Cerca nel blog

domenica 12 gennaio 2025

Il giuramento d’Ippocrate e il paziente assassino

Il penitente del titolo è un anziano psichiatra la cui vita viene sconvolta quando un suo giovane paziente, omosessuale, fa una strage a scuola. Dapprima fatto bersaglio della stampa, che gli imputa una condanna biblica dell’omosessualità da lui mai pronunciata – una campagna a cui non c’è rimedio. Poi vittima di se stesso. In un primo momento quando decide che il giuramento d’Ippocrate - e la Bibbia di cui è diventato d’improvviso lettore e credente, cioè Dio - gli vieta di testimoniare in tribunale come perito nella difesa dell’attentatore. In un secondo e ultimo momento per un particolare che non conviene svelare. Nelle more viene a sapere che sua moglie ha una relazione col loro avvocato e migliore amico – lo viene a sapere dalla stessa moglie, anche lei in guerra contro l’ostinazione del marito.
Un personaggio da tragedia greca, che Barbareschi sa impersonare in tutte le chiavi, dallo svagato al polemico, al difensivo, al distrutto. Sfoggiando un’incredibile somiglianza con Eugenio Scalfari, dalla scansione alla capigliatura, alla barba e al portamento, e fin nei dettagli dell’abbigliamento – eccetto che per la kippah: lo psichiatra-vittima si vuole anche ebreo, da agnostico o ateo improvvisamente ebraizzante, citatore della “Torah” e perfino della “Cabbalah”. Coadiuvato da attori inglesi. Come lui di teatro, quindi bravi attori. Specie Catherine McCormack, che impersona la moglie, e Adrian Lester, l’implacabile Pubblico Accusatore del secondo o terzo tempo.
Una prova di attori. Per una vicenda in ogni momento appassionante. Se non che il film si avvale della sceneggiatura di David Mamet, autore di teatro, che verosimilmente si è limitato a riproporre il testo e le scene del suo dramma. Che quindi si svolge ripetitivo – al cinema stancamente. A volte anche incomprensibile, p.es. nella serrata ma lunga scena a due in cui il Pubblico Accusatore contesta allo psichiatra il suo recente, opportunista?, biblismo: in teatro s’immagina faccia drizzare le orecchie, nei tempi del cinema è una corsa, superficiale per un tema profondo.
Una pièce nata da un caso reale, di una studentessa californiana, Tanya Tarasoff, uccisa nell’ottobre del 1969 da un coetaneo indiano, compagno di studi all’università e suo stalker. Che, in cura presso un psicologo, gli aveva spiegato che voleva ucciderla e come avrebbe fatto. I genitori di Tanya Tarasoff fecero causa e il precedente fu stabilito, dalla Corte Suprema della California, che gli specialisti mentali hanno l’obbligo di avvertire le eventuali terze parti quando ritengono che un paziente rappresenta per loro una minaccia.  
Luca Barbareschi, The penitent
, Sky Cinema, Now

Nessun commento: