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sabato 14 dicembre 2024

Problemi di base bellicosi quinquies - 836

 spock


“L’Europa può permettersi di esistere senza la Russia”, Paolo Rumiz?
 
Perché privarsi della Russia, è velenosa?
 
Quanto o più degli Stati Uniti nel Vietnam, dodici anni di bombardamenti, massicci?
 
Si fa una guerra e poi la pace, oppure una guerra dopo l’altra?
 
Oppure tante guerre insieme, a Gaza, nel Libano, in Siria, lo svuotamento del vecchio arsenale non ha fine?
 
E il presidente Biden, cos’ha da ridere?

spock@antiit.eu

Il mondo com'è (481)

astolfo


Émilie du Châtelet
– A lungo celebrata come donna di mondo e letterata, compagna per quindici anni di Voltaire, è ora ricordata come una delle prime scienziate francesi, matematica e fisica. La sua traduzione dei “Principia Mathematica” di Newton , che fa testo in francese ancora oggi, l’aveva segnalata già al suo tempo. Sostenuta nella ricerca anche da Voltaire, nella lunga convivenza che i due ebbero a Cirey, era stata introdotta alla fisica, a Newton e a Bernoulli, da Samuel König. Oltre che di Newton, fu anche l’introduttrice in Francia di Leibniz, di cui provò sperimentalmente la teoria che l’energia cinetica (la cosiddetta “forza viva”) è proporzionale alla massa e al quadrato della velocità.
La relazione con König fu forse l’unica sua non sessuale. Madame du Châtelet è infatti anche l’antesignana della libertà sessuale della donna – è stata a lungo più nota per questo. Visse poco, 43 anni, dal 1706 al 1749, e sempre in comunione col marito, di cui porterà sempre il cognome, sposato a 19 anni, e col quale ebbe quattro figli: una a vent’anni, uno a ventuno, uno a ventotto, morto dopo la nascita, e una che ne provocherà la morte, il 4 settembre 1749 – morirà sei giorni dopo.
Era cresciuta in una famiglia molto colta e molto aperta. Erano di casa Fontenelle e il poeta Rousseau, Jean-Baptiste. Ebbe precettori per le sue esigenze e i suoi interessi, come li avevano avuti i fratelli maschi, maggiori di lei. Studiosa del latino, del greco, del tedesco, e dell’inglese. Delle matematiche. E della musica. Preentata a corte a 16 anni, ne godrà i privilegi e ne apprezzerà le passioni – danza, canto, teatro, conversazion, moda, gioielli. A Parigi è l’autrice di un “Discorso sulla felicità”, e l’animatrice dei salotti. Ha molti amanti: il marchese di Guébriant, il maresciallo de Richelieu, e Maupertuis. Prima di Voltaire, con il quale convivrà per quindici anni, dal 1733 – lei di 27 anni, lui di 39. Nel castello di lei – del marito d lei – a Cirey, nel ducato di Lorena, allora quasi indipendente dal regno di Francia (Voltaire temeva persecuzioni politiche).
Una convivenza fertile per lei. Studia Leibniz. Si concerta con gli scienziati tutti dell’epoca: Maupertuis, König, Bernoulli, Euler, Réaumur, Buffon. È in questa convivenza che avvia la traduzione di Newton. Nella vicina Lunéville, la “Versailles” del duca di Lorena, l’ex re di Polonia Stanislaa Leszczynski, suocero di Ligi XV, incontra l’ufficiale e poeta Jean-François de Saint-Lambert, col quale si concede un’ultima avventura. Ne avrà la figlia, la cui nascita la porterà a morte – al parto e ai suoi ultimi giorni è assistita dal marito e da Voltaire.
Con Voltaire ha anche lavorato a lungo a una lettura critica delle Scritture. Ma è sul versante scientifico che la convivenza fu per lei fertile. E senza remore. A Parigi essendo proibito alle donne l’accesso ai caffè, luoghi di ritrovo e discussione tra scienziati - matematici, astronomi, fisici - un aneddoto la vuole presentarsi vestita da uomo a uno di questi ritrovi. Ma era riconosciuta donna di scienza già in vita, poiché risulta membro dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna – l’unico che all’epoca accettasse le donne – iscritta nel registro l’1 aprile 1746 (un’iscrizione di cui menava vanto nella corrispondenza).
(continua)

Grandma Moses – “Nonna Moses”, l’artista folk (o naif) più importante d’America, più apprezzata, quotata e amata, morta a 101 anni nel 1961, scoprì la pittura a 75 anni, più o meno. Dieci anni dopo era “un fenomeno di marketing in pieno slancio”: Hallmark, il gruppo specializzato in carte e oggetti per le Feste di fine anno e le vacanze, vendette 16 milioni di cartoline di Natale di Grandma Moses nel 1947. “Ho sempre voluto dipingere”, aveva detto quattro anni prima, “ma non ho avuto tempo finché non ho fatto 76 anni”.
Nata nel 1860 Anna Mary Robertson Moses, in una famiglia di contadini – benché vantassero ascendenze tra i pellegrini del Mayflower, i primi coloni inglesi - nelle campagne dello stato di New York, a 12 anni era andata a servizio. A 15 aveva sposato un bracciante, col quale era emigrata in Virginia, fittavoli nella Shenandoah Valley. Ebbe dieci figli, di cui cinque morti nei primi anni. Nel 1905 era ritornata con la sua propria famiglia all’origine, a Earl Bridge, al confine del New York col Vermont, dove rilevarono una latteria. Morto il marito nel 1927, quando lei aveva 67 anni, la futura Grandma Moses provò a cavarsela coi ricami. Arrivò alla pittura, a suo dire, nel 1935. E già tre anni dopo un collezionista di New York, Louis Caldor, le comprava dei quadretti – in mostra in un emporio locale. Nel 1939 teneva una prima esposizione al Museum of Modern Arts. L’anno successivo entrava nella scuderia del mercante d’arte newyorchese Otto Kallir. Che ne farà nel dopoguerra l’altra faccia dell’America, l’antagonista di Jackson Pollock, della pittura astratta. Entrambi campioni dell’americanità: Pollock dinamico, inventivo, aggressivo, “Grandma” Moses modesta, tradizionale, solida. Pittrice instancabile dello stesso soggetto, in termini di taglio, prospetto, colori, in forme di campi, boschi, colline, con edifici modesti e figurine “fiamminghe” in primo piano.    

Horace Greeley – Hjalmar Schacht, il banchiere centrale tedesco degli anni 1920 e 1930, famoso per avere salvato il marco dalla superinflazione nei primi 1920, e nei primi 1930 per avere eliminato la disoccupazione di massa, spiega nelle memorie il suo strano nome, Hjalmar Horace Greeley Schacht. Lo spiega con la didascalia di un articolo che la rivista “Time” gli dedicò nel secondo dopoguerra, quando, denazificato, intraprese l’attività di consulente allo sviluppo nel Terzo Mondo. Sotto la sua foto, tra il generale Neguib, allora a capo dell’Egitto, e della sua propria moglie, di Schacht, la didascalia diceva: “Go East, old man”. E si spiegava così: Horace Greeley era un politico americano, famoso per avere incitato i giovani della East Coast, che bighellonavano nei grandi porti di New York e Boston a intraprendere l’avventura del West, nell’America dei grandi spazi, che offriva opportunità per tutti: “Go West!”. Il padre di Schacht, che aveva passato sette anni negli Stati Uniti in cerca di fortuna, come contabile e poi in affari, era un ammiratore di Greeley, “un Democratico tutto d’un pezzo” – in realtà Repubblicano, seppure della fazione Liberal Republican. Fondatore anche del quotidiano di New York “Tribune”, poi “New York Herald Tribune” – nel dopoguerra sarà ripreso per mezzo secolo, tra il1967 e il 2013, in Europa, a Parigi.
 
Legge dei pieni poteri – Ermächtigungsgesetz nell’originale tedesco (Enabling Law nel repertorio angloamericano), è la legge del 23 marzo 1933 con cui il Parlamento tedesco, il Reichstag, autorizzava il governo a varare modifiche alla Costituzione. Cioè a destituire lo stesso Reichstag, e ad istituire lo Stato totalitario.
Una legge non articolata. Brevissima, di una dozzina di righe, in cinque articoli. Che nessun giudice peraltro, nemmeno alla Corte Costituzionale, dirà illegale o incostituzionale. Anzi, uno dei giudici costituzionali, Erich Schultze, ebbe a obiettare alla successiva pretesa di Hitler a una “rivoluzione nazista”, spiegando che il termine “rivoluzione” andava inteso in questo caso non come un rovesciamento dell’ordine costituzionale ma piuttosto da riferire al radicalismo politico di Hitler.  
Il voto veniva dopo l’incendio del Reichstag, provocato da Hitler ma imputato ai comunisti. E dopo le elezioni del 5 marzo, che Hitler aveva vinto ma senza arrivare alla maggioranza. E si svolse sotto varie forme di pressione e intimidazione delle SA. In assenza dei deputati comunisti (81), e di 26 dei 120 deputati socialdemocratici, ristretti nei
lager subito il voto con un decreto che li incolpava dell’incendio del Reichstag. Ma il Reichstag avrebbe potuto dire no alla legge: Hitler non aveva la maggioranza, era al governo ancora con i partiti del Centro, e comunque la legge costituzionale dei pieni poteri richiedeva la maggioranza qualificata di due terzi del voto.
Malgrado l’illegalità già ampiamene imposta sulle istituzioni, Hitler aveva bisogno di una legge del Reichstag per sopprimere di fatto il Reichstag. Per superare il prevedibile rifiuto altrimenti del presidente Hindenburg, attestato su una linea di resistenza formalistica. Singolare il parallelismo anche in questo caso, del passaggio ai pieni poteri, con l’analogo passaggio italiano, di Mussolini il 24 dicembre 1925, un anno dopo l’assunzione di responsabilità dell’assassinio d Matteotti, e il ritiro dell’opposizione sull’Aventino.
A Berlino l’opposizione non si ritirò, ma fu divisa in tre: 109 assenti (107 confinati, uno del Centro e uno del partito Popolare), 94 contro (i socialdemocratici), e 444 a favore, di cui solo 288 del
partito nazionalsocialista. I voti decisivi vennero dai partiti di orientamento cattolico. E dal partito Nazionale Popolare, che nella repubblica di Weimar, prima di Hitler, aveva stimolato gli orientamenti antisemiti e anticattolici. Decisero i 72 sì del Centro (Zentrum – uno era assente), più i 19 dell’affiliato Partito Popolare Bavarese. E i 52 del partito Nazionale Popolare.
A favore dei pieni poteri a Hitler anche i quattro protestanti del Servizio Popolare Sociale Cristiano, i cinque del partito Statale (l’ex partito Democratico, di centro-sinistra), i due del partito dei Coltivatori, uno del partito Pollare (uno assente), e il voto del rappresentante del Landbund, degli agrari.
Hitler aveva negoziato, e concluso il 22 marzo, alla viglia del voto, un accordo col presidente del partito del Centro (Zentrum), Ludwig Kaas, un prete, cui prometteva la libera attività del partito, la protezione delle libertà civili e religiose, e delle scuole religiose, e il posto assicurato per i dipendenti pubblici affiliati del partito. In parlamento Hitler presentò la legge nei termini di questa presunta intesa. Kaas intervenne per assicurare il sostegno del suo aprtito, “sospendendo le preoccupazioni” – accanto a lui l’ex capo del partito, ed ex cancelliere nel 1931, Heinrich Brüning, invece tacque, malgrado la solennità del voto.
Il giorno dopo il voto Kaas si recò a Roma, “per discutere”, disse, “la possibilità di un accordo comprensivo tra chiesa e stato”. Quello che sarà firmato il 20 luglio, il concordato – firmato a Roma dal cardinale Pacelli, il futuro Pio XII, segretario di Stato, già nunzio in Germania fino al 1929, e fero oppositore dei socialisti, oltre che dei comunisti (così Brüning testimonierà nelle memorie). Il concordato fu firmato alla presenza di Kaas, del vice-cancelliere ancora in carica von Papen, del partito di Kaas, del ministro dell’Interno Rudolf Buttmann, e dei cardinali Pizzarro e Ottaviano, in aggiunta a Pacelli.
Il cardinale Pacelli, nunzio in Germania fino al 1929, era soprattutto preoccupato dalle sinistre, dai socialisti oltre che dai comunisti. Era stato quindi nel 1931, quando già era cardinale a Roma e segretario di Stato, avversario della Grande Coazione che si tentò fra Popolari e Socialisti per governare la Germania durante la recessione seguita al crac del 1929, e prevenire lo scivolamento del voto verso le estreme. Secondo i ricordi di Brüning, in un incontro del 931, quando lo stesso Brüning era cancelliere, fece fortissime pressioni per la dissoluzione della Grande Coalizione, facendone una precondizione per la stipula del concordato.


astolfo@antiit.eu

Israele prigioniera dei razzisti

Il progressivo scivolamento del Likud, il partito di Netanyahu, verso l’estremismo razzista di destra, di cui ora è prigioniero. Con interpolazione di dibattiti parlamentari artefatti, per impedire critiche al governo. Discorsi infiammati dei ministri più oltranzisti, apertamente razzisti, Smotrich e Ben Gvir – quest’ultimo già condannato per terrorismo. Con molti commenti critici. Che però, evidentemente, lasciano il tempo che trovano: il documentario è in onda dall’1 ottobre, e da allora la situazione si è più estremizzata.
Ehud Barak, il generale che fu l’ultimo primo ministro laburista, venticinque anni fa, può denunciare le responabilità dei servizi d’informazione, dell’esercito e del governo nella strage del 7 ottobre. Per avere lasciato il confine con Gaza incustodito. Immagini crude, di violenza e di disperazione, ricordano il 7 ottobre.
In francese, con sottotitoli in italiano.  
Israele: i ministri del caos
, Arte, online

venerdì 13 dicembre 2024

Ombre - 750

“La Spagna attira i nostri figli dieci volte più di quanto l’Italia richiami gli spagnoli, eppure ha il doppio dei nostri occupati”, nota Vecchio su “la Repubblica”, da Napoli dove ha seguito la visita del re di Spagna. E opina: “È come se cercassero lì un bandolo che porta alle origini”. Al netto del “fumo” libero – e delle leggi permissivissime? Si capitalizza anche sulla legge dei rimpatri, per la quale basta un incarico minimo.


Massini fa storia a sé, è un Grande Autore, ma fa senso che “la Repubblica” attenda la copertina di “Time” per informare i lettori che “Donald conquista New York”. Non più il “tycoon”, non il fascista, ma uno che ha stravinto, per due volte le elezioni da sfavorito, in partenza e in corsa. “Donald, uno stregone biondo alla conquista di New York”. Quasi un’incoronazione.


All’improvviso, dopo due anni di crescita del prodotto interno lordo, anche se a tassi sempre più ridotti, si scopre, la Confindustria scopre, che l’industria è “in calo da 21 mesi”. Sbadataggine? No, c’era negli indici statistici – e si sa, la ex Fiat smobilita, e la Fiat (automotive) ha un peso determinante nella produzione industriale. No, la Confindustria non si lamenta per motivi politici. E l’informazione? Sbadataggine o incapacità – di leggere i numeri?

Lia Iovenitti, la scrittrice abruzzese che vive a Seul, traduttrice della Nobel Han Kang, spiega sul “Venerdì di Repubblica”, le tange differenze di stili di vita, e conclude con questo aneddoto: i tassisti “ti chiedono d a dove vieni, e se rispondi «italiana» vogliono i dettagli, e trovi quello che ti lascia a bocca aperta: «L’Aquila? Mai sentita… dove rimane, rispetto al Rubicone»”. In Italia la geografia è stata abolita, insieme con la storia, dalla riforma Berlinguer, venticinque anni fa, e quanti sanno, nonché del Rubicone, dell’Aquila?   

Usa nei giornali con le guerre, uno “più informato”, che ogni giorno recita a soggetto. Ora c’è Kiev, l’Ucraina, dietro il rivolgimento in Siria – due piccioni in uno. Con addestratori e droni. Come se gli addestratori e i droni fossero invisibili. Uno vuole bene all’Ucraina, perché dev’essere afflitto da queste scemenze? Non c’è una propaganda intelligente?

Netanyahu annuncia bombardamenti della Siria “liberata” per distruggere i depositi di armi chimiche. Li distrugge con le bombe, li libera nell’aria? Ma non mostra di averne trovati. E nessuno gli chiede se e perché – basta la parola. Anche in Iraq, abbiamo fatto la guerra contro le armi chimiche di Saddam Hussein. Che però non le ha usate, perché non ce le aveva.
La chimica è un’arma buona a tutto. Bisogna aggiornare Marc Bloch e le bugie di guerra – o guerra di bugie.

Liquidato Biden, anche i Democratici in America ora sono per un qualche accordo in Ucraina – e non più per la Nato ubiqua, fino all’Indo-Pacifico, una sorta di polizia mondiale, e anzi per ridimensionare l’Alleanza. Trump è contagioso? Il giornale numero uno anti-Trump, con contumelie ogni giorno, pubblica un manifesto per una fine negoziata (di Niall Ferguson e Harry Halem, due pubblicisti) come invito a Trunp: “Come Trump può vincere la Pace in Ucraina”. E insieme propone la sintetica considerazione: “Come Biden ha fatto un casino in Ucraina”.

Schlein a Torino intrattiene gli operai ai cancelli di Mirafiori con una concione contro il governo. Non contro Stellantis. O contro Elkann, che ha venduto la Fiat a Stellantis. Perché è amica di barca di Elkann? Comunismo e affari? Un fatto tribale? Tutto è possibile. Ma, poi, Elkann non è anche l’editore di Gedi, l’unico suo investimento a perdere? Fiancheggiatore (gratuito?) del Pd.

Però, i lavoratori che protestavano a Mirafiori, dipendenti per di più di un’azienda fornitrice di servizi a Stellantis, sono stati subito rassicurati da Stellantis, cioè da Elkann. Stellantis è nel casino, senza amministratore delegato, e praticamente senza management. Schlein ha fatto un miracolo – la Santa dei cancelli? L’amichettismo non viene per nuocere? In assenza di una politica, è qualcosa.

Stefania S ., scrittrice super-bestseller, “ha vissuto in Spagna e risiede a Dubai”. Una cittadina del mondo? No, risiede a Dubai, città di grattacieli e piscine coperte raffreddate, contro la calura, un deserto polveroso fino a quarant’anni fa, che non fa pagar le tasse se si compra un appartamento, e chiude un occhio sulla residenza effettiva – quei mesi necessari per non pagare le tasse in Italia.


Calcio spettacolo Atalanta-Real Madrid. Dall’inizio alla fine. Dell’Atalanta, monte ingaggi un quinto, o un decimo, del club spagnolo. Che gioca in contropiede - tenta la fortuna. Niente a che vedere col mesto campionato italiano. L’Atalanta perde, per caso, ma dà spettacolo.  
“Spettacolari” anche i commentatori, Canessa e Bergomi. Che pure solitamente sanno compartecipare il match. Parlano solo dei divi madridisti – Bellingham dall’inizio alla fine, dopo Mbappé finché ha giocato. Senza mai dire che il duo s’è fatto bello grazie all’unico scarso dell’Atalanta, il povero Hien. Se non sono ricchi non li vogliamo?

Sartre contro Camus, nel nome di Stalin

Il dono a sorpresa di Landini a Meloni di Camus, “L’uomo in rivolta”, un lungo saggio che smantellava, nel 1951, le bugie del comunismo sovietico, e le sue matrici marxiste, apre una finestra su quegli anni e quel mondo, quando l’Europa degli intelligenti anelava di diventare comunista sovietica, cioè all’epoca staliniana – una storia che non si fa. Quando Camus era irriso, come un falso pensatore, superficiale, se non venduto alla propaganda americana. Da parte di un sovietismo di risulta, che si considerava ed era considerato all’avanguardia di ogni bene, intelligenza, impegno, serietà, progresso. Per il genio di Sartre, della sua rivista “Les Temps Modernes”, e dell’intellettualità parigina rive gauche che Sartre dominava di notte, da un caffè a un cabaret a un altro caffè – Sartre si ubriacava per dormire.
L’opera “capitale” del suo grande amico Camus Sartre fece recensire da un redattore (poi direttore) della rivista, Francis Jeanson. Su un tono ironico, quasi beffardo. Un pensiero “indefinitamente plastico e malleabile”. “Un umanismo vago”. Una “rivolta contro le rivoluzioni”. Una “pseudofilosofia di una pseudostoria delle «rivoluzioni»? ‘L’uomo in rivolta' è anzitutto un gran libro mancato”.
Camus, indispettito, protestò col “Direttore dei ‘Tempi moderni’”, non con l’amico, ex, Sartre: “Signor Direttore…”. Mettendo “Les Temps Modernes” al rimorchio di “Esprit”, la rivista di Merleau-Ponty, cattolicesimo radicale (di sinistra), che da tempo polemizzava con lui.
Sartre pubblicò le lettera, con l’intestazione “Lettre au Directeur de Temps Modernes”. Seguita da un commento, altrettanto lungo e polemico come la lettera: “La nostra amicizia non era facile, ma non la rimpiangerò” l’attacco. Sartre prosegue dicendo l’ex amico afflitto “da una cupa dismisura che maschera le vostre difficoltà interiori” e rovesciando su di lui il tema della sua lettera: “Una dittatura violenta e cerimoniosa si è installata in voi, che si appoggia su una burocrazia astratta, e pretende di far regnare la legge morale”.
Non grande filosofia, ma un fatto storico preciso, e irreperibile (forse solo in François Furet, “Il passato di un’illusione”, trent’anni fa, poi silenzio).
Albert Camus, La rupture avec Sartre, “Le Monde” Hors-série “Camus”, free online
 

giovedì 12 dicembre 2024

Grande Israele

Dichiarando il Golan siriano parte di Israele, Netanyahu ha dato avvio al disegno di Grande Israele di cui il suo governo è sostenitore. Un passo era stato già avviato con la demilitarizzazione del Libano Sud, dall’attuale frontiera fino al fiume Litani.
Il disegno di Grande Israele si estende nell’immediato anche a Gaza. È questa, si ritiene, la ragione dei bombardamenti pesanti sui campi profughi che ancora abitano la Striscia.
Il conflitto scatenato da Hamas si concluderebbe così con l’allargamento di Israele verso il Libano, la Siria e Gaza.
Molto i sostenitori del Grande Israele si attendono dalla seconda presidenza Trump: l’annessione definitiva di Gerusalemme Est, e l’annessione de facto della Cisgiordania, sotto forma di amministrazione civile e giudiziaria.  
Il disegno storico di Grande Israele è molto più vasto. Bezazel Smotrich, giovane e influente ministro delle Finanze di Netanyahu, ne definiva l’1 ottobre in un documentario sulla rete Arte i confini allargandoli a territori imprecisati del Libano, e della Giordania, l’Egitto, la Siria, l’Iraq e l’Arabia Saudita. In particolare, quasi presagendo l’attualità, Smotrich affermava: “È scritto che il futuro di Gerusalemme è di espandersi fino a Damasco”.
In precedenza, parlando in Francia nel marzo del 2023, mostrava una carta di Israele che includeva la Giordania e la Cisgiordania.
Smotrich è il fondatore e capo del Partito Nazionale Religioso-Sionismo Religioso - nato dalla fusione tra un Partito Sionista Religioso e La Casa Ebraica. Il 7 ottobre avrebbe fatto perdere al partito molti consensi nei sondaggi, ma non ne ha indebolito la posizione. Il documentario di Arte, in rete dall’1 ottobre, accosta Smotrich a Itamar Ben Gvir, il ministro della Sicurezza Nazionale,  e li presenta come “i ministri del caos”, ma estremamente determinati, e sarcastici, nel ribadire la “colonizzazione” .

Cronache dell’altro mondo – sanitarie (315)

La sanità negli Stati Uniti è costosa: prende circa il 17 per cento del pil - contro il 10-12 per cento dei paesi europei. Ed è privata - a differenza dei paesi europei, dove invece è un diritto del cittadino.
Medicinali e prestazioni sanitarie si pagano a prezzo intiero. Rifacendosi eventualmente sulle assicurazioni. Previa autorizazione nei casi non urgenti. Che è soggetta a procedure complesse, in un’ottica restrittiva - le assicuzzioni sono imprese di lucro.
Sono pubblici due programmi di sostegno: Medicare per gli oltre 65nni e Medicaid per le famiglie povere, al di sotto del livello di reddito di povertà.
L’assicurazione è diffusa anche tra gli assistiti da Medicaid. Un americano su due al di sotto della soglia di povertà ha l’assicurazione medica.
Al di sopra di questa soglia solo un americano su sette non ha l’assicurazione medica.
Il costo della polizza varia dagli 800 ai 1.000 dollari, al mese.
Le modalità e le coperture della polizza vanno resi noti ai medici generici, a ogni rinnovo annuale, e agli specialisti.

I piani sanitari, e la loro gestione, complicata e restrittiva, hanno reso le assicurazioni una sorta di nemico pubblico - e fanno di Luigi Mangione, che ha assassinato a freddo un manager del settore, un beniamino del pubblico.

Giallo di garbo

Il progenitore della fortunata miniseries “Stucky” di Rai 2, del bonario un po’ imbranato ispettore di polizia Stucky. Comandato da Venezia a Treviso, la nuova città delle meraviglie, la grande sorpresa della serie. Dove indaga su delitti di cui lo spettatore sa già (quasi) tutto. Senza forzare, svolgendo, lento, la routine del mestiere.
Un personaggio come tutti – nel film è accudito dallo zio materno, essendo rimasto orfano del padre, oltre che della madre. E una tecnica del giallo garbato, senza colpi di scena né violenze. In un ambiente tal quale, in città o in campagna, come lo si immagina, e come era: una città d’acqua, e le colline vitate in ogni centimetro - “un ettaro costa quanto un palazzo a Venezia” (costava nel 2017, quando il film fu girato).
Un esercizio gradevole per Padovan, specialista di film documentari, e per lo spettatore. Di molte notevoli immagini, e sempre distensivo malgrado la violenza sottesa. Con un incredibile Teco Celio, in supporto di Battiston “Stucky” - figlio nella vita di un Onorato presidente della Svizzera - nel ruolo del camposantaro che parla con i morti.
Antonio Padovan, Finché c’è prosecco, c’è speranza, Rai 2, Raiplay

mercoledì 11 dicembre 2024

Secondi pensieri - 549

zeulig


Autoconservazione
– A undici settimane dal concepimento struttura e funzione del timo (l’organo che insegna alle nostre cellule come difendersi da infezioni e tumori, sono già formate. Il nostro sistema immunitario esiste prima che veniamo al mondo”, Giuseppe Remuzzi. La vitalità ci supera alla nascita. E alla morte?
È una funzione naturale, ma con qualcosa, più di una, sovrannaturale: siamo nutriti, in totale gratuità, già nello stadio pre-natale.
 
Cinema
- Dove si colloca col suo essere che è non essere?
È fatto del suo stesso linguaggio, come la musica? O di miti, retoriche ordinate – cliché?
 
Democrazia – È la politica. Un gioco delle parti.
È teatro, come la politica? No, è istituzione. Convenzione fissata, ferma. Condivisa e poi impermeabile alle sollecitazioni, entro i limiti della “interpretazione” giuridica.   
È la politica approdata. A una comunità. A una condivisione cioè di principi e giudizi.

 
È passata dal coinvolgimento delle masse, sezioni, comizi, dibattiti, manifestazioni, iniziative e informazione diffusa, a esercizio per pochi, professionisti della piccola politica, peraltro anche loro disappetenti. La grande massa degli aventi diritto diserta ormai abitualmente il voto – si eleggono sindaci di città come Anzio e Nettuno 60 e 50 mila abitanti, col voto del 20 per cento degli aventi diritto.
Non è una specificità italiana, è un fatto diffuso. L’Italia, la cui esperienza democratica è recente - data dal 1946, suffragio universale al referendum, e dal 1948, la Costituzione – ha sperimentato radicalmente (rapidamente) ascesa e caduta del modello. Dalla enorme partecipazione popolare al voto all’inerzia. Dai milioni di iscritti ai partiti, e dai giornali (opinione pubblica) diffusi in sei-sette milioni di copie al giorno, al niente, praticamente. Già da trent’anni. Dall’assalto della magistratura alla politica, in tutte le sue forme – con l’alibi forzoso della lotta alla corruzione, essendo personalmente corrotti i magistrati più oltranzisti (la giustizia politica è la forma peggiore della corruzione, più delle promozioni, gli incarichi, le prebende). E d’altra parte, si dice, se la democrazia è crollata sotto i colpi della Procura di Milano, tanto forte non era.
Una conclusione in linea con l’“informazione”, oggi social. Cioè della disinformazione al potere.
 
La democrazia è oggi – nell’era del mercato, in parallelo con la rete – svuotata. “Realizzata” come concetto, “uno vale uno”, ma svuotata di ogni nozione o senso di autorità o governabilità. Di autonomia del politico che non sia puramente verbale – un like digitale. S’innesta qui l’insorgenza rapida e vasta del populismo – sotto le varie declinazioni: sovranismo, comunitarismo, autenticità, patria, nazione. Tutte di per sé nobili. Ma tutte esito di quell’offensiva, reiterata e ancora forte trent’anni dopo, che la politica è uno sporco affare.   
 
Dio - L’uomo essendo potente, Dio, che è tutti gli uomini, è onnipotente? Verità semantica, quasi storica?
 
Diritto – Nasce maschile – quindi come forma del maschilismo? La cosa è risaputa, ma è sempre sorprendente.
Nella Bibbia si giura toccando i testicoli. Poi con l’avambraccio alzato. Il diritto, la potenza, è tutto in quelle parti: testa, testone, teste, testicolo, testuale, testata.
Fede – Quella religiosa è una virtù e un dono, nel vecchio catechismo. Lo è, virtù e dono, come la speranza e la carità. Un esercizio.

Lettura – Si trova sommersa dall’informazione, indigeribile.
Ma, poi, qual è l’effetto formativo della lettura? Ne sa più lo studente classico italiano che a tavolino analizza Manzoni, o il ragazzotto yankee che legge, in treno, i romanzacci?
 
Noia - Dopo Pascal, è la peggiore disgrazia degli esseri umani. Agita la Julie di Rousseau. Doma Schopenhauer vecchio. La noia o bisogno di emozioni - lo stesso che porta le folle attorno alla ghigliottina.


Opera dei pupi – Non ha più pubblico. Infantile ce l’avrebbe, ma non c’è più infanzia per i genitori – i saraceni siamo noi.

Politica – È un gioco delle parti. Libero.
Teatrale anche, nelle stesse personificazioni – un tempo i comizi, ora la tv (pose, tempi, sceneggiate, con pose in studio e studio delle pose) e i social, con le speciali grammatiche di ognuno di essi (X, instagram, facebook, tiktok, etc.). Con ruoli anche prefissati - maschere. Con quinte, scene, suggeritore, letture, prove. Ma poi libero, all’interpretazione, improvvisazioni comprese – estri, dimenticanze. Con successi e fallimenti.   
 
Strutturalismo - Lo strutturalismo è sapere metodologico, incapace di entrare nella verità, la quale è fatti e persone, voglie, dolori. È quindi una regressione. In chiave di novità è un progresso, storia ascendente. Dalle premesse però fiacche: uniformità, spassionata.
 
Verità – È fede? Non balzana come ipotesi. Ci sono cose che non si possono capire, non si spiegano, ma si sanno.
Uno che è stato cacciatore per centomila anni, o duecentomila, e nel Duemila si trova seduto pendolare sul tram, ogni giorno uguale all’altro, qualche turba ce l’ha.
 
Perché un medico che disossa un essere umano è un benefattore, e gli altri settatori sono assassini? Questo è un falso problema di base, una ragione c’è. Ma perché le persone forti si occupano delle disgrazie altrui? Principalmente per sfuggire alla noia, dice madame Condorcet. Un ragione (verità) spesso non c’è, e questa è una verità.
 
Il sospetto, strumento di verità, approda inevitabile a un’ontologia conchiusa, la psicosi del complotto. Per cui un Hitler, per fare un esempio, fenomeno dichiarato e manifesto, viene avvolto di segreto, e ogni evento della vita quotidiana diventa assimilabile a Hitler. La vita, che si manifesta essendo, diventa un non luogo e un non ente.
 
Quando Constant insiste: “Nessun uomo ha diritto alla verità che nuoccia ad altri”, se la cava col dovere di “essere veridico (onesto) in tutte le proprie dichiarazioni”. Dalla verità alla veridicità?

zeulig@antiit.eu

Cronache dell’altro mondo – di pace bellicosa (314)

La rivista “The Atlantic”, fieramente, giornalmente, anti-Trump, si rivolge al presidente eletto con un piano di pace in Ucraina, redatto da due “studiosi”, Niall Ferguson e Harry Halem, che prevede la chiusura dell’indilazionabile negoziato di pace in Ucraina con l’apertura di altri sei fronti contro la Russia: in Georgia, in Bielorussia, in Medio Oriente, a cominciare dalla Siria, in Africa, con la Corea del Nord, e con la Cina. Più il riarmo europeo.
Ai negoziati per la tregua dovrebbero essere associati gli Stati Baltici, la Polonia e la Finlandia, “che hanno dimostrato le loro capacità militari, e l’impegno a difendere l’Ucraina”. E perché “ogni futuro impegno per la sicurezza dell’Ucraina è destinato a coinvolgere questi Stati, dato che le truppe americane certamente non saranno coinvolte”.
 

Gadda gigione, in opere e di fatto

La prima incursione, una quindicina d’anni fa, nella teatralità della narrativa di Gadda. Anche di quella pensosa e dolorosa – la guerra, la prigionia, la “congnizione del dolore”. Nel gigionismo dello stesso Ingegnere. Della studiosa ormai decana degli archivi e dell’opera di Gadda.
Il Gadda “teatrale” era già in Elsa De Giorgi, “Ho visto partire il tuo treno”, 1992 - il ricordo dell’appassionata relazione dell’attrice con Italo Calvino: la “teatralità filologica” di Gadda.
Alba Andreini, Teatro /Pocket Gadda Encyclopedia,
“The Edinburgh Journal of Gadda Studies”, free online

martedì 10 dicembre 2024

Il jihadismo al potere in Siria, e i nostri cinque problemi

Colpo di Stato vecchio stile in Siria, con poco o punto spargimento di sangue - una “transizione” tutto sommato pacifica, per gli standard della regione. Di cui c’è da fidarsi, in quanto Occidente, perché azionato dalla Cia, con l’islam sunnita dominante nella regione: la Turchia di Erdogan per l’organizzazione e l’armamento, i regnanti della penisola arabica per il finanziamento. Seppure sotto l’ombrello dei precedenti infausti di collaborazione dell’“Occidente” col jihadismo, con Osama ben Laden e con i Talebani.  
Il regime degli Assad era di minoranza, della ristretta confessione alauita nell’ambito dell’islam sciita. Su una popolazione al 90 per cento, o al 95, sunnita. Per questo aspetto, quindi, una transizione democratica. Che però conferma un dubbio, e apre nuovi fronti.
Il dubbio confermato è che il jihadismo, che tanti lutti ha provocato negli Stati Uniti e in Europa, e nel Medio Oriente in Siria e in Iraq, è sunnita, nella versione salafita. Il cui obiettivo primario, da custodi della sharia, avrebbero dovuto essere invece i riccastri regnanti della penisola arabica, che offendono tutte le leggi dell’islam, compresa la morigeratezza, e invece ne sono stati singolarmente immuni. Non una bombetta. Nemmeno un tweet. Molte disponibilità, invece, per la formazione dei combattenti di Allah, e per le famiglie orfane dei kamikaze. E molta propaganda dalle emittenti peninsulari, altrimenti rette da rigidissime censure. Il capo degli insorti e nuovo padre della patria siriana, Ahmed Sharaa, già “Abu Muhmmad Julani”, era un capo jihadista su cui pende(va) una taglia degli Stati Uniti (dopo che era stato graziato nel 2011 da Bashar Assad….).
Sul jihadismo, insomma, molto ancora è da dire. Compresa la strana vicenda di Paolo Dall’Oglio, il gesuita che Assad aveva espulso perché critico del regime, ma l’Is ha poi rapito, senza più darne notizia – il rapimento è del 2011.
“Joulani” ora si è pentito e ha collaborato gli Stati Uniti. Questo si può comprendere. Ma con lui al potere altri cinque fronti si aprono in Siria. Il primo è con Israele. Netanyahu si prende il merito del rivolgimento in Siria per avere indebolito o annientato Hezbollah in Libano – come se Assad si reggesse sul Libano. Ma dice anche che il Golan, la zona montuosa di confine, è israeliano e mai più sarà siriano. Ma Sharaa aveva preso il nome di battaglia di Joulani per dire uno del (nella pronuncia angloamericana) Golan. Un irredentista?
Juilani era un combattente, più che antioccidentale, antisciita. Ora che farà della minoranza alauita-sciita della Siria?
E dei cristiani? Ci sono in Siria probabilmente più cristiani che sciiti. È il paese di prima diffusione, se non nascita, del cristianesimo – ha fornito una mezza dozzina dei primi papi, fino a Gregorio III nel 731(l’ultimo papa non europeo, prima dell’attuale). Nella popolazione araba si contano oggi greco-ortodossi di Antiochia, greco-cattolici melchiti, ortodossi siriaci, maroniti, caldei, e vari gruppi protestanti. Più gli armeni, a loro volta divisi in due chiese, e gli assiri residui.
Ma, soprattutto, resteranno da regolare i rapporti con la minoranza curda, e con la Russia. Si dice che la cacciata di Assad significa la liquidazione della presenza russa nel Mediterraneo. Ma questo è dubbio. Mosca resisterà a eventuali chiusure delle sue due basi in Siria, Tartus (navale) e Khmeimim (aerea). Forte della strategia di Erdogan, del piede in due staffe, in questo caso promotore del rovesciamento di Assad, ma non contro la Russia.
Più complessa la vicenda curda. Obiettivo primario di Erdogan è stroncare la minoranza curda in Turchia. Non può procedere perché i curdi in Turchia sono molti e determinati – e perché l’America non ne consentirebbe il massacro. Ma la Siria al confine con la Turchia è anch’essa curda.
Si parla del Medio Oriente come di Stati con una storia e una consistenza. Mentre sono un coacervo di etnie, religioni, stratificazioni storiche, e di influenze esterne - il nome e la qualità di nazione sono recenti, coloniali.

I giudici si divertono

“È normale che nel cuore dell’Europa i figli vengano usati per ricattare i genitori?”, può chiedere, in ampio spazio, sul Corriere della sera”, Francesco Giorgi, velista, dottore in Scienze Politiche della Statale, ex segretario del maggiore imputato nel “Qatargate”, il processo belga al Parlamento europeo, del vicepresidente Pd dell’europarlamento cioè, nonché marito di Eva Kaili, altra vicepresidente del Parlamento, altra imputata: “Nel Qatargate hanno usato i figli contro di noi. Mi chiesero di accusare mia moglie”. Un processo creato dai servizi segreti belgi, per fare dimenticate le omissioni e le colpe nel terrorismo islamico, approfittandosi di un Procuratore della Repubblica alla Di Pietro ma meno accorto – il processo e lo scandalo sono finiti nel nulla, il Procuratore ha perso la reputazione e, pare, pure il posto.
In Belgio si vede che c’è ancora la divisione dei poteri: i giudici possono e devono applicare la legge, non inventarsela. Cose invece che si fa in Italia ora normalmente, anche se al Csm e al Quirinale c’è un giurista. Con il “concorso esterno nei reati associativi”. Norma non legislativa ma giurisprudenziale – nella Costituzione è il Parlamento che fa le leggi. Non solo, ma che consacra l’arbitrio dell’accusa, non consentendo la difesa: l’imputato sa soltanto dalla sentenza, cioè “dopo”, se è colpevole di questo “reato”. Due abusi in no. Non da piccoli mafiosi.
Per non dire dell’assurdo business dei sequestri preventivi dei beni degli accusati, ben prima della sentenza. Una forma di furto legale: da parte dei curatori, nominati ad arbitrio del Procuratore che indaga e di cui niente mai resta alla fine della curatela, non per lo Stato, se si arriva a una condanna, non per i malcapitati che fossero poi assolti. Tutto viene passato ad arricchire i curatori, con varie procedure, tutte peraltro note, esercitate pubblicamente.
Nel processo Toti ora un nuovo reato è stato inventato – scavando nell’assurda Legge Severino (la legge di un avvocato, per quanto quotato, che fa acqua da tutte le parti): la corruzione con mezzi legali, per avere applicato le leggi. Come dire: governa legalmente e sei corrotto.
Sono enormità. Possibili nel vuoto politico.
Una riforma della giustizia è necessaria, se questi abusi sono considerati legali, dal presidente del Csm e della Repubblica, e non dai giornalisti scandalistici. È una legge sensibile, e andrebbe fatta col maggiore consenso possibile. Ma viene ridotta in Italia a partita governo-antigoverno. Tutto quello che il governo fa, se propone una legge di riforma della giustizia, l’opposizione contesta. Intanto i giudici si divertono – in Italia sono giudici anche i Procuratori, che altrove sono sbirri, dotti in procedure.

Israele über alles

Non una storia, un pamphlet politico. Sul prima e il dopo dell’attacco palestinese del 7 ottobre, per quanto si possa derubricarlo da atto di guerra a terrorismo – ma le forze armate israeliane svi ono impegnate da oltre anno a pieno organico e potenza di fuoco. Non ci sarà pace per Israele con la politica del Grande Israele.
Il suicidio è per la storica non tanto di Israele qual è, una realtà ben imperiale benché piccola – o tanto più perché piccola - ma di un’idea di Israele. Quella del primo sionismo, che cercava un posto al sole, nel mezzo e con gli arabi della Palestina. Con molto socialismo diffuso (organizzazione del lavoro, urbanizzazione, sanità, scuola). Il “suicidio” è quindi di un’utopia. Perché gli ebrei dovrebbe essere diversi dagli altri popoli - cioè buoni e cattivi?
L’approccio storico però rimane, al fondo. La pace, un riassetto giusto, è possibile perché è già avvenuto. Stava per avvenire, quando Israele si era affidata a Shimon Peres, premio Nobel per la pace, e a Itzakh Rabin, l’ex generale che la pace aveva negoziato e definito. Rabin è stato ucciso, e questo è bastato per dare a Israele un’altra natura, di stato imperialista.  
Anna Foa, Il suicidio di Israele
, Laterza, pp. 104 € 15

lunedì 9 dicembre 2024

Letture - 565

letterautore


Camilleri – La “lingua di Camilleri è una “scrittura parlata” - Franco Lo Piparo, “Sicilia isola continentale”, p. 144.
 
Dante – Si (ri)pubblica il “Tesoretto” di Brunetto Latini, e si “(ri)scopre” che il viaggio nell’aldilà era già del maestro di Dante, senza bisogno di scomodare la Scala di Maometto. Trana filologia, che ha scoperto gli arabi col petrolio, e ce li mette dappertutto.
 
Gramsci – Linguista, lo vuole Lo Piparo, a si volta linguista e gramsciologo – “Il professor Gramsci e Wittgenstein”: “Studioso del linguista Graziadio Isaia Ascoli e allievo del professore di glottologia Matteo Bartoli”.
 
Kennedy - “Mi piaceva fotografare anche Nixon: non aveva glamour, ma faceva cose politicamente importanti: in India, in Urss, in Cina… Forse Kennedy sarebbe stato il presidente più pericoloso. C’era un certo machismo in lui”, Viviana Mazza si fa dire da Harry Benson, 95 anni, il “fotografo dei presidenti” americani: “Ho amici russi che erano preoccupati che facesse qualcosa di stupido”. In effetti ha avviato, in poco tempo, guerre importanti, a Cuba , in Vietnam , e ci ha provato anche con l’Unione Sovietica.
 
Malavoglia - Erano toscani? “Veramente nel libro della parrocchia si chiamavano Toscano”, è detto nella prima pagina del romanzo.
 
Musica – “La musica classica viene adoperata come sigla di pubblicità”, lamenta il maestro Muti con Cazzullo sul “Corriere della sera” l’altra domenica: “Seul ha ventidue orchestre sinfoniche, di cui quattro nate negli ultimi anni. Noi ne abbiamo quattro”.
 
Musica popolare – Identitaria per eccellenza, crea “l’identità di un Paese, la sua cultura”? Criticando Vargas Llosa per averlo affermato e poi negato nel suo ultimo libro, “Le dedico il mio silenzio”, Fofi, che si professa “tra i suoi più fedeli lettori”, si colloca “tra chi pensa che la musica popolare è tata un solida base per l’identità culturale di un popolo”. Non solo per il Perù del Nobel scrittore, “se si pensa, mettiamo, al ruolo avuto dalla canzone nella creazione di una identità napoletana”. Con rimando a La Capria, “L’armonia perduta”, ma anche al ruolo (avuto) dal walzer nella identità culturale austriaca, dal mariachi in quella messicana, dal tango in quella argentina, dal fado in quella portoghese, dal flamenco in quella andalusa, dal jazz in quella statunitense”. L’unità difetta in Italia perché manca una musica popolare italiana?
 
Nazione – “La presidente del consiglio Meloni continua a ripetere la parola nazione. Non c’è discorso in cui non si erga a protettrice degli interessi nazionali. Nessuno che le dica che la nazione, in Italia, l’ha fatta la sinistra. L’hanno fatta Mazzini e Garibaldi” – Claudio Martelli a Nicola Mirenzi, su “Il Venerdì di Repubblica”. Ma a Roma, al Gianicolo, foro del garibaldinismo (della Repubblica Romana e dei Mille) e del mazzianesimo, le uniche celebrazioni in cinquant’anni di Garibaldi sono state fatte dall’ex Msi. Missina è stata che una piccola manifestazione politica vent’anni fa per Mazzini, con impegno a erigere un monumento anche a lui – che poi non è stato fatto, avendo i missini perduto rapidamente il Campidoglio.
 
Opera dei pupi – Non ha più pubblico, lamentano gli operatori del settore. Infantile ce l’avrebbe, ma non c’è più infanzia per i genitori. I saraceni siamo noi?
 
Roma – In uno dei suoi “innumerevoli processi” a Norimberga da parte di un Pubblico Ministero americano, Jackson, l’ex presidente della Reichsbank nella repubblica di Weimar e sotto Hitler, Hjalmar Schacht, ricorda nelle memorie la contestazione di un viaggio a Roma, nel novembre del 1932, per un “congresso scientifico su invito dell’“Accademia Reale delle Scienze”. “Naturalmente è andato a Roma per prendere contatto col governo fascista”, è la contestazione. “Nient’affatto” la risposta: “Avevo già avuto contatti con Mussolini nel 1924, su richiesta del governo di Weimar”. “Ma lei voleva rinnovare quei contatti”. “Non era necessario”. “Allora perché è andato a Roma?” “Se uno la fortuna di passare una settimana a Roma, a spese del governo italiano, è sicuramente facile capire che l’invito si accetta”. “Non è una ragione. Spieghi francamente perché è andato a Roma”. “Perché volevo vedere Roma”.
Il fatto fu accertato – il giorno dopo il PM fece questa comunicazione: “Abbiamo accertato che l’accusato aveva già familiarità con Roma”. Ma la sua risposta, “perché volevo vedere Roma”, rubricata come “oltraggio alla Corte”.
 
Scalfari – “Fra Scalfari e me regna una fraterna inimicizia…. Non sappiamo bene, fra me e lui, se siamo più amici quando facciamo gli amici o quando facciamo i nemici” - Indro Montanelli, “Istantanee”. Destra e sinistra, per me pari son?
 
Scrivere - “Pubblicare un libro grazie a un incipit: il primo talent letterario compie dieci anni, alla ricerca di aspiranti scrittori”. Appuntamento alla Sapienza, a Tor Vergata, seconda università di Roma, e al Teatro degli scrittori, tutto in una giornata. Partendo da parole chiave indicate dalla giuria, i concorrenti devono ideare un incipit in 5 minuti, leggerlo ad alta voce in 60 secondi ed essere giudicati”. Non è uno scherzo.
 
Verdi – Morì nel Novecento, il 27 gennaio 1901.
“Diede una voce alle speranze e ai lutti, pianse e amò per tutti”, Gabriele D’Annunzio.
D’Annunzio, nel secondo libro delle “Laudi”, “Elettra”, dedicò lodi gli italiani importanti, per irrobustire il mito dell’Italia. Per Verdi, appena scomparso, fa testimoniare Dante, Michelangelo e Leonardo. A Michelangelo, la lode più lunga, fa dire: “Egli trasse i suoi cori\ dall’imo gorgo dell’ansante folla.\ Diede una voce alle speranze e ai lutti.\ Pianse ed amò per tutti.\ Fu come l’aura, fu come la polla”…..

letterautore@antiit.eu

Il socialismo non è esistito

I socialisti credevano che la loro forza era la classe operaia. Ma la classe operaia non superò mai, in Italia e altrove, il 20 per cento dell’elettorato. In Gran Bretagna, stato industriale con molti più operai, il partito Socialista non emerse fino al 1918 – effetto della guerra più che del lavoro in fabbrica?
“Il movimento socialista «internazionale» era tale solo di nome”.
Al contempo, “la socialdemocrazia non offriva una strada per lo sviluppo, poiché era emersa in Paesi già industrializzati”.
“In Medio Oriente o in Africa il «socialismo» indicava spesso uno Stato autoritario o semi-autoritario”.
“L’unico paese del Medio Oriente con una tradizione socialdemocratica fu Israele”. Ma i primi coloni, socialisti, disprezzarono i sopraggiunti russi e mediorientali. e questi si spostarono – e spostarono Israele – a Destra: i socialisti “scesero a meno del 4 per cento nel 2022” (pensare: un anno prima del disastro del 7 ottobre).
“Il controllo del capitalismo, specialmente nelle condizioni di lavoro, nel mercato del lavoro, nella sanità e nelle pensioni”? Molte di queste riforme non sono attribuibili” alla socialdemocrazia. “Le pensioni furono introdotte nella Danimarca e nella Germania del XIX secolo da partiti conservatori e liberali”. Le basi del welfare britannico furono gettate dal governo liberale del 1906. I limiti alla giornata lavorativa furono istituiti dall’Inghilterra vittoriana. I partiti democristiani, in particolare in Germania e in Italia, costruirono una sorta di capitalismo sociale…”. La proprietà statale di imprese avvenne negli Stati Uniti sotto Roosevelt, in Italia sotto Mussolini, e in Francia sotto De Gaulle”. E non era socialista Hitler - questa Sassoon se la è perduta? 
Singolare sintesi dello storico, autore famoso di “Cent’anni di socialismo” - cento anni e 1.200 pagine. Come contributo al 58mo annale della fondazione Feltrinelli, “Left. Crisis and Challenges of the European Left” – curato da Marc Lazar, storico dell’estrema sinistra, per una Fondazione che fino a qualche tempo fa si chiamava “per il Socialismo”.
Donald Sassoon, Socialdemocrazia (quasi) moribonda
, 58mo annale Fondazione Feltrinelli

domenica 8 dicembre 2024

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (578)

Giuseppe Leuzzi
 
Paolo Rumiz, “Verranno di notte”, p.35, scopre la verità dei regionalismi – dei leghismi. A Trieste, non a Palermo: “Qui verifico ogni giorno che l’identità «muscolare» è un germe che genera facilmente metastasi e riproduce, sotto forma di identità locali, le stesse identiche storture del centralismo. Vedi la mia regione di poco più di un milione di abitanti, che ha più dipendenti dell’intero apparato federale svizzero”.
 
Giorgia Meloni si tiene le competenze per il Sud che aveva Fitto, perché “ha deciso di lanciare una grande offensiva politica, mediatica ed economica nel Meridione” – nell’ordine, mediatica prima che economica, basta l’“effetto annuncio”. Ma in realtà, dice il giornale, “per evitare attacchi sul «settentrionale» Foti”, il successore di Fitto al governo. Ma Foti, di Piacenza, non è nome calabrese?  O siciliano? È vero che alcune centinaia sono distribuiti in Lombardia, Piemonte e Lazio, le regioni di emigrazione interna, ma tra Sicilia (1.417) e Calabria (926) le anagrafi ne censiscono ancora alcune migliaia. Le origini non hanno peso politico.
 
Poco o nulla funziona al Sud, nell’amministrazione pubblica, statale, regionale, comunale. Ma quando si tratta di pagare gli appalti sì, il Sud sopravanza tutti, come “Il Sole 24 Ore” può constatare soddisfatto: paga in anticipo sui termini di legge (collaudi, etc.). La Sicilia 57,75 giorni prima, la Sardegna 30,11, la Campania 23, 61, la Puglia 13, 46. La Calabria paga più o meno alla scadenza contrattuale.
Anche le altre regioni per la verità anticipano – così come i comuni. Mentre lo Stato se la prende comoda. Sarà questa la ragione vera del decentramento, della sua popolarità?  
 
Polonia e Spagna vengono subito prima e dopo l’Italia nella lista dei paesi UE che hanno ottenuto più fondi di coesione nel settennato in corso, quello che va dal 2021 al 2027. La Polonia è prima con 76 miliardi, l’Italia seconda con 42 miliardi, la Spagna terza con 37. Non si direbbe – la “coesione” in Polonia si vede, ha fatto miracoli in pochi anni, anche in Spagna.
 
Tragicommedia alla Camera: Salvini vuole ridurre il canone Rai di tre o quattro euro - tre o quattro euro l’anno…(ma è la Lega, non si può riderne), non l’ottiene, e per vendetta affossa la sanità in Calabria. Questo è proprio leghista. Ma la Calabria Salvini governava, fino a tre anni fa. E questa non è una bella storia – è farsi come i leghisti vogliono, tagliarseli. 
 
“Ponte sullo Stretto, i turisti potranno salire fino in cima”: è l’ultima meraviglia del ponte. I turisti? Sì, è proprio così: “I turisti potranno salire sui piloni”.
 
La famiglia islamica
Ibn Jubayr, viaggiatore arabo, mussulmano colto, che fu di passaggio in Sicilia nel 1185, a seguito del naufragio in mare di ritorno dal pellegrinaggio alla Mecca, è molto impressionato dai disagi dei correligionari nell’isola ricristianizzata dai Normanni – le sue osservazioni hanno consentito all’editore Sellerio un volume a parte, “Viaggio in Sicilia”. In particolare è colpito, a Trapani, dalla menomazione all’autorità paterna (p.79): “Tra le prove più dure cui è sottoposta la gente di Sicilia vi è che se il padre per un caso si adira con un figlio o con la moglie, o la madre con la figlia, chi è incorso nella collera dei genitori è spinto dall’orgoglio a precipitarsi in una chiesa e lì si fa cristiano e si battezza, e il padre non ha più modo di riavere il figlio, né la madre la figlia. Immaginati lo stato d’animo di costoro messi così a dura prova! Straziati dal timore di incorrere in tale pericolo, devono di continuo blandire famiglia e figli”.
A Messina, p. 80, invece si consola: “Ed ecco un’altra storia sorprendente di cui fummo testimoni, che suscita compassione e spezza il cuore per la pietà e la commozione. Uno dei notabili di questa città mandò suo figlio da uno dei nostri compagni di pellegrinaggio per fargli sapere che desiderava offrirgli sua figlia, giovanissima e ancora vergine. Che la prendesse in sposa se era di suo gradimento, o altrimenti la desse in sposa a chi volesse al suo paese: l’avrebbe portata contenta di separarsi dal padre e dai suoi fratelli, desiderosa com’era di liberarsi dal pericolo di quella tentazione, bramosa di raggiungere i paesi dell’islam… L’uomo a cui il padre aveva offerto la figlia l’accettò per acquistarsi meriti per la vita futura, e noi l’aiutammo ad approfittare di tale occasione favorevole al bene di questa vita e dell’altra”.
 
Il Sud vince in America
Nel primo quinto del Millennio, tra il 2000 e il 2021, il pil Usa è aumentato del 48 per cento – il pil reale, al netto dell’inflazione. Ma di più è aumentato al Sud, negli Stati tradizionalmente poveri. In Texas, Florida, Arizona, Georgia, Tennesseee, North Carolina, South Carolina e Georgia è aumentato del 63 per cento, negli Stati del Nord del 27. È una svolta nella storia degli Stati Uniti, a oltre due secoli dall’indipendenza.
A questa inversione dei tassi storici di crescita ha corrisposto un’inversione della Grande Migrazione storica – per Grande Migrazione s’intende in America quella che si registrò tra il 1910 e il 1970, analoga a quella italiana negli anni del boom, dal Sud al Nord. Oggi le capitali del Sud, Austin, Atlanta, Charlotte, Nashville, sono le mete preferite delle coppie giovani plurilaureate pluireddito, per le occasioni di lavoro migliori - e per il clima.
La Nuova Migrazione, 2000-2023, dal Nord al Sud, ha coinvolto 16 milioni di persone. Con un saldo positivo per 25 stati, al Sud, e negativo per 26, al Nord.
Il saldo è positivo per il 19 per cento della popolazione, uno si cinque, in Arizona, per il 18 per cento in Souh Carolina, il 15 in Florida, il 14 in North Carolina, l’11 in Tennessee, il 9 in Georgia e in Texas. Il saldo è negativo in particolare per lo stato di New York, malgrado l’attrattiva della Grande Mela, della città, che ha perso un residente su cinque, meno 20,4 per cento. E per la California, meno 9,7, uno su dieci. I due stati che hanno dominato l’opinione e l’immagine nel dopoguerra, in America e nel mondo. È elevato anche per Illinois, lo stato di Chicago, la grande metropoli, un tempo, degli affari e dell’industria: meno 15,2. E poi New Jersey, meno 11,8, Michigan 9, Massachusetts 8,6, Ohio 5,1, Pennsylvania 3,1.
È l’effetto di una politica di sviluppo aggressiva, a molti fattori: incentivi pubblici agli investimenti, americani e stranieri, specie giapponesi (defiscalizzazioni, contributi a fondo perduto), agevolazioni burocratiche, con sportelli specializzati, basso costo del lavoro, minore assenteismo, basso costo dei terreni. Il decollo economico del Sud ha attirato forza-lavoro di nuova immigrazione, non solo dal Nord.
Tra gli immigrati dal Nord anche molti che erano già emigrati dal Sud. Soprattutto neri ma non solo. Sono tornati con nuove professioni e nuove prospettive. E il circuito reddito-demografia si è riavviato sul versante virtuoso: immobiliare, edilizia, fisco, capacità di spesa pubblica, e quindi servizi migliori.  
 
Elogio del ficodindia
L’elogio del ficodindia era la prima opera cui si dedicò un’Accademia Poetica Letteraria di Pura Lingua Siciliana creata nel 1788 da Giovanni Paolo Di Biase e Giovanni Meli, massimi letterati dell’epoca, un po’ mattacchioni un po’ sbadati, e non fu poi realizzato. Ma si trova nel Novecento, nel primo approccio di Ernst Jünger alla Sardegna, nel 1954 (“Presso la torre saracena”), a maggio:
“In un terreno ininterrottamente percorso da greggi e mandrie è inestimabile una pianta capace di costituire impenetrabili recinti. Per giunta essa offre in dono il fico d’India, un frutto succoso e nutriente. Viene raccolto in autunno. Ora arde ancora tutta sola, sula cima, una delle rosse candele. Nello stesso tempo spuntano qua e là i primi calici gialli dagli innumerevoli boccioli. Il colore è prima rossastro torbido e poi dilaga in oro puro, come una lampada che prima brucia lentamente senza fiamma e poi irradia chiarore. In seguito i petali ingialliscono trasformandosi in piccoli ciuffi che il vento porta via…
Le siepi offrono protezione e freno a un intrico di piante sarmentose sempreverdi o effimere che s’intrecciano fino alle cime… Potremmo continuare l’intera giornata in contemplazione dinanzi a queste pareti vegetali dall’intenso colore scuro....
C’è anche un’atmosfera da preistoria che si libra sulle piante massicce. La si averte soprattutto là dove esse si ergono isolate o dove uno dei colossi, non più trattenuto dalle radici sul pendio, è caduto schiantandosi…
Dove gli insediamenti vengono abbandonati, l’opunzia inselvatichisce attorno alle rovine, come fa nel nostro paese il sambuco. Il luogo riflette un barlume di potenza africana. Si avverte la signoria dell’indole rude, che si è fatta aggressiva nei corpi rudi sui quali arde il sole a picco…”.
 
Cronache dell’altro mondo: Puglia
Si vergognano Foggia, la Puglia, il Sud per l’assedio a Foggia in ospedale dell’équipe medica che aveva operato una ragazza, senza successo – la paziente era morta. Ma il giorno prima un calcolo era stato diffuso a Firenze dall’Ordine e dal sindacato dei medici sulle analoghe aggressioni in Toscana: il 56,7 per cento dei sanitari toscani è stato vittima di aggressioni e il 50 per cento, uno su due, ha subito violenza. O i sindacati: 16 mila aggressioni registrate in tutta Italia nel 2023. Non è una scusante, ma questo tipo di violenza è nell’aria.
 
Foggia però esagera: un centinaio di medici sono risultati aggrediti, facendo delle ricerche, in tre mesi questa estate. Al punto che un sindacato dei medici si è spinto a chiede il porto d’armi per i suoi iscritti, per potersi difendere.  
 
È anche vero che Foggia è recidiva. Ma con cento aggressioni a medici in tre mesi concorre al primo posto, in una classifica dell’idiozia. La violenza è ira e vendetta, ma anche stupidità. Non si sapeva, ma Foggia viene al 23mo posto nell’indice della criminalità per 100 mila abitanti. Prima in Puglia, terza in tutto il Sud, dietro la metropoli Napoli e la mezza metropoli Palermo.
 
Sempre Foggia ha un numero record, in rapporto agli abitanti, di “invisibili”: di barboni, o senza fissa dimora. Sui 97.197 censiti in tutta Italia dalla Quinta Rilevazione dei Senza Dimora, Foggia ne ospita 3. 520. La metà di Milano, la città più ricca. Più di Genova (2.765). che pure è una città di mare, e ben più popolosa.
Foggia viene quinta in questa speciale classifica, dietro Roma (122.184), Milano (56.595), Napoli (6.595) e Torino (4.447). Il motivo? Non la ricchezza ovviamente, Forse il clima. O l’accoglienza – la tolleranza, malgrado tutto, malgrado la nomea di violenza che la città si è fatta ultimamente.
 
Volturara, il paese di Conte, il nuovo leader 5 Stelle, viene da avvoltoio (vultur in latino è avvoltoio)? Volturara Apula, è il nome, ma l’aggettivo è amministrativo, adottato dopo l’unità per dire che quella Volturara era in Puglia.
È anche in zona remota, sui monti della Daunia, al confine con il Molise. Tra boschi e sorgenti sulfuree, la dice wikipedia. È di buon auspicio per i 5 Stelle, o cattivo presagio?
 
C’era, c’è stata a lungo dopo la guerra, la Fiera del Levante a Bari. Un evento. C’era la Fiera Campionaria di Milano, e poi la Fiera del Levante. Solo che Milano con la Campionaria ci ha fatto un capitale, specializzandola in mostre di settore, di cui è diventata la capitale di riferimento, fashion, legno, mobili, arredamento, etc. E con l’Esposizione Universale. Bari, quando il Levante diventava ricco, quarant’anni fa, non ha fatto niente. La Fiera si continua a tenere, ora è la 87ma, ma giusto come rito, “politico” – per le mezze calzette della politica. Il Sud è il cavallo che non sa “bere”.
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La forza della violenza

Un drammone al quadrato, questa ripresa in chiave inaugurale della stagione. Al destino infame, che colpisce amori puri e famiglie tranquille e affezionate, sommandosi le crudeltà belliche. Con le masse al centro, bellicose (ma più che altro caciarone) e pacifiste, secondo l’idea del regista Muscato – difficile fare pacifica la violenza.
Alla tv, per la quale questa prima in mondovisione è stata disegnata, è una messinscena affollata, e anche informe, faticosa – non porta al pacifismo. Il canto invece funziona. I due cognati mancati che si fanno la caccia a morte, Ludovic Tézier e Brian Jagde, sono perfino verosimili, giganteschi ma naturali. Su tutti svetta Netrebko, la trickstar di tutte le tragedie, da una sorta di parricidio a una sorta di fratricidio, sebbene non colpevole e anzi immacolata - vuole solo sposare colui che ama: dimagrita, perfino rimpicciolita di statura, ma dalla voce fermissima.
Una curiosità è che i migliori “in scena”, nel ruolo e nell’economia della regia, sono tre interpreti russi: Netrebko, Vinogradov il padre guardiano, e Preziosilla Vasilisa Berzhanskaya. Che il canto sorreggono con una dizione da attori perfettamente nel ruolo. Curiosa circostanza ora che abbiamo espulso la Russia dall’Europa - proprio la Russia che più di ogni altro paese ci ha tenuto per secoli a dirsi europeo (ha provato pure a fare l’opera, la stessa “Foza del destino” fu commissionata da San Pietroburgo, nel 1862).
Non è la sola curiosità. È curioso che Verdi sia specialmente ispirato là dove si toccano temi sacri. “La Vergine degli angeli” non solo, ma tutto ciò che riguarda il convento, e la stessa etica familiare ricondotta alla santità, lo commuove.
Giuseppe Verdi, La forza del destino
, Teatro alla Scala, Rai 1, Raiplay