causa a Fellini…. Mio padre tutto
sommato si mostrò più tollerante”. Ma interruppe la collaborazione. E non finì
lì: “Restò veramente male quando Fellini gli fregò l’idea di un film su
Casanova”.
“Per anni si sono ignorati”, continua Pinelli jr. Finché un giorno
Fellini “suonò alla porta di casa. Tullino caro, gli piaceva usare i
vezzeggiativi, solo tu mi puoi aiutare. Aveva un piccolo copione di ‘Ginger e
Fred’ e lo implorò di rimetterci le mani”.
Lanthimos – “Eccessivamente
prolisso” Roberto Escobar dice il regista greco, autore ora di “Kinds of
Kindness”: tre ore senza costrutto, dopo l’applaudito e premiato “Povere
creature!”, di amori meccanici a libido libera, confluiti poi nella
prostituzione - la via che induce all’umanità e al socialismo, tra persone meccaniche,
trapiantate, transgender. Prolisso è già eccessivo: quindi doppiamente
eccessivo? Ma è la cifra che il regista greco vuole per sé, stupire. Anche col vomito
- il vomito opera d’arte, non è male.
Letteratura – “In tanti casi
si ritiene più interessante il racconto di quello che uno ha scritto, rispetto
al libro stesso”, al modo come è scritto, spiega Antonio Franchini a Cazzullo e
Scorranese sul “Corriere della sera”. Chiedendo retoricamente: “Se dovessimo nominare
uno o due libri che hanno resistito agli ultimi dieci anni trascorsi, sarebbe
facile per voi?”. Ma poi porta, come titolo durevole, “Canale Mussolini”, di
Andrea Pennacchi. Perché c’è implicato, sia pure per il solo nome, Mussolini?
Primo Levi - Ancora nel 1963 era per
Calvino “un outsider – fa il chimico in un’industria di Torino”, e “ha scritto un
bel libro sul suo ritorno da Auschwitz”. Niente di più- “Lettere a Chichita”, 2
luglio 1963.
Libia – “Cara
Chichita, un paese in cui non si vedono donne prende subito un’aria sinistra”,
sbotta Calvino subito dopo essere sbarcato a Tripoli, invitato per alcune
conferenze, il suo primo incontro col mondo arabo, scrivendo alla fidanzata il 14
marzo 1963. Dopo qualche giorno, girando per il suk, un po’ si è assuefatto, e
trova e che “molta gente ha la stessa faccia, non dico degli italiani meridionali, ma dei liguri: la koiné mediterranea è un po’ tutta lo stesso
minestrone”.
Nouvelle vague - Dopo aver
visto “Jules e Kim” Calvino scrive alla fidanzata “Chichita” il 6 ottobre 1962:
“Ero piuttosto prevenuto, invece il film mi è piaciuto. C’è dentro una pulizia
morale, una chiarezza, una serietà (Truffaut non è Godard, insomma io odio
Godard), oltre alla grande vitalità e piacere di vita”.
Calvino non amava la nouvelle vague, e per questo sospettava di
Truffaut. Pur amando Queneau, e altri “esercizi di stile” – più tardi pure
l’Oulipo, la letteratura “potenziale”.
Novecento – “La mia
generazione”, Antonio Franchini, classe 1958, “ha capito tardi che autori come
Rea, Cassola, Bassani, Soldati eran grandi scrittori, perché fino agli anni
Ottanta su di loro era caduta la scure dell’avanguardia”. Non del Pci,
dell’“egemonia”, si dimentica così presto?
Philip Roth – Ispirato da Woody
Allen? È possibile, il Philip Roth del “Lamento di Portnoy”, della filosofia o miseria
dell’onanismo. Mario Andreose lo spiega ripercorrendo la vicenda editoriale di P.
Roth in Italia, sul “Sole 24 Ore Domenica”: “Sia Allen che (Lenny) Bruce sono
stati ritenuti da alcuni critici, e da una sua (di Roth, n.d.r.) attenta
lettrice, come J. C. Oates, fonte di ispirazione dell’opera di Roth, caro ai padri
nobili, più accreditati”. Woody Allen e Lenny Bruce, aggiunge Andreose, “artefici
della stand-up comedy”, erano pubblicati da Umberto Eco, “tra gli estimatori di Philip
Roth, nella collana Bompiani “Amletica leggera”, che lui aveva voluto e
dirigeva. Ma più quel Philip Roth non è frutto dell’epoca, che era l’anno messianico
1969 – solo qualche anno dopo Erica Jong conierà lo zipless fuck, la
scopata per il piacere della scopata, occasionale, senza impegno?
Strega – Il premio ha
stregato due piemontesi doc, cioè riservati, si meraviglia Calvino scrivendo alla
fidanzata il 2 luglio 1963: Pavese nel 1950, “che rifiutava tutti i premi e non
s’era mai lasciato fotografare”, e Natalia Ginzburg, “la più torinese, la più
coerente nella sicurezza di essere diversa dal mondo mondan letterario-
ufficiale di Roma”.
letterautore@antiit.eu
Non voleva che si parlasse di aborto, e
ha invitato il papa. E il papa è venuto - a un G 7 di mangiapreti (tra Canada,
Francia, Germania e Inghilterra non si sa chi è più feroce). Voleva un sostegno
soprattutto finanziario, più che militare, all’Ucraina, in vista di un cessate
il fuoco, o armistizio – la pace sarà impossibile. E l’ha ottenuto. La logistica, complessa per un piccolo centro, ha fatto gestire da una donna, Belloni - per di più Pd, o 5 Stelle. Soprattutto,
è riuscita a far varare alla Ue, nelle maglie del G 7, un piano per l’Africa,
da 250 miliardi. E col presidente americano Biden ha avuto un colloquio di
cinquanta minuti – un colloquio senza interpreti, quindi molto di più di un
normale (formale) colloquio diplomatico: sbobinato è un testo di 40 pagine A
4, da 30 righe di 60 battute.
Se è vero, se il piano europeo per l’Africa
c’è, ed è stato varato o lo sarà a breve, con la commissione von der Leyen, è un
esito inimmaginabile - anche solo 25 miliardi sarebbero una grande novità. Sono trent’anni che a Bruxelles non vogliono sentirne, di
Mediterraneo e Africa, specie negli anni di Merkel. E quaranta da quando i tentativi italiani di abbozzare
una politica mediterranea della Ue, coi governi Colombo e Craxi, incontrarono
il silenzio di tutti – per prima della Francia di Mitterand, che pure si pensava
avesse interessi in Africa e nel Mediterraneo, ma se li aveva non volle
compartirli con l’Italia o l’Europa (Mitterrand, si può aggiungere per
cognizione diretta, era solo interessato a strappare la Libia di Gheddafi dai
legami con l’Italia, vendendogli i Mirage – il famoso “giro di walzer”). Da
ultimo lo ha sperimentato il ministro Minniti del governo Gentiloni, che tanto
vi si è applicato senza esito - come già da vice-ministro del Prodi bis, nel
2006-2008.
Meloni non ha buona stampa – la “buona
stampa” non sa che dirne e quindi si maschera di antifascismo, che non si
sbaglia mai. Ma i fatti ci sono. E sono grossi. Il piano per l’Africa, con gli
affari che comporta, e una qualche regolamentazione dei flussi migratori,
potrebbe avere anche effetti elettorali – l’accordo con la Tunisia, tanto deriso,
funziona, Lampedusa respira, i naufragi e gli sbarchi si sono dimezzati (e sono
siriani e bengalesi per lo più, parte di un mercato organizzato e ramificato, anche
in Italia).
Sarà un 14 luglio delle destre in
Francia. Numerose come non mai, sono almeno tre, Rassemblement National ex Le
Pen, Réconquête di Zemmour, e la costola di Réconquête strappata da Marion (Le
Pen) Maréchal, e popolari. In realtà sono molte di più, perché i macroniani e i
neo-gollisti (ora Repubblicani) sono anche loro destre, ma nel cosiddetto “pensiero
unico” non lo sono – sbiancati probabilmente da legami sotterranei.
Il 14 luglio probabilmente l’onda si attenuerà.
È il secondo turno, quello dei ballottaggi, e l’avanzata radicale sarà attenuata
dagli apparentamenti – tutti contro le Le Pen. Ma il probabile “fronte repubblicano”
al secondo turno non può cancellare l’ondata del primo turno, il 30 giugno.
Nel mezzo ci sarà stato anche l’exploit
delle destre in Gran Bretagna. Dove perderanno le elezioni, ma perché c’è troppa
destra, in gara. Cioè divisa, il che nel sistema elettorale uninominale a un
solo turno inevitabilmente favorirà i laburisti, il terzo incomodo. In Gran Bretagna
ci sono i Conservatori, ancora al governo, con un’opposizione anche di destra, il
partito Reform di Farage¨: tre britannici su cinque, e forse due su tre.
Non ci sono solo i lepenisti, la destra
in Francia è ora plurima, tre o quattro partiti si vogliono di destra. E non più
isolata, nelle ridotte del Nord-Est deindustrializzato e sull’asse
Nizza-Marsiglia, della Provenza pauperizzata. E di destra anche Macron – in Italia
viene considerato di sinistra ma è di detra, economica e anche politica. E lo
sono i neo-gollisti, ora Repubblicani.
Non è una novità, la destra è sempre
stata forte in Francia, eccetto che nelle presidenze Mitterrand. Ma il fatto è
mascherato dal fronte “repubblicano”. Da trent’anni, dal 1995, le due presidenze
Chirac, quella di Sarkozy, quella di Hollande e le due di Macron, sono state
ottenute al secondo turno coalizzando tutti i voti, di destra e di sinistra,
contro i Le Pen, Jean Marie Le Pen, o sua figlia Marine. Il cosiddetto Fronte
Repubblicano.
Un Fronte che Macron spera si ripeta
per il Parlamento, che ha voluto rivotato sull’onda dello spostamento a destra
alle Europee, puntando a resuscitare anche per la Camera, almeno ai ballottaggi,
l’unione sacra con il Rassemblement National, come ora si chiama il partito dei
Le Pen.
Marine Le Pen e il suo candidato primo
ministro Bardella hanno giocato d’anticipo, si direbbe al gioco del calcio,
anche in questo, cercando l’alleanza con i Repubblicani, il partito dei neogollisti.
Che su questo si è diviso. Ma la partita rimane aperta.
Non ci sono solo i lepenisti, la destra
in Francia è ora plurima, tre o quattro partiti si vogliono di destra. E non più
isolata, nelle ridotte del Nord-Est deindustrializzato e sull’asse
Nizza-Marsiglia, della Provenza pauperizzata. E di destra anche Marcon – in Italia
viene considerato di sinistra ma è di destra, economica e anche politica. E lo
sono i neo-gollisti, ora Repubblicani.
Non è una novità, la destra è sempre
stata forte in Francia, eccetto che nelle presidenze Mitterrand. Ma il fatto è
mascherato dal fronte “repubblicano”. Da trent’anni, dal 1995, le due presidenze
Chirac, quella di Sarkozy, quella di Hollande e le due di Macron, sono state
ottenute al secondo turno coalizzando tutti i voti, di destra e di sinistra,
contro i Le Pen, Jean Marie Le Pen, o sua figlia Marine. Il cosiddetto Fronte
Repubblicano.
Un Fronte che Macron spera si ripeta
per il Parlamento, che ha voluto rivotato sull’onda dello spostamento a destra
alle Europee, puntando a resuscitare anche per la Camera, almeno ai ballottaggi,
l’unione sacra contro il Rassemblement National, come ora si chiama il partito dei
Le Pen. Un problema potrebbe nascere sul fronte antisemitismo, la guerra di Netanyahu avendo spostato il Fronte Popolare sulla intransigenza contro Israele.
Marine Le Pen e il suo candidato primo
ministro Bardella hanno giocato d’anticipo, si direbbe al gioco del calcio,
anche in questo, cercando l’alleanza con i Repubblicani, il partito dei neogollisti.
Che su questo si è diviso. Ma la partita rimane aperta.
Un aneddoto semplice per una situazione complessa. Una donna caduta nell’inerzia,
e per questo abbandonata dal coniuge, viene confrontata con durezza dalla psicologa
della Asl, cui si è rivolta per aiuto. È una psicoterapeuta
cognitivo-comportamentale, e quindi vuole che lei faccia ogni settimana una
cosa – “per dieci minuti” – che non ha e non avrebbe mai fatto. Insomma, vuole scuoterla.
Anche a costo di indurla a trasgressioni.
È un un aneddoto da commedia – le trasgressioni cui la donna si lascia
andare lo sono, perfino pecorecce. Ma Tognazzi si attiene al racconto di Chiara
Gamberale dall’omonimo titolo. Di una lunga sofferenza, senza una causa precisa
da rimuovere, e senza appigli a cui agganciarsi – eccetto una sorella-non sorella
(avuta dal padre, tanto sollecito, di nascosto dalla madre).
La resa però è diversa. Alla lettura coinvolge. Anche perché è (o si
legge come) testimonianza forse di un’esperienza personale, del matrimonio della
stessa scrittrice con Emanuele Trevi. Mentre nel film è solo lenta, e anche slegata,
al montaggio. Coinvolge anche il film, ma come un’occasione sprecata.
Maria Sole Tognazzi, Dieci minuti, Sky Cinema
zeulig
Destra-sinistra – Come classificare Grillo? Il fanientismo con
fanculismo. Si direbbe di destra – è “verde”, ma lo è stata per prima la destra
un secolo fa, i Wandervogel (anche Hitler era “verde” – e astemio, non fumava,
etc.). E invece è di sinistra – va a sinistra.
Geografia – È la scienza del viaggio, onirica, fantastica,
reale. La scienza e il quadro del bisogno umano di viaggi, spostamenti,
incontri, sia pure nel pensiero.
Intellettuale – La sua prima formulazione è il “furiosus” di
Giordano Bruno? Del dialogo “Degli eroici furori”: uno che non vive “nella
temperanza della mediocrità, ma nell’eccesso delle contrarietadi”. O è
Montaigne, di Bruno peraltro contemporaneo? Si spiegherebbe che sia una figura
tramontata, in epoca radicalmente non incline alle “contarietadi” – niente più
controversisti. Diciamo a partire da Bruno e Montaigne – più propriamente da
Montesquieu, un secolo e qualche decennio dopo.
Kant e l’Ia - Kant è - è stato in un primo momento –
il pensatore dell’Intelligenza Artificiale, nella forma del pio architetto
dell’universo. È argomentazione plausibile di Ferraris, “KantGTP”, se
“conoscere l’io è conoscere il mondo, e viceversa”: “Kant si è proposto di
descrivere il mondo, ma ha descritto la mente che lo conosce”. Peggio: “All’inizio
dell’impresa critica pensava di descrivere un’intelligenza umana ma ha immaginato
una mente artificiale” – “la Critica della ragion pura assomiglia molto più
a ChatGPT o a qualunque altra intelligenza artificiale generativa che non all’intelligenza
umana”.
Alla prima “narrazione di Kant manca la carne”, continua
Ferraris, la fisicità. “Abbiamo a che fare con un apparecchio molto complesso”
ma “meccanico”: “Un io inteso come principio di coordinazione di tutte le
esperienze, due forme pure della sensibilità, cioè lo spazio e il tempo, e dodici
categorie”. Poi si è ricreduto, sette anni dopo, con la Critica della ragione
pratica, 1788, e subito dopo con la Critica del giudizio – che ha presentato
come un completamento ma sono “una riforma (nel 1788), e addirittura una
rivoluzione (nel 1790)”.
Moderno – “Il” Moderno è Giordano Bruno, “De l’infinito,
universo e mondi”: “La terra, dunque, non è assolutamente al centro
dell’universo”?
Il mondo infinito non ha un centro: “Così non è
più centro la terra che qualsiasi altro corpo mondano, e non son più certi determinati
poli alla terra che la terra sia un certo e determinato polo o qualche altro
punto dell’etere o «spacio» mondano; e similmente a tutti gli altri corpi; li
quali medesimi, per diversi riguardi, tutti sono centri e punti di
circonferenza, e poli e zenithi ed altre differenze”.
Monoteismo – “È chiaro che il monoteismo è nato da persone
che passavano giorni e mesi camminando nel deserto”, Italo Calvino, “Una lettera
dal Sahara”: “La sensazione che dà il desero è quello della sua infinita unità
e nello stesso tempo non si dimentica mai che è formato da minutissimi granellini”.
Realtà – È “figura retorica” per Borges, poeta,
narratore e sognatore. Ma si potrebbe dire il rovesciamento della poesia, e dei
sogni – della fantasia. Se non che la fantasia è parte della realtà, pesante e
non lieve.
Storia – Non può
tornare indietro, si dice, quel che è stato è stato. Ma? Un Levasseur de la
Sarthe ha fatto scrivere sulla sua tomba, in qualche posto in Francia, “ex
convenzionale”. È morto vecchio, ha avuto tempo per ricredersi. Ma è come dire
ex boia, una cosa che in parte dipende dalla funzione in parte dall’animo. Si
può dire ex anarchico? Si può dire ex oste, o vigile urbano, perché queste sono
condizioni accidentali. Ma ex assassino? Forse di uno che lo è stato una volta,
accidentalmente.
Ma forse siamo tutti
ex: ex bambini, amanti, figli, studenti. Si può pensare la vita una serie di
cicatrici, tutte in varia misura morbose, buone o cattive, utili o ingombranti
- Levasseur era anche Thérése, la donna prolifica di Rousseau.
René Levasseur,
detto Levasseur de la Sarthe per esserne stato eletto alla Convenzione, fu
medico, fece votare l’abolizione della schiavitù, che Napoleone restaurò, votò
la morte del re, e volle il tribunale rivoluzionario, al quale, caso unico,
riuscì a sfuggire. Esiliato in quanto regicida nel 1816, fece in tempo a
scrivere due libri di Mémoires.
“La storia occidentale contemporanea è in larga parte opera di
esiliati, emigrati, rifugiati”, assicura Edward Said, dalle dittature e da se
stessi. Si diventa gelosi di quello che si è, si fa, si pensa, sia pure stupido.
È una vita “contrappuntistica”, dice Said. No, è regolata sul canone della
fuga: non appena s’individua un assetto se ne genera un altro.
Ogni cosa,
anche il passato, è storia a sé. Ma è strano quanto sia ripetitiva - ritornante
più che differente. È solo il peso della memoria, che riconosce – e quindi
riduce, modellizza? Ma anche la volontà e l’immaginazione hanno una loro forza.
La zavorra sempre pesa, e difficilmente è eliminabile. Se non con applicazione,
in modiche quantità.
Uguaglianza – Quella di Bobbio l’ha realizzata Grillo, che è
un comico, all’ombra del “vaffanculo”, si direbbe dell’asocialità, per portare
la plebe al comando, che sarebbe il culmine della socialità: uno vale uno. E
niente vale. Né intelligenza, né fatica o applicazione. Con corredo di rendita
pubblica. Altrimenti come si fa, senza aver alcuna occupazione, professione,
specializzazione, abilità, a governare, giusto il numero?
Viaggiare – Si
potrebbe dire il modo dell’essere – o il nodo: l’essere dell’essere, che si
scioglie nella domanda, se il segreto dell’essere è il modo giusto di porre le
domande (Socrate). Come in Timothy Leary, importante non è arrivare ma
viaggiare, Brian Jones, Janis Joplin, Morrison, Hendrix, tutti quelli che ci
hanno lasciato le penne.
Weg, il sentiero, titolo preferito del Filosofo del
Novecento Heidegger, anche in poesia, non porta però in nessun luogo: dai suoi
viaggi non torna nessuno, non potendosi raccontare. L’essere è indicibile, che
viene dal nulla. Benché sia fantastico, un essere che viene dal nulla, un nulla
in grado di figliare. L’ameba, certo, si moltiplica dividendosi, ma è sempre
uguale. Fantastico è il nulla, come lo zero.
Ma se l’essere si pone come nella caverna
di Platone, buon Weg dovrebbe essere
il cinema, dove l’immagine è iperreale, e preferibilmente polposa e con voglie.
È “l’intenso desiderio di dimenticare se stessi,
la propria condizione materiale, la propria condizione esteriore nel mondo, un
desiderio che spinge l’uomo a cercarsi un involucro diverso, a rompere intorno
a sé la cornice creata da uomini e circostanze, a spezzare le associazioni
sclerotizzate che evocano il suo nome, il suo volto” – Nina Berberova, “La
sovrana”, pp. 19-20.
zeulig@antiit.eu
La Federal Reserve ha deciso di nn
ridurre i tassi per tutto l’anno, considerando l’inflazione ancora viva e
minacciosa. Diversa è l’analisi di “The Atlantic” nel prosieguo della celebrazione
dell’economia americana.
“L’inflazione va vista nell’insieme del
quadro economico. Con l’inflazione alta, tra fine 2021 e 2022, i prezzi
salivano troppo per i redditi dei lavoratori. Nel 2023, tuttavia, l’inflazione
si è indebolita mentre i salari hanno continuato a crescere. I prezzi sono aumentati
di circa il 20 per cento dall’inizio della pandemia a fine 2023, ma il salario
orario mediano è cresciuto del 26 per cento e qualcosa di più”. Mentre “dall’inizio
della pandemia all’autunno del 2033, l’ultimo periodo per il quale abbiamo
buoni dati comparativi, i salari reali in Europa e in Giappone si sono ridotti.
In Germania i lavoratori hanno perduto il 7 per cento del loro potere d’acquisto,
in Italia il 9 per cento”.
È migliorata pure la redistribuzione
del reddito. “Da fine 2019 a fine 2023 il decile meno pagato dei lavoratori ha
visto i salari crescere quattro volte di più dei lavoratori middle-class e
più di dieci volte quelli del decile più ricco”
“I miglioramenti salariali alla base
sono stati così elevati che hanno cancellato un buon terzo dell’ineguaglianza
tra i lavoratori più ricchi e quelli più poveri che si era accumulata nei
precedenti quarant’anni”.
“I salari in America stanno diventando
più equi in rapporto a età, razza, e istruzione”. Il gap salariale tra bianche e neri è
a un punto minimo. Le paghe per i giovani di meno di 25 anni sono cresciute due
volte quelle dei lavoratori di maggiore età.
Cosa fa crescere i salari? Il tasso di
disoccupazione: “È stato al 4 per cento per due anni ormai”. Il periodo più
lungo di “piena occupazione” dagli anni 1960. E “il tasso più basso di tutte le
decadi successive, anni 1970, anni 1980”, etc. – “nel 1984, quando Ronald
Reagan poté dichiarare: «È di nuovo mattina per l’America», la disoccupazione
era sopra il 7 per cento: nel lungo boom degli anni di Clinton, i 1990, era
sopra il 5 per cento”.
(“The Atlantic”)
La storia di un innamoramento. Giovanile. Tra russi a Parigi. Ricchi
oppure poveri.
Una infatuazione. Estenuata, fino alla gelosia, senza avere neppure
incontrato l’oggetto d’amore, se non di sfuggita: un innamoramento come destino
(oggi si direbbe ormonale), a una certa età, compreso l’abominio dei familiari,
come agli adolescenti avviene quando spiccano il volo. Un colpo di fulmine
misterioso, intrigante. Con naturalezza, senza colpi di scena. E anche l’amore che non
è felicità, acquietamento, ma incertezza, tormento.
Una storia scontata? No, è il segreto della storia: farsi leggere, senza
che niente sia “successo”, dalla prima riga all’ultima. Una delle “miniature
narrative” come dice l’editore (Calasso) nella presentazione, della scrittrice,
anche se del mondo frusto dell’emigrazione russa tra le due guerre.
Nina Berberova, La sovrana, Adelphi, pp. 134 € 12
Sul milione e
600 mila italiani all’estero col diritto di voto, è andato a votare il 7,14 per
cento. Diciamo centomila persone. Per le quali erano stati allestiti 2.600 seggi.
Hanno votato
a maggioranza a sinistra. Il 30 per cento per il Pd, uno su tre. Meloni segue
distanziata, uno su cinque. Alla pari quasi, un solo punto e mezzo in più, con
l’Alleanza Verdi Sinistra Italiana.
La sinistra
ha sfiorato il 50 per cento di questi italiani all’estero. Mettendo a sinistra
anche i 5 Stelle va al 55 e oltre.
Il voto degli
italiani all’estero, voluto strenuamente dal vecchio Msi, da Mirko Tremaglia di Bergamo volontario di Salò non pentoto ne ha tradito gli eredi?
Tanto più che ai votanti a sinistra bisogna aggiungere le troppe schede
bianche, 5 mila – su 118 mila voti espressi: cinquemila che si sono scomodati per
dire che la situazione non gli piace.
La presunzione
è che a votare per le Europee siano stati gli italiani all’estero recenti, in
Europa o negli Stati Uniti, la cosiddetta emigrazione intellettuale. Il voto all’estero
si collegherebbe allora a quello degli studenti fuori sede nelle università. Uno
su due dei 19 mila che hanno votato ha scelto i Verdi-Sinistra. La sinistra è
fortissima nel ceto intellettuale-professionale.
“Nei quattro anni dopo il covid “la
perfomance economica dell’America ha stracciato gli altri paesi, ed ha anche
migliorato alcuni dei suoi record. Il tasso di crescita è elevato, il tasso disoccupazione
ai minimi storici, la ricchezza delle famiglie cresce, e i salari aumentano più
dei costi, specialmente per la classe lavoratrice.
“La crescita economica americana è
l’invidia del mondo. Da fine 2019 a fine 2013 il pil è cresciuto dell’8,2 per
cento – quasi due volte più veloce del Canada, tre volte quello dell’Unione Europea, e più di otto volte quello del Regno Unito”. Mentre nell’ultimo anno
alcune delle più grandi economie mondiali, comprese quelle del Giappone e della
Germania, sono andate in recessione, con licenziamenti in masse e proteste in piazza.
(“The Atlantic”)
Aperto
da una gag micidiale, un doppio sambio di coppie, con beffa, e a seguire dall’innamoramento
di Dracula per la bella trucida, dal collo e l’Rh eccezionali, si perde poi nel
fantasy, tra “poteri” che appaiono e scompaiono, lupi mannari, cambiamenti di
testa\sesso, un dr. Fankenstein, e altre scene di poco senso e tempi sbagliati.
Peccato, perché gli attori ce la mettono tutta – loro sembrano essersi
divertiti a girare. Ilaria Spada sopra tutti, la palazzinara de noantri, Massimo
Ghini e Paola Minaccioni maghi, e anche i comprimari, Mattioli, Paolo Calabresi,
il minorato che si trasforma in Isadora Duncan, Ricky Memphis, Greg (il dr.
Frankenstein) e la sempre sorprendente Sara Ciocca.
Sull’onda del successo tre anni fa di “Una famiglia mostruosa”, una
sceneggiatura e un montaggio affrettati?
Volfango De Biasi, Un matrimonio mostruoso, Sky Cinema
Gli Stati Uniti non riconoscono la
Corte Penale Internazionale dell’Aja. Ma hanno impedito, col gioco delle
influenze, una condanna per Guantànamo, e per le torture in Iraq, a Abu Graib.
Dopo avere promosso e sostenuto, presso
la stessa Corte, la condanna dei capi serbi dopo la guerra alla Serbia nel
1999, e di Putin dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Gli Stati Uniti hanno anche provato a
bloccare la decisione della Corte nella guerra arabo-israeliana in corso, di
condanna del primo ministro Netanyahu e del ministro israeliano della Difesa
Gallant, insieme con i capi di Hamas, Sinwar, Deif e Haniyeh. La Corte non avendo
ottemperato, una legge è stata promossa, già approvata alla Camera e ora al
Senato, che revoca ai giudici dell’Aja, e ai loro consulenti giuridici, i visti
permanenti d’ingresso, e impone loro sanzioni finanziarie sui beni raggiungibili.
Il costo del
Superbonus, il piano per i ricchi, è una parte. Enorme, 220 miliardi, ma non è
tutto. È cresciuto a 160,5 miliardi il conto dei Superbonus, Ecobonus e
Sismabonus, e a 59 miliardi quello degli altri bonus (ristrutturazione,
facciate, ecobonus, sismabonus). Totale, poco meno di 220 miliardi. Un regalo
per i poveri? No, per i ricchi. Sembra inverosimile e invece è avvenuto – è
anche difeso.
Il reddito di cittadinanza ha comportato
l’esborso in quattro anni e mezzo di 37 miliardi. Senza alcun avviamento, in pratica,
al mercato del lavoro, se non per numeri trascurabili, decine o centinaia.
L’età del mercato
è quello dello Stato pagatore, da defraudare?
In Italia lo è. Non da ora. Lo è stato con i governi di sinistra-destra,
lo è con questo di destra.
La spesa
assistenziale a carico della fiscalità generale (pensioni sociali, etc.), che
era di 73 miliardi quindici anni prima, nel 2023 è stata di 160 miliardi. Più
che raddoppiata. Per stroncare o ridurre la povertà? No: l’Istat, che nel 2008 contava
2,1 milioni di poveri assoluti e 6,5 di poveri relativi, nel 2022 ne ha contati
molti di più, più del doppio di poveri assoluti, 5,6 milioni, e 8,7 milioni di
poveri relativi.
Il “sistema”
è sicuramente infetto – il dato Istat non è contestabile, non ci sono strumenti,
ma implausibile. L’Italia ha in Europa il tasso più alto di evasione e elusione
fiscale e contributiva. E ha i tassi di occupazione più bassi – di chi, cioè,
vuole lavorare. Con una domanda che ogni anno o due si raddoppia di lavoro immigrato.
Per attività non redditizie? Soprattutto a confronto con i benefici ottenuti dallo
Stato. Molte pensioni contributive sono già inferiori ai benefici sociali,
vitalizi, no tax, integrazioni, una tantum, etc., di chi non ha mai lavorato –
cioè non ha mai pagato contributi.
Spettacolare indigenza di questa serie Bbc – che Rai 2
programmò, brevemente, nel 2012, riproposta in matatona da Sky. Coloratissima, siamo ai Caraibi, a una
Sainte-Lucie o Sainte-Marie. E sciocca, nelle caratterizzazioni e nei plot.
Prodotta da Bbc 1, quindi a ragion veduta, studiata, programma, prime time,
per un pubblico vasto. Per un pubblico che invece era abituato – e ci aveva
abituato - a supersceneggiati. E meglio ancora delle serie mistery,
i “Poirot” immortali, i “Barnard”, i “Morse”, i tanti “Sherlock Holmes”, accurati,
raffinati. L’Inghilterra è cambiata cosi tanto, in questi anni Duemila?
Bbc, Delitti in
Paradiso, Sky Investigation
Sono nati
prima i sovranisti o prima l’Europa? Prima l’Europa, ovvio, i sovranisti sono
una creazione dell’Europa.
Siamo andati
in pochi a votare per il Parlamento europeo, e senza le concomitanti comunali saremmo
stati molti di meno. Perché, per cattiveria, per fascismo - che c’entra il fascismo? Hanno vinto le destre, quella dei Conservatori (Meloni), pro-Ucraina, in Italia e Polonia, quella di Identità e Democrazia, nazionalista, pro-Russia, in Francia e Germania. Per cattiveria?
L’Europa è
molte cose. È un sogno, una stagione politica anche, creativa, e qualcosa di
solido, anche molto solido. L’euro. La libera circolazione. Ma è un “luogo”
remoto e poco benevolo. Non con i deboli. In chiaro: è una succursale della Francia
e della Germania.
Si può consentire,
una guida ci vuole, e tanto più autorevole tanto meglio. Ma di autorevolezza l’Europa
da troppo tempo non ha niente: fa e copre affarucci.
Per invogliare
al voto si è detto in campagna elettorale, da destra e da sinistra, che l’Europa
è generosa con l’Italia. Come se l’Italia non fosse contribuente netto del bilancio
europeo, dà cioè più di quanto riceve.
Il verticismo
europeo non è invenzione sovranista – è denuncia per prima dei federalisti della
prima ora, di Altiero Spinelli. E il sospetto di corruzione.
La prima
decisione Ue dopo il voto sarà sulla fusione tra Ita e Lufthansa, l’unico modo per
salvare quanto resta dell’Alitalia. Che la commissaria alla Concorrenza Vestager
non vuole, per nessun motivo. Cioè, il motivo c’è, ma non si dice – sull’Europa
grava molta ipocrisia: la fusione non la vuole Air France-Klm, che si definisce
“il maggiore gruppo europeo”.
Vestager ha
indotto dieci anni una crisi bancaria italiana (fatto gravissimo!) e impoverito
qualche milione di italiani, impedendo l’utilizzo del Fondo di tutela dei
depositi, fondo privato, tra le banche, la concorrenza non c’entra. Fu sconfessata
dai tribunali europei di ogni ordine, ma non ha pagato. È stata invece confermata
nel 2019 per un secondo mandato quinquennale. Stupida non è.
Hanno votato
in molti (insomma, rispetto al numero complessivo di votanti) nel partito
Democratico, che rimonta ben cinque posizioni rispetto al 2019. Ma non hanno votato
Schlein.
La segretaria
del partito, benché candidata in due circoscrizioni, Centro e Isole, racimola
non più di 250 mila preferenze. Facendosi doppiare da Decaro, un sindaco, e
quasi doppiare da Bonaccini, il suo ex rivale per le segreterria Pd. Alla pari
di Zan e di Gori, suppergiù – chi sono costoro?
Curioso il
sopravanzamento di Schlein da parte di due altri candidati, due donne, senza
organizzazione di partito dietro: Annunziata e Cecilia Strada.
Viene il papa in Campidoglio, e il
sindaco Gualtieri si celebra. La vista è appagante – è il Foro Romano. Ma fuori
non si vede e non si sente che sporcizia e disordine. Il sindaco non esce mai
dal Campidoglio?
Spazi chiusi da cantieri dove nessuno lavora,
da mesi.
Bocchi di traffico per cantieri dove
nessun vigile dà una mano, o anche solo un’occhiata.
Capita (occorre) di passare per quartieri
sommersi dalla sporcizia, e dai cattivi odori, Testaccio, Ostiense\Libetta, i
quartieri della movida giovanile. Si sa che se la spazzatura non viene
spazzata si moltiplica.
Non c’è probabilmente stazione della
metropolitana che non abbia impedimenti: ascensori bloccati, scale rotte, mobili
e non, perdite d’acqua. Non da giorni, non da settimane, non da mesi.
La città ha fatto un record negativo di
voto alle Europee. L’anagrafe non ha mandato le tessere elettorali ai nuovi votanti,
diciotto-ventenni. Il giorno della visita del papa è anche quello del marasma informatico vergognoso sui conteggi elettorali, per imperizia - con un centinaio di sezioni in tribunale...
È come se la giunta Pd vivesse contenta
di appalti. E di assenteismo.
Il Pd romano ha brutta fama, che cacciò
dal notato il sindaco Marino quando provò a moralizzarlo. Ma senza limiti?
Un film sensuale. Di cibo per chi ama la cucina: grandi pesci, galline, filetti, vegetali rigogliosi
dalla terra alla tavola, e preparazioni interminabili, salse, brodi, ristretti.
Con due nudi altrettanto golosi della sessantenne Binoche – il lato B. Trân Anh Hùng, anche lui sessantenne, si concede un festino.
Siamo in Francia a fine Ottocento. Un
famoso gastronomo ha una cuoca eccezionale e fedele. Col tempo il legame
professionale si è fatto anche sentimentale. E quando Eugénie è indisposta sarà
il gastronomo a cucinare per luim, un consommé ristrettissimo. Che
richiede una lunga elaborazione.
Trân Anh Hùng è un regista di atmosfere e
suggestioni, per questo in passato molto premiato, a Venezia e a Cannes, ma due
ore e un quarto trta cucina e tavola sono troppe. Una “eternità”, per riprendere
il titolo del suo penultimo film - il primo in francese, dopo 40 anni di
attività, in Francia.
Trân Anh Hùng, Il gusto delle cose
Siamo andati a votare il
Parlamento europeo sapendo che il voto non conta. Il Parlamento si governa con
una maggioranza di “Grande Coalizione”, di Popolari e Socialisti” con un’appendice,
non qualificante, giusto per fare i numeri, di Liberali, o Verdi - o, nella
legislatura terminata, 5 Stelle. Le destre sono fuori gioco, e in Italia questo
conta – l’affluenza supera il 40 per cento solo perché si vota in moltissimi
comuni, in una dozzina di città e alla Regione Piemonte.
La fusione Ita-Lufthansa
fa bene ai consumatori, spiega non richiesto il direttore della Iata,
l’associazione delle linee aeree, ex amministratore delegato di Iag, il
raggruppamento di British Airways, Iberia, Aer Lingus e Vueling, tutte a suo
tempo fallite e con la fusione prosperose. Dunque non è vero ciò che obietta
Bruxelles, che non vuole Ita-Lufthansa. Perché? Perché la commissaria europea
alla Concorrenza Vestager, che perderà il posto lunedì, ne ha già uno promesso
in Air France-Klm, “il più grande gruppo aereo europeo”?
Nelle quattro ore su Rai
1 della festa per l’opera italiana all’Arena di Verona s’inquadra spesso il
presidente Mattarella. Solo con la figlia. Qualche volta l’obiettivo si allarga
su Larussa, presidente leghista del Senato, da un lato. Un paio di volte fino a
Fontana, veronese, altro leghista, presidente della Camera. Alla sinistra di
Larussa c’è Meloni, che non è mai inquadrata - solo, fuggevolmente, quando Muti invita alla concordia. Non si sa se apprezzare l’equanimità
l’eunimità Rai, essendo Meloni
in campagna elettorale. O vedervi la Rai democristiana di sempre, che taglia i
possibili competitor.
Dunque, Fabrizio
Piscitelli, detto “Diabolik” o “Diablo”, pregiudicato romano capo degli
“ultras” Lazio e del traffico di droga, era intercettato nel 2018. Senza esito,
se era rimasto a piede libero e a Ferragosto dell’anno dopo assassinato mentre
sedeva su una panchina nel parco. Dopo sei anni una conversazione spunta dalla
massa delle intercettazioni, in cui l’addetto stampa di un ministro, all’epoca animatore
di una piccola radio laziale, fa il laziale anti-ebreo (i tifosi romani, anche
i romanisti, vogliono “ebrei” gli avversari, che destinano “ai forni”). Riprovevole.
L’addetto stampa. E l’intercettazione? E la ricerca puntigliosa, nella massa delle
intercettazioni? C’è da tremare, sia che si tratti di giudici, o di poliziotti
o carabinieri. Specie se non lo fanno peer denaro.
“Cinque studenti
maturandi del liceo Visconti, il miglior classico della Capitale secondo la
classifica Eduscopio, hanno redatto e attaccato alla porta di una classe una
«lista delle conquiste»”: i nomi di trenta ragazze, dalla prima alla quinta,
con cui hanno avuto una qualche relazione. Maturandi, quindi diciottenni. Del
“miglior liceo della Capitale”. La scuola non è maestra di vita, al più di latino
e greco. I teen-agers sono
sopravvalutati, soprattutto quando scendono in piazza, una\due volte a
settimana, per non andare a scuola, se a diciott’anni sono cretini.
Si
è creato cinquant’anni fa il fenomeno teen-ager come mercato, per promuovere
prodotti e acquisti in una fascia di mercato considerevole, di cinque-sei classi
di età. Con una pubblicistica apposita, poi sostituita da appositi social. Faceva
parte di questa promozione l’imbonitura sul ruolo pubblico dei teen-ager,
in manifestazioni e proclami: le nuove generazioni, la voce dell’innocenza, il
futuro, tutte le scemenze possibili. Mentre sono le persone incerte e
apodittiche di sempre, quando si chiamavano adolescenti.
L’ex senatore Pellegrino
del Pci, presidente nel 1992 della Giunta per le immunità del Senato, a
Verderami, sul “Corriere della sera”. “Mani Pulite non tendeva a colpire la
corruzione amministrativa ma il finanziamento irregolare della politica, per
svuotare di forza i partiti. Tutti i
partiti… E per realizzare così il primato del potere giudiziario”. Era stato
Borrelli “di fatto, a teorizzarlo in un’intervista: aveva detto che se
l’Ottocento era stato il secolo del Parlamento e il Novecento quello degli
esecutivi, non escludeva che il secolo seguente avrebbe potuto essere il secolo
della giurisdizione”.
Non solo delle multe
stradali, la giunta Gualtieri a Roma ha anche il record delle addizionali
comunali, le più alte d’Italia. Non si sapeva – si sapeva ovviamente dell’aumento,
ma non di essere al top: le cronache romane, non si sa perché, debbono
essere “de sinistra”. Ma la cosa infine si è saputa. La sinistra vuole essere
“pubblicista”, cioè tassaiola? Ma dove vanno questi soldi non si vede. Nemmeno ai
pasti per i poveri cristi, alla Caritas.
Roma è una città di
destra che vota, alle comunali, a sinistra. Specie nei quartieri più borghesi,
di Roma Nord – borghesi nel senso deteriore. C’è una confluenza d’interessi,
appalti, nomine, carriere?
Che fine avrà fatto la
flotta europea della missione Aspides, comandata dall’Italia, nel Mar Rosso contro gli Huthi? Dal mar
Rosso passano ogni anno 24 mila navi. Quante ne hanno intercettato questi
Huthi, di cui una sola immagine esiste? Certo, tutto è rincarato a causa loro –
si è anche raccontato che le navi fanno il giro del Capo di Buona Speranza, la circumnavigazione
dell’Africa (ma dando l’impressione di non sapere di latitudini e longitudini,
né di come è fatta l’Africa, che pure è lì davanti). Giornalismo storytelling?
Free speech nei
giornali e i tg italiani sull’appropriazione dei depositi e investimenti
monetari e finanziari russi in America e nella City. Non si sa più se per stupidità
o per aiutare i servizi nelle false notizie. Gli Stati Uniti, il Paese più
indebitato al mondo, resterebbero in mutande, cinesi, indiani, latinoamericani di
corsa ritirerebbero gli investimenti. Ci sono anche norme di diritto
internazionale.
Si fa scandalo della
proposta di reintroduzione del redditometro. Da parte della sinistra. Di un’Agenzia
delle Entrate che controlli chi ha macchina da 100 mila euro, barca, e magari
aereo privato e non paga Irpef. “È stato inefficace”, si dice. Che non è una
ragione buona. Se l’Agenzia delle Entrate non diventa minimamente efficace
negli accertamenti, e la Guardia di Finanza non fa di più – solo un poco di più
basterebbe. Invece di perdere tempo con gli scontrini, con l’agente appostato
all’uscita dal negozio. P.es., i milioni di persone che da decenni fanno milioni
con i bed&breakfast senza pagare niente: i loro introiti (tariffe, occupancy)
sono propagandati su Internet, tramite Air B&B e singolarmente, basterebbe
cliccare.
Il b&b è
probabilmente il maggior settore “industriale” in Italia. Solo Airbnb dichiara
di fatturare 7,5 miliardi in Italia. Altrettanto (ma molto di più) è da
considerare il fatturato dei b&b fuori dal circuito. Solo il fisco non se n’è
accorto – e non se ne accorge nemmeno dopo tassa, irrisoria, decretata dal
governo – quisquilie, direbbe Totò.
Un po’pacchiana
nell’intitolazione (l’opera viene prima e sta un po’ sopra l’Unesco) e un po’
falsata (il grand opéra è francese, nel tentativo arcigno, francese e tedesco,
durante l’Ottocento, di strappare all’Italia questo “primato” - un po’ come avviene
ancora periodicamente per la pizza, per stare al gioco dei primati), una manifestazione
Rai insolitamente scorrevole, oltre che piacevole benché duri tre ore o quattro.
La prima parte, sinfonica e corale, orchestrata da Muti, parla da sé - anche se
il “Vai pensiero” proposto da lui col coro dell’Opera di Roma per il 150mo
dell’unità, durante l’esilio scaligero, resta infinitamente più emozionane. La
seconda, di arie, che correva il rischi dei festival di canzonette, è invece
stata scena di belle esibizioni, contenute, svelte, e di voci tutte per qualche verso
straordinarie. Una vera serata di belcanto. Con Kaufman, Flórez e Caterina
Buratto, le stelle”. Juliana Grygorian, già pucciniana ispirata. E soprattutto Mariangela
Sicilia, una giovane di formazione francese, quindi dall’intonazione sonora,
che è un fenomeno in Francia e nei migliori palcoscenici del mondo, scoperta da
Bologna solo l’anno scorso, che ha animato la manifestazione – supplendo anche
al forfait di Anna Netrebko, indisposta.
Intonata perfino
la conduzione, dei grandi nomi dello spettacolo, insolitamente misurata. Un
po’ legnosa quella maschile, di Angela e Zingaretti, impostata, disinvolta
invece, svelta, precisa Cristiana Capotondi, come è l’opera, come è il belcanto,
una sorpresa colossale che tiene assieme da sola la seconda parte, da grande
maestro benché senza podio e senza bacchetta, la lunga sequenza di esibizioni
di tenori, primedonne e Roberto Bolle. In tono, struggente ma equilibrato, il messaggio di Muti ai politici a conclusione della parte sinfonica della serata, della orchestra come modello di armonia tra i diversi.
La grande opera italiana patrimonio dell’umanità, Rai 1, Raiplay