Cerca nel blog

mercoledì 1 gennaio 2025

Cronache dell’altro mondo – giudiziarie (318)

Il processo a Trump per l’hush money pagata all’attrice porno “Stormy Daniels” è ancora in piedi – la somma pagata su ricatto della pornoattrice – e il giudice deve decidere presto, prima dell’Inauguration Day (il 20 gennaio p.v., n.d.r.) se condannarlo, oppure abbandonare il caso” – con il presidente in carica” (“The Washington Post”).
È il processo intentato per il pagamento brevi manu da Trump su ricatto della pornoattrice all prima candidatura di Trump alla presidenza, nel 2016. Il giudice federale dello stato di New York Juan Manuel Merchan, nato in Colombia, naturalizzato americano, lo ha rinviato a giudizio (lo ha fatto rinviare a giudizio da una giuria) con 34 capi d’accusa.
Il “Washington Post” ha una rubrica domenicale – ce l’aveva e ce l’ha ancora, si vede che è molto letta – “The Trump Trials”. Tenuta da Perry Stein, la cronista giudiziaria “e dell’Fbi” del quotidiano. Nella quale non c’è mai la menzione che che i procuratori e i giudici di Trump, a New York, in Georgia e altrove, sono nominati o eletti dal partito Democratico (anche i familiari del giudice Merchan lavorano per il partito Democratico). Come se i processi fossero un atto di giustizia e non politico.
Si capisce che i media Usa siano (ancora) sorpresi dalla vittoria elettorale dell’improbabile Trump. Ma dove sta il “mucchio selvaggio” della questione, i cacciatori di taglie? Non sarà un trucco pee rendere Trump simpatico anche ai disappetenti?

Nessun commento: