skip to main |
skip to sidebar
Cronache dell’altro mondo – giudiziarie (318)
Il processo a Trump per l’hush money pagata all’attrice porno “Stormy
Daniels” è ancora in piedi – la somma pagata su ricatto della pornoattrice – e il
giudice deve decidere presto, prima dell’Inauguration Day (il 20 gennaio p.v.,
n.d.r.) se condannarlo, oppure abbandonare il caso” – con il presidente in carica”
(“The Washington Post”).
È il processo intentato per il pagamento brevi manu da Trump su
ricatto della pornoattrice all prima candidatura di Trump alla presidenza, nel
2016. Il giudice federale dello stato di New York Juan Manuel Merchan, nato in
Colombia, naturalizzato americano, lo ha rinviato a giudizio (lo ha fatto
rinviare a giudizio da una giuria) con 34 capi d’accusa.
Il “Washington Post” ha una rubrica domenicale – ce l’aveva e ce l’ha
ancora, si vede che è molto letta – “The Trump Trials”. Tenuta da Perry Stein,
la cronista giudiziaria “e dell’Fbi” del quotidiano. Nella quale non c’è mai la
menzione che che i procuratori e i giudici di Trump, a New York, in Georgia e
altrove, sono nominati o eletti dal partito Democratico (anche i familiari del
giudice Merchan lavorano per il partito Democratico). Come se i processi fossero
un atto di giustizia e non politico.
Si capisce che i media Usa siano (ancora) sorpresi dalla
vittoria elettorale dell’improbabile Trump. Ma dove sta il “mucchio selvaggio”
della questione, i cacciatori di taglie? Non sarà un trucco pee rendere Trump
simpatico anche ai disappetenti?
Nessun commento:
Posta un commento