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lunedì 21 ottobre 2024

B&b come la peste

I centri città si sono spopolati nell’ultimo decennio. Specialmente di giovani. Specialmente nelle città caratterizzate da grande afflusso turistico, per prime Roma e Firenze. ma un po’ dappertutto altrove. Per la “gentrificazione” che si accompagna al fenomeno degli affitti brevi: B&B, Case vacanza, camere a giornata o a settimana.
Fra i residenti residui dei centri città la stragrande maggioranza è di anziani, proprietari della casa di abitazione. Niente più giovani, e soprattutto niente più coppie, per il caro affitto, peraltro rari, e nell’impossibilità di acquistare casa per il caro immobili.
A Roma i residenti nel Centro storico si sono ridotti nell’ultimo decennio di due quinti, il 40 per ceto. E, spiega l’Istat che ha effettuato la rilevazione, “nel centro geografico della città si concentrano le aree con più popolazione in età avanzata: Foro Italico, Prati, XX Settembre, Centro storico”. Pochissimi i giovani, meno di uno su cinque residenti:cinue rt esidenti:  
tra “Ostiense, Centro Storico, Testaccio e Trastevere risiedono meno di 18 individui al di sotto dei 25 anni ogni cento residenti - meno di 15 nella zona del Foro Italico che ha solo 642 abitanti”.
Si può dire quello dei b&b un disastro. Sugli affitti, introvabili. Sulla questione demografica – si restringe la possibilità di mettere su famiglia. E sulla mobilità: il Sud non va più al Nord nelle professioni pubbliche, lo stipendio di insegnanti, infermieri, amministrativi risultando insufficienti, per il solo costo degli affitti, peraltro introvabili, con gli squilibri già noti nell’istruzione pubblica e la sanità al Nord.
A Firenze questa estate, “culla del mordi e fuggi”, si contavano “oltre 12 mila” gestori di alloggi, o affittacamere. Per un numero incalcolabile di b&b – quelli censiti attraverso gli annunci erano 17 mila. In Toscana si contavano “almeno” 60 mila alloggi per affitti brevi”; era la regione con più strutture del tipo b&b, quasi il 13 per cento del totale (il 12,9). Più della Lombardia (11,1 del totale), che ha popolazione quasi tripla. Molti più del Lazio, malgrado Roma (il Lazio ha l’8,3 di tutti i b&b, dati di luglio 2024).

Cronache dell’altro mondo – obese (297)

Per la prima volta in oltre una decade, le statistiche del National Health and Nutrition Examination  Survey, l’osservatorio statistico americano sulle condizioni di salute e nutrizionali, indicano che “l’epidemia di obesità” negli Stati Uniti non è più in crescita. Un anno fa, ad agosto 2023, i dati raccolti tra il 2021 e il 2023 davano solo il 40,3 per cento della popolazione americana adulta, circa 100 milioni di persone, rispondenti alla definizione clinica di obesità.
Negli anni tra il 2017 e il 2020 il numero degli obesi era calcolato al 41,9 per cento della popolazione.
Il calo relativo dell’obesità è attributo all’uso sempre più largo di dei nuovi medicinali per il trattamento del diabete e dell’obesità, Ozempic, Mounjato “e altri”.
(“The Atlantic”)

La presenza di un’assenza – all’ombra di Pavese

“Non hai altra esistenza che attraverso la tua impronta sulla mia”. Ma indicibile, inconoscibile, solo scritta, “creata”. Con pochi reperti: una conversazione casuale carpita, un paio di foto, rari ricordi di rare cugine.
La scoperta a dieci anni, ascoltando distrattamente la madre che scambiava i saluti con una signora di passaggio, di avere avuto una sorella. Premorta – “quella sì che era gentile, non questa diavolessa”. Una domenica d’agosto, che la rinvia al diario di Pavese, alla domenica di agosto quando si uccise – Pavese è un rinvio costante nell’opera di Ernaux. Una morte a cui deve la sua vita, riflette ora, giacché in famiglia il motto era: “Non si potrebbe fare per due ciò che si può fare per uno”. Una scoperta a cui si sovrappone il ricordo della morte evitata, per tetano, da bambina, infezione a cui quasi nessuno sopravvive – come se la morta doppiamente l’abbia voluto viva (un miracolo, che la madre celebrò con un viaggio di ringraziamento a Lourdes, malgrado la guerra e le restrizioni). La sorella mai conosciuta diventa di volta in volta una figura del “repertorio personale dell’immaginario”, “la santa”, “l’ombra malefica della mia infanzia”.
Un ulteriore tributo alla madre, di fatto, dopo “Una donna”. E a Pavese: la rimemorazione di un’esistenza scoperta per caso una domenica dì agosto, “forse quella in cui Pavese si suicidava in una casa di Torino”, sono le ultime parole – di una sorella che si chiamava Ginette, come la Ginia di Pavese.
Annie Ernaux, L’altra figlia, L’Orma, pp. 81 ill. € 10

domenica 20 ottobre 2024

Ombre - 742

Al Sud, “il Delta del Mississippi in particolare, ci sono famiglie he hanno le fogne che si riversano nel cortile. Ma la povertà è molto più radicata in città come Los Angeles e New York, dove fino all’80 per cent del  reddito viene speso per l’affitto….” – Mathew Desmond, “Povertà, in America”. Poveri vecchi e nuovi che non votano: ma si capisce perché, se lo fanno, votano per Trump. Perché  la democrazia ha fallito.
 
’Aquatic Sports Integrity Unit punisce la nazionale italiana di pallanuoto per il gesto di Parigi, per aver voltato le spalle mentre si suonavano gli inni nazionali, per protesta contro un errore arbitrale decisivo a suo danno nella partita precedente. La protesta era sbagliata. Ma l “errore” arbitrale che aveva condannato la squadra italiana era voluto. C’è sempre meno sportività nell’Olimpiade, una fiera per gli affari.
 
Paolino Iorio, ingegnere, insegnante di Elettronica negli istituti Tecnici, arrestato per tangenti, era in Sogei direttore generale con l’incarico di Disaster Recovery Image. Recupererà l’immagine sua, o della Sogei?
Ma c’è anche l’immagine della Procura di Roma, che non ha resistito a metterci dentro anche Elon Musk – Resistenza Resistenza.
 
“Riceviamo notifiche per tutto”, obietta giustamente Zaia, il presidente della Regione Veneto, “ma non quando c’è un accesso al nostro conto in banca”. In effetti, che ci vuole? Soprattutto se chiunque può avere accesso al conto –magari non a “disporre” ma a vedere evidentemente sì.
 
Il sindaco di Reggio Calabria, Falcomatà, è assolto dopo quattro anni di processi a catena – l’uno a seguire all’assoluzione dal primo. Cioè dopo la sindacatura – i processi, per la legge della signora Severino, ministro del nefasto governo Monti, portano automaticamente alla sospensione dal mandato. Falcomatà è di grande famiglia Pd. A Catanzaro invece assoluzione dopo quattro anni del presidente del consiglio regionale, Domenico Tallini, di Forza Italia. Giustizia equa?
Solo che Tallini è stato messo ai domiciliari – la giustizia Pd è più cattiva.
 
Il sindaco di Roma Gualtieri recupera a capo della segreteria (il Pd impone a Gualtieri di recuperare) Albino Ruberti, il bulldozer dei Dem romani, che due anni fa aveva dovuto licenziare perché sorpreso a minacciare di morte Vladimiro De Angelis, altro potente Dem romano, ex assessore regionale. Ma niente scandalo: la Procura di Roma non ha perseguito Ruberti per le minacce, anzi non lo ha nemmeno indagato: chiacchiere di tifo calcistico, si disse, e bastò.
 
Colombo come Shakespeare cambia spesso personalità – lui anche nazionalità: le celebrità sono attaccapanni per chi ne va in cerca, come la formica che si pavoneggia sull’elefante. Sono i pericoli o guasti dell’ermeneutica, più ancora, della filosofia, peggio, della storiografia. Quando non si sa cos’altro dire.


Fallimentare in America, per la destra e per la sinistra, il film contro Trump, “The Apprentice”, entusiasma in Italia, entusiasma i critici, a colpi di tre, quattro e anche cinque stelle. Sempre nel mito della Resistenza, canteremo “Bella ciao” alle proiezioni? In un paese che di sinistra non ha nemmeno l’ombra, compresi i Grandi Giornali dei Grandi Editori.
 
Fa flop in America il film contro Trump. I film politici non piacciono, si diceva una volta, per comune esperienza. Nanni Moretti vantò un successo col “Caimano”, il film contro Berlusconi, perché ebbe tuti i premi possibili e incassò anche – fu il ventesimo della stagione per incassi. Ma costò anche tanto: se ne fecero 600 copie, per intasare i cinema due-tre settimane prima del voto.
 
Chi ricorda i pigs?”, chiede ironicamente “L’Economia”, i paesi mediterranei aggrediti nella crisi del debito 2011, ora che “Santander e Intesa Sanpaolo hanno scalzato Bnp Paribas al vertice della classifica in Borsa”, e Unicredit è lì. Ma non si tratta di numeri, si tratta di “culture”, di politica: Francia e Germania sono in crisi, da tempo, ma contano sempre (e solo) loro.

“Non è colpa nostra se il modello di sicurezza euro-atlantico, nell’ambito del quale la Russia collaborava con la Nato e con la Ue, ha perso ogni significato”, lo dice l’ambasciatore russo Paramonov ma è vero.
L’Europa è ora un modello d’insicurezza, appesa alla benevolenza degli Stati Uniti, e non lo sa nemmeno. 
 
La guerra è lunga? Non si sa, non si ricorda, ma l’insorgenza palestinese ha fatto quest’anno settant’anni. Nel 1954 nasceva Al Fatah, il primo gruppo di resistenza armata. Cresciuto dieci anni dopo nella Olp, Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Che ha gestito il movimento per quasi mezzo secolo. Poi soppiantata dalla più radicale Hamas. Che è stata in grado, infine, di sfidare Israele con una vera e propria guerra.
 
Netanyahu si vuole prendere Gaza oltre alla Cisgiordania, e un pezzo del Libano fino al Litani? Lo dicono gli antisionisti (anti-Israele), ma Netanyahu non li contraddice, fa come se.

Hobbes in Aspromonte

Malviventi nuovi e vecchi si danno la caccia. Stritolando gli innocenti.
La “carne” è quella, senza prezzo, della “malacarne”, delle pulci insidiose che tormentano la vita in Aspromonte – una montagna pure serena, la Montagna sul mare, aperta a tutti da tutti i lati. Quattro ragazzotti hanno l’idea di chiedere 50 milioni a tre o quattro maggiorenti del paese. Cinquanta milioni l’uno. Con una semplice telefonata – una volta, con la lettera anonima, bisognava saper scrivere in qualche modo. Seguita dall’“avvertimento”: una bomba disattivata all’uscio di casa, o un animale morto, etc. All’ingegnere Gino Parisi – di cui Gangemi fa il suo alter ego, per occupazione, età, sobrietà – e a un paio di imprenditori di vario e dubbio passato. Un intrico di famiglie più o meno onorate ne segue, con concertazioni, dissidi e tranelli, e infine assassinii, in successione.
La ristampa del primo romanzo, probabilmente, pubblicato da Gangemi, 1995 – col titolo più appropriato, anche se non di richiamo, “Un anno in Aspromonte”. E si sente. Un po’ affastellato, di nomi e di persone, con pedigree e “a parte” di cui è arduo tenere le fila. Resta, si legge per questo, come reperto di una società sempre e variamente terremotata, impossibilitata a costruire – sono anche gli anni dei sequestri di persona (qui è adombrato quello del ragazzo Casella, che fu lungo due anni). Più che un romanzo, l’incubo di chi si risveglia in un mondo che non è più il suo, ordinato, pulito, borghese – nel senso della borghesia come ascensore sociale.
Seguire la vicenda – le vicende, sono tantissime – è impossibile, ma l’immagine è circostanziata e duratura dell’isterilimento di un mondo. È compreso pure il circolo dei notabili, gli “avvocati”, “dottori”, “professori”, che più spesso si sono divertiti a Napoli o a Roma senza mai dare un esame, e sarebbe la borghesia intellettuale, destinata all’eclisse – parassita, pettegola, stupidamente piena di sé. A fronte dell’abbozzo di borghesia produttiva contro cui si scagliano i giovinastri telefonisti, che guida, potrebbe guidare, la comunità, se la legge la proteggesse: l’ingegnere Gino, naturalmente, ma anche chi ha fatto qualche soldo in America e ritorna e investe e produce.
Seppure probabilmente casuale, il sottinteso è: la Repubblica – la politica, i Carabinieri, le banche – ha annientato il vecchio ceto borghese. “Se hanno i soldi paghino”, “non siamo qui a proteggere la proprietà”, è stato il leitmotiv della Repubblica, e da allora l’Aspromonte naviga all’indietro. Senza l’ascensore borghesia, senza ceto dirigente né osmosi sociale, sono nate le mafie, e le bande sterminatrici – le mafie sono hobbesiane, della “guerra di tutti contro tutti”. Un’analisi a tutti evidente, eccetto ai tanti storici e banditori delle mafie.
In chiaro, Gangemi è qui molto critico verso i Carabinieri, come del resto è ognuno. Compresa la sceneggiata che si faceva per la tv ai tempi dei rapimenti, sempre la stessa: dei Cacciatori d’Aspromonte, formazione speciale dei Carabinieri, tutti in nero, che periodicamente “assaltavano” a beneficio di telecamera sempre lo stesso posto, il Crocefisso di Zervò, al piano dello Zìllastro.
Un tributo a Domenico Zappone la festa della santa patrona illuminata dal “ballo dell’asino imbottito di fuochi d’artificio”.
Mimmo Gangemi, Il prezzo della carne, Rubbettino, pp. 269 € 16