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venerdì 17 gennaio 2025

Il Futurismo eccolo qui

Una mostra incredibilmente ben montata, con didascalie discrete ma sapienti, e un linea storicizzante non imposta ma convicente, dal divisionismo della prima sala alla spazialità e all’arte materica e\o povera del tardo Novecento. Di una vitalità che forse il futurismo – i futuristi italiani, le loro filosofie e pubblicazioni - non ha avuto, ma nella mostra sì. Specialmente sul rapporto, o contemporaneità, con la scienza e la tecnologia. Una sorta di vindicatio del rivoluzionarismo futurista, tra macchinizzazione dell’umano e umanizzazione della macchina.
La documentazione della letteratura futurista, qui ricchissima, finisce anche per rivalutarla. Non più parole libere al vento, comprese le tantissime, e spesso indigeste, di Marinetti, ma intuizioni e ripensamenti premonitori dei nuovi assetti della conoscenza e della comnicazione. E delle nuove “frontiere”, e funzioni, delle arti. Fuoriuscendo dal visionarismo fine a se stesso spesso rimproverato al futurismo come a ogni avanguardia artistica.
Una mostra ben disposta – visibile, vivibile. E ricca di prestiti da più dozzine di istituzioni, e da moltissimi collezionisti.
Di fronte a tanto splendore si resta più che perplessi alle polemiche che hanno preceduto la mostra e la accompagnano. C’è mai stato niente di meglio nelle tante celebrazioni italiane del futurismo? C’era qualcosa che si poteva fare di ancora più interessante? Il mercato delle curatele è così agguerrito – che vuole dire, che ci “si marcia”?
Una mostra tanto interessante che non si riesce a “vedere” tutto di filato, c’è bisogno di un intervallo. Il biglietto di un giorno lo consente, ma forse di due entrate in giorni diversi sarebbe stato più gradevole: di tempo comunque ne richiede molto, bisogna averne.
Gabriele Simongini (a cura di), Il tempo del Futurismo
, Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea

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