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Il diavolo di Hitler in scena
Mephisto è un
Grande Attore-Regista che è la punta di diamante del teatro di Stato in
Germania negli anni del nazismo, Intendente del Teatro di Stato, Consigliere di
Stato e Senatore, dopo essere stato in gioventù un regista-attore, sempre molto
capace, di parte democratica, e anzi piuttosto comunista. Un personaggio reale,
che era stato anche mentore e amico di Klaus Mann nei suoi debutti teatrali a
metà degli anni 1925, nonché suo cognato per alcuni anni, 1926-1929, avendo sposato
sua sorella Erika (successivamente sposerà, 1936-1946, l’attrice Marianne
Hoppe).
Un romanzo “a
chiave”, cioè con personaggi e su vicende riprese dalla realtà. Anche se Klaus
Mann volle negarlo risolutamente nel 1936, quando il romanzo fece la sua prima
apparizione a puntate, come feuilleton, sul giornale dei tedeschi espatriati,
“Pariser Tageszeitung”. Molti sono i personaggi reali. Anche se non non
nominati: Göring e Goebbels nel primo capitolo. O coperti da pseudonimo: il “poeta
amico del Führer” della quarta pagina, chiamato “Cäsar von Muck”, Consigliere di
Stato anche lui, famoso autore etc., è Hanns Johst. “Otto Ulrichs”, menzionato
a seguire, è Hans Otto, un attore giovane di grande fama, morto presto, di 33
anni, nel novembre del 1933, dopo mesi di pestaggi in carcere. Calati del resto
in vicende reali, trascritte dal vero: di lussi, sprechi, intrighi, e violenze.
Quattrocento pagine
con poco o nessun sviluppo. Più che una storia è un quadro. Una descrizione\denuncia
dopo l’altra di vari personaggi del Terzo Reich, e degli eccessi, di spesa e di
gusto, oltre che di violenza (invidie, vendette, prepotenze), dei suoi massimi esponenti.
Castelvecchi lo ripropone nel quadro di un programma di riscoperta di Klaus
Mann, drammaturgo, romanziere e saggista: il quinto ripescaggio, dopo “Alessandro.
Romanzo dell’utopia”, la sua prima opera narrative, “Anja ed Esther”, “Fuga al
Nord”, “Figlio di questo tempo” e “Punto d’incontro all’infinito”, finora
inedito in italiano. Tradotto o ritradotto da Massimo Ferraris. “Mephisto” forse
con più tempismo editoriale, dato il grande spolvero in corso della
professione di attore, con la moltiplicazione delle serie tv – il romanzo è già
stato trasposto al cinema, ne1980, da Istvan Szabó.
L’edizione Feltrinelli
riprende, con una nota di Fofi, la traduzione Garzanti. L’edizione Garzanti, in
commercio dal 1992, per la traduzione di Fulvio Ferrari e Marco Zapparoli, si avvale
di tre importanti materiali, e di un intrigante racconto della vicenda
editoriale del romanzo in Germania, dove la prima pubblicazione è stata possibile
solo nel 1980 – era disponibile in un’edizione tedesco-orientale e in una svizzera.
Per una complessa vicissitudine giudiziaria – non a opera di Gründgens, morto a
ottobre del 1964 (morì a Manila per una “overdose di barbiturici”, come già
Klaus Mann) né della sua propria figlia, ma del figlio adottivo Peter Gorski. Una
prima edizione in Germania fu stampata in diecimila copie nel 1965 e distribuita,
ma subito poi la diffusione fu proibita dal Tribunale. Una proibizione successivamente
interinata dalla Corte Costituzionale, contro il diritto di opinione, a difesa
dei tedeschi non emigrati (non colpevoli di delitti specifici) dalle critiche
dell’emigrazione politica.
I tre materiali
sono un po’ tre scoperte. Una è che l’idea di romanzare Gründgens era venuta a
Hermann Kesten, il quale pensò che meglio adatto a farlo fosse Klaus Mann, che conosceva
il soggetto, e glielo scrisse il 15 novembre 1935. Su questo scambio epistolare, allora appena scoperto, nel 1979 Ariane Mnouchkine ha costruito la sua riduzione
scenica di “Mephisto”, al Théâtre du Soleil a Vincennes, con un successo da 200
repliche che diede fama postuma a Klaus Mann. L’altra è che la mancata pubblicazione
del romanzo in Germania nel 1949, dopo una trafila analoga a quella successiva
del 1965, fu “una delle cause del suicidio di Klaus Mann” – l’editore
Castelvecchi lo dice morto per una “overdose di barbiturici”. Una storia –
un’amicizia tradita – finita con due suicidi?
La terza chicca dell’edizione
Garzanti è un estratto dalle memorie di Klaus Mann, “La Svolta” – pubblicate
nel 1942 (a New York, in inglese). Che conferma fin nei dettagli che il romanzo
è “a chiave”. Compresa l’ammirazione, e forse qualcos’altro, persistente per
Höfgen-Gründgens: “….Erika era molto giovane, anche Pamela e Gustav Gründgens.
Eravamo ancora quasi dei fanciulli quando ci incontrammo ad Amburgo per
lanciare il mio dramma ‘Anija ed Esther’”. Pamela è Wedekind, figlia del drammaturgo, e
andava già per i trent’anni. Un idillio: “Il primo incontro con Gustaf è per me
indimenticable”. Klaus si fidanza con Pamela. Erika sposa Gründgens. Ma fa l'amore
con Pamela. Al gruppo si affianca un’altra
figlia di grande drammaturgo, Thea Sternheim – ma rimane fuori dal quartetto amoroso,
e presto si allontana. E c’è “l’ingegnoso poeta Bertolt Brecht”. Una vita
facile e bella, un po’ superficiale.
La stessa aisance
anima le memorie, “La svolta”, a proposito del romanzo: “Il Consigliere di
Stato e Intendente Hendrik Höfgen, di cui scrissi il romanzo, è il ritratto del
Consigliere di Stato e Intendente Gustav Gründgens, che io ben conobbi da giovane.
Non del tutto”, etc.. Gründgens era un po’ un’ossessione per Klaus Mann: come
attore e ballerino, “Gregor Gregori”, lo aveva già tratteggiato nel suo secondo
romanzo “Punto d’incontro all’infinito”, 1932 (il primo, 1929, era un romanzo storico,
su Alessandro Magno) - era stato questo precedente a indurre Kesten a passargli
l’idea di “Mephisto”. E lo ricorderà, insieme con Erika, nella raccolta di
saggi a quattro mani pubblicata nel 1939 in America, “Escape to life”, un
volume di 376 pagine di biografie illustrate, aneddoti, analisi di “personaggi”,
di famosi espatriati.
Erika e Klaus
Mann, nati a un anno di distanza, hanno vissuto come gemelli monozigoti, con la
sorella dominante – in epoca genderfluid, di fluidità di genere
sessuale, non si sarebbe saputo dire
che era il fratello e chi la sorella.
Klaus Mann, Mephisto, Castelvecchi,
pp. 320 € 18
Garzanti, pp. 419
€ 14
Feltrinelli, pp. IX-300
€ 10
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