sabato 29 giugno 2024
L’Occidente si squaglia
In America, la potenza che guida il mondo, la scelta è fra Trump e Biden. Fra un inaffidabile e un incapace. A Bruxelles, e nelle capitali europee che contano, cioè che governano, quattro piazzisti, che si occupano di vendere un caccia o una Volkswagen in più - e senza più base elettorale. Nel mezzo di una guerra, per la quale America e Europa chiamano all’“armiamoci e partite”. Non sapendo che fare.
Assalto al Congresso Usa, abbiamo sbagliato
Si sottovaluta –
si irride – la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che derubrica il
capo d’accusa principale degli eventi del 6 gennaio 2020, “ostruzione di una
procedura ufficiale” – la proclamazione al Congresso dei risultati del voto
presidenziale. L’ostruzione è punita da una legge del 2002 (scandalo Enron), nel
senso che si punisce la distruzione o manomissione fraudolenta di documenti.
Secondo la Corte
Suprema ora numerose condanne giù avvenute sulla base di questa legge devono
essere riviste, in quanto essa si applica a circostanze limitate e puntuali,
come le manomisisoni di carte gestionali e\o finanziarie.
Si dice, si lascia
intendere: è la Corte Suprema nominata da Trump. No: è la sentenza di 6 giudici favorevoli
e 3 contrari. Favorevole anche una giudice dichiaratamente di sinistra, Ketanji
Brown Jackson. E il presidente della Corte, il giurista John Roberts, nominato
vent’anni fa da Bush jr, ma avallato al Senato da uno schieramento bi-partisan,
e spesso schierato, nell’attività giurisdizionale di questi anni, con i giudici
liberal.
Il vero problema
non è la Corte Usa di destra. Il problema è che narrazione abbiamo avuto e
abbiamo degli eventi del 6 gennaio.
Festa Puccini, a denti stretti
Confinata dalla Rai sulla 3, ma venduta a molte tv
in mondovisione, la celebrazione di Puccini nella sua città per i cento anni
dalla morte. Un recital in sé di grande livello, con interpreti speciali
delle arie più celebri, le soprano
Buratto, Sicilia e la giovane russa Fridman, e i tenori Ganci, Meli e Dmitri
Korchak – russo anche lui, il più pulito anche in campo maschile.
Un concerto lungamente preparato da Muti, da qualche anno ambasciatore dell’opera italiana nel mondo come “musica alta”. Concertandolo
lungamente con i 120 professori della sua orchestra giovanile, “Luigi
Cherubini”. Ma una celebrazione con un sospetto di isolamento, di solitudine.
Come se Puccini per un qualche motivo non fosse nel mainstream culturale italiano, cosiddetto di sinistra. O il maestro
Muti vittima ancora, dopo venti anni, dell’ostracismo Cgil-ex Pci alla Scala.
Sembra assurdo, e lo è, ma non si trova altra soluzione – solo Lucca ricorda
Puccini, uno degli operisti più eseguiti in America e in Estremo Oriente
(Giappone, Corea), in questo centenario. Solo le cronache locali, lucchesi, ne parlano.
Il ministero della Cultura, che ha voluto la celebrazione (evento), è naturalmente benemerito. Non fosse per la vieta esternazione del ministro su melodramma belcanto, opera patrimonio italiano. Mentre è bello che il belcanto sia diffuso - Sicilia, di Cosenza, è di formazione francese, Fridman e Korchak, liricissimi non sono russi?
Riccardo Muti, Puccini secondo Muti, Lucca Summer Festival, Rai 3, Raiplay
venerdì 28 giugno 2024
Ombre - 726
Non si saprebbe per chi tifare, fra il truce Trump e l’incredibile Biden. Uno che sta governando il mondo, lo governa da tre o quattro anni.
Ma come
si fa, come si arriva a una tale scelta elettorale? L’America sarà più forte
che mai, anzi lo è, negli anni 1980 Europa e Stati Uniti si equivalevano, ha spiegato
Mario Draghi nel suo report europeo,
oggi il pil americano vale un 40 per cento in più, distacco abissale. Ma, senza
politica? O l’America First, che è stata di Biden più che di Trump, paga?
Amareggiato
dall’antisemitismo della sinistra in Francia, del suo Fronte Popolare, il filosofo Finkielkraut immagina così, intervistato da Montefiori sul “Corriere della sera”, il dopo-elezioni, dopo la
prevista vittoria della destra: “Manifestazioni, e un clima quasi insurrezionale.
Sarebbe scandaloso, perché gli elettori vanno rispettati. Legittimo manifestare
contro gli atti di un governo, ma non contro un voto democratico, e proclamando
di difendere la democrazia. Solito antifascismo di paccottiglia”. Per esempio, in Italia, di Conte – chi era costui (Giuseppe, non Antonio)?
I
due commissari d’esame che litigano a Venezia sulla vera traduzione di Platone
(uno Pseudo-Platone, n. d. r., la cosa non è senza importanza) sanno di commedia, no, di
farsa. Ma è l’esame di maturità. Di chi?
C’è gente che insegna il greco e pretende la “vera” traduzione, esatta,
matematica. Per questo ogni pochi anni ritraduciamo Omero, e Platone?
“Ho scoperto che può capitare che suoni il campanello a mezzanotte
perché i carabinieri ti recapitano un mandato di comparizione”, lamenta su “7”
il filosofo Caffo, che la ex compagna ha citato in Tribunale per
maltrattamenti. Lo stesso lamenta, lo stesso giorno, Luca Barbareschi – gli hanno suonato alle
cinque del mattino. I carabinieri lavorano di notte?
No, i carabinieri amano il segreto. È capitato di essere convocati
alla stazione con l’invito coperto, cioè senza dire il motivo, che era in entrambi
i casi un divieto di sosta di un’automobile da anni venduta. Contestazione
comunicata dal maresciallo dopo lunga attesa in stazione. Con l’obbligo poi del
ritorno, con attesa, per documentare l’avvenuta cessione. Il segreto aggiunge o
non toglie all’autorevolezza?
Schlein irride Meloni, snobbata da due personaggi minori e
perdenti, Macron e Scholz. Mattarella invece la sostiene, sostiene Meloni, come
è giusto, e sarebbe giusto soprattutto da un punto di vista europeo. Ottimo
ticket Pd, l’intelligenza e l’intransigenza? La verità è che Schlein non deve
avere capito di che si tratta: rappresenta l’unico partito di sinistra uscito
bene dal voto in Europa, e ha accettato un Parlamento presieduto e gestito da
tutti eccetto che da qualcuno dei suoi.
In particolare Schlein si è fatta scippare la presidenza del gruppo parlamentare Socialisti&Democratici,
che toccava di diritto al Pd come partito con più parlamentari. Nel gruppo si fa l'agenda del Parlamento europeo. Sanchez e Scholz, che hanno condotto la trattativa per i socialisti-democratici, non le hanno nemmeno telefonato. È un problema di partito, ma riguarda anche l'Italia. Che il richiamo di Mattarella non si riferisse a questo vulnus?
Come si fa a escludere la rappresentanza italiana dalle commissioni in Parlamento? Come si a non parlarne, male, di questi Weber, Tusk, Scholz, Macron, personaggi peraltro di poca intelligenza politica? Come si fa a non capire che il fenomeno Meloni non è accidentale, che Italia non vuol dire pochezza o stupidità, che la Francia seguirà (si sa da almeno un anno) e la Germania pure - solo Scholz non lo capisce. Il progressismo si vuole stupido? Non un briciolo di cultura politica nei media?
È una malignità, ma l’opposizione strenua al premierato,
che è una buona riforma, da almeno quarant’anni necessaria, si fa perché la
sfida sarebbe tra Schlein e Meloni? E non ci sarebbe gara.
Ma come si fa a tifare Macron e Scholz, due personaggi
incapaci, volgari, presuntuosi? Mercantilisti - piccoli bottegai. Con una Kallas, della famiglia Kallas, fautrice
della guerra alla Russia, per conto di un paese di poco più di un milione di
abitanti, con più immigrati, anche russi, che nazionali. Una che considera i russi, che abitavano il Paese prima dei Kallas, vome occupanti. Con la Ue alla 14ma
ondata di sanzioni.
L'arcivescovo “francescano” di Firenze il giorno dopo la
consacrazione si procura una Panda, usata, per andare a Barbiana, peraltro oggi
disabitata, 136 abitanti, il paese dove insegnava don Milani. Per uscire sul
giornale? Non si sa che pensare del pauperismo esibito da Francesco e i suoi
nominativi - a parte i massoni. Senza nessun senso del sacro, un papa cosa
offre? Buoni siamo tutti, non è difficile.
Manfred Weber, il capo dei Popolari, tedeschi ed europei,
pratica la politica dei due forni. A sinistra per le poltrone, a destra per governare. Un Andreotti, ma spudorato - i tedeschi, si sa, non sono eleganti, non sanno
fingere. Di mezzo ci va l’Italia. Di cui Weber è Grande Amico, come no, quando
può e sempre a Roma. Nel 2019 da Salvini, nel 2022 da Meloni. I tedeschi, come
si sa, non hanno il senso dell’economia di scambio - è roba meridionale.
Il nuovo allenatore
del Napoli, la squadra di calcio, Antonio Conte, si presenta ai giornalisti napoletani, quattrocento, quanti
ne ospitava il Palazzo Reale, parlando per due ore. Mah, non lo faceva nemmeno
De Gaulle.
Marina
Berlusconi, beniamina del direttore del “Corriere della sera” Fontana, ex vice-direttore
dell’ “Unità” di Veltroni, riempie una pagina del “Corriere della sera” per
dire che si sente “più in sintonia con la sinistra di buon senso”. Nel mentre
che vara una nuova editrice, la Silvio Berlusconi editore, primo volume il
corposo “On Ledaership” di Tony Blair, l’ultimo premier laburista in Gran
Bretagna. E dire che suo padre l’hanno perseguitato in tutti i modi: il trasformismo
vincit omnia – il “democristianesimo”
eterno.
Tema
del libro di Blair è: si trovano nel mondo paesi con la stessa più o meno
popolazione, le stesse risorse, lo stesso potenziale, e tuttavia alcuni fioriscono, altri affondano. Perché? Semplicemente perché alcuni hanno leader che capiscono i principi del buon
governo, e altri no. Semplice, in effetti.
Bisogna
dare ragione a Feltri: “Con Toti ci hanno messo cinque minuti”. Per il “caporale”
di Latina non sono bastati cinque anni.
La guerra madre, di guerre
Oggi 110 anni fa, il 18 giugno 1914, un nazionalista
serbo, killer a tempo perso, Gavrilo Prinzip, aveva assistito la mattina a un
attentato fallito dei suoi compagni, e se ne stava appoggiato al muro, quado
vide materializzarsi davanti a lui, in automobile, il principe ereditario
dell’odiato impero austro-ungarico. Aveva con se la pistola e non sbagliò mira.
Cominciò “la guerra per finire tutte le guerre”.
La rivista riesuma per l’occasione un saggio
pubblicato oggi vent’anni fa. In sei settimane l’Europa passò, anche allora
come oggi, da “una lunga pace” - s’immaginava, e si organizzava a Amsterdam, la
pace perpetua - “al reciproco massacro”. Uno scontro che si disse “la guerra per
finire tutte le guerre”. L’esito è noto.
“Nel solo primo mese, più di un quarto di milione di
soldati francesi furono uccisi”, per limitare il calcolo al solo fronte
occidentale, senza quello italiano e quello russo. Tra Francia e Germania “più
di tre milioni di persone persero la vita”, in una guerra per un fronte che si
mosse “nemmeno cinque miglia” in tre anni.
“Le guerre hanno esiti che possiamo con difficoltà
immaginare quando cominciano”. Di morte e niente più.
Adam Gopnik, Rethinking the War to End All Wars,
“The New Yorker”
giovedì 27 giugno 2024
I somari in commissione
Non ci può non plaudire
al vaffa di Livia Conchetto a Venezia, maturanda al classico e “promessa dell’atletica”, e delle sue
compagne alla commisione d’esame che si è permessa di fare “un’altra” versione
di Platone, o lo pseudo-Platone. Una delle tante commissioni che sanzionano “il
vero greco”, che come si sa non esiste. E senza avere insegnato alle classi ora
maturande, nei due anni di ginnasio e di covid, gli strumenti per fare la “vera”
versione dal greco. La grammatica insegnata bene, con
tutte le forme verbali irregolari, specie i verbi. A memoria - come si fa
altrimemti a collegare opsomai a orao?
Questa maturità sarà stata l’esame di
stupidità delle commissioni, dei quattro giuduci con superficiali rudimenti di didattica
moderna. La stessa per cui due
generazioni ormai non sanno fare addizioni e sottrazioni a due cifre, le
vecchie operazioni semplici, e la moglie del giornalaio deve usare la
macchinetta per dare il resto di 5 euro.
Negli anni 1980 all’Hilton di New York fu
impossibile avere la mattina un cambio di biglietto aereo per Roma, partenza la
sera tardi, da economica (non c’era posto) a prima – “deve ritornare nel
pomeriggio”. All’obiezione “ma mi rovina la giornata”, l’addetta scoppiando in
lacrime: “Io sacrifico la mia pausa pranzo per comprare le pile della
macchinetta” . Non sapeva fare la sottrazione, dalla tariffa di prima sottrarre
l’economica già pagata.
Allora, la cosa restava memorabile. Oggi
all’esame di Storia contemporanea a Scienze Politiche l’esaminando – purtroppo esaminanda
– può rispondere che Hitler era il presidente del Sudafrica. O che Garibaldi
combatté per l’Italia nata dalla Resistenza. E alla domanda “mi dica almeno il nome di
un paese slavo in Europa”, avere per risposta, dopo lunga ponderazione, “New
Delhi”.
La Nazionale dei segreti
Se Spalletti allena come parla, può la sua Nazionale giocare bene? Molti allenatori sono solo insegnanti di sostegno, poi i calciatori giocano come sanno. Ma se ne sono impediti – se devono pensare a cosa vuole l’allenatore, in ogni particolare momento?
E poi perché non ci dicono cosa urla Donnarumma ai suoi, portiere subissato di tiri velenosi nonché capitano della squadra, a ogni partita? Si vede che è arrabbiatissimo, ma non si puo’ sapere, a meno di non riconoscere il labiale, roba da sordomuti. I cronisti sportivi, che spendono tante parole inutili, stante il non-gioco del possesso palla, non ce lo dicono. Non è previsto, il direttore non vuole?
Poi tutto naturalmente finisce in gloria. E Spalletti passa dall’obbrobrio al peana, lui e la stampa sportiva. Cioè no, a una mezza settimana di tormenti, su quanto è forte in tutti i reparti, regolata, furba e fortunata la Svizzera. Il giornalismo sportivo è diseducativo – scoraggiante.
Si vince battendo la stampa
Per quanto,
questo Spalletti non sta bene a Aldo Grasso, filologo e filosofo dell’immagine –
dice che “profetizza”. E non sta bene naturalmente ai giornalisti, sportivi e
non, che si sa sono migliori di qualsiasi allenatore e di qualsiasi giocatore. Ma
sta facendo quello che Bearzot e Lippi fecero nel 1982 e nel 2006 - per scongiuro?
Bearzot e l’altro
quieto friulano Zoff arrivarono addirittura al silenzio stampa contro i
giornalisti. Prima di stapazzare l’Argentina (di Maradona…). Lippi prima e durante
il Mondiale tedesco dovette difendersi dalla canea dei giornalisti lombardi antijuventini
e dal suo stesso presidente federale Petrucci, fra storie di droghe, scommesse,
e ogni altro vituperio. Manca ora a Spalletti di battere la Svizzera, che
Argentima non è. Il resto degli scongiuri è fatto.
Certo, questa
Nazionale non ha la Juventus dentro, ha mezza Inter, che finora ha fatto flop - il
gran gioco dell’Inter campione del 2021 e del 2024 è stato degli stranieri, africani,
slavi molti, nordici, sudamericani.
Un novellino di bontà
Racconti del “Fabulierenbuch” del 1935, quando la
vena di di Hesse è già saldamente ancorata al “modello religioso, e persino
paraliturgico, del «leggendario»” (Cusatelli). Una pubblicazione come un addio?
Non del tutto. Sono racconti scritti molti anni prima, e con la guerra in mezzo,
tra il 1905 e il 1918. Esili, ma a cui
Hesse teneva, chiamandoli fabulieren,
favoleggiare.
Il più ambizioso è il primo, 1904, “Il narratore”:
mette in scema “un religioso dai capelli bianchi”, in “un convento situato
nell’alto Appennino toscano”, con in mano “né preghiere né meditazioni, e
nememno le Vitae Patrum, bensì una
raccolta di novelle”. È “un Novellino in lingua italiana”, le cui “pagine ben
stampate celavano ogni sorta di raffinatezze e di grossolanità”. Entriamo in
clima boccaccesco? No, il santo religioso, stimolato da giovani visitatori
ammirati, racconta come da ragazzo lui e suo cugino si erano invaghiti di una
bella donna, sposata, a un ricco bolognese.
Nel racconto del titolo un vecchio conoscitore di
sapienza antica, greca, scopre Shakespeare. Poi Hamusn. Poi Tolstoj, con le
poesie di Richard Dehmel. Poi, con sant’Agostino, Dostoevski. Ma non succede
nulla – qui come altrove. L’ultimo racconto, “Nel padiglione del giardino”, è
quello famoso di Waiblinger e Mörike che portano Hölderlin a passeggio, sulle
rive del Neckar e su in alto, al “padiglione” dell’aiutante maggiore Presse
“che in estate veniva sempre ceduto agli studenti e che già da qualche tempo, se
il tempo era buono, ospitava Waiblinger anche di giorno”.,
Con la presentazione di Cusatelli, il germanista
insigne che fu specialista dei rapporti culturali tra Italia e Germania, una
cronologia di Hesse, e una lunga nota bibliografica, specialmente curata per le
edizioni in italiano.
Hermann Hesse, L’uomo con molti libri, Studio
Tesi, pp. 123 € 12,50
mercoledì 26 giugno 2024
Problemi di base calcistici - 813
Se Spalletti allena come parla, può
la Nazionale giocare bene?
Perché l’allenatore dei croati sta composto tutta la partita e Spalletti si agita?
Perché la squadra croata sa cosa fare e quella italiana no?
E di spirito di squadra – il calcio non è sport di squadra, allenatore compreso?
Ma, poi, le buone squadre non sono fatte
di buoni calciatori?
Il Napoli “meravigliao” del 2023 non
era fatto di buoni calciatori – poi ceduti o in partenza?