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Il ritorno di Craxi, nelle guerre fra editori
Curioso libro su Craxi
per i trent’anni dalla morte. Dove aprendolo si legge che Craxi è “fuggito ad
Hammamet…. con il suo carico di avvisi di garanzia, di condanne, di sfide alla giustizia….
I suoi fax, le sue minacce, la sua sete di rivalsa”, da “re della vecchia oligarchia….
al di là delle responsabilità penali”. Al centro di “una famelica corte”, “un
clan che fu potente e arrogante”, e di “una famiglia, quella dei Craxi, di
fatto trasferitasi con lui ad Hammamet” mentre “appare e scompare, inghiottito
in un labirinto di prestanome, il fantomatico «tesoro di Craxi»”. Mentre Craxi
fu condannato per il “non poteva non sapere” della giustizia meneghina, e il “tesoro”
si sa da tempo che non è stato trovato perché non esisteva – era invenzione di
Di Pietro, che aveva anche provato a farsi la gita a Hong Kong, o alle Caimane.
Curiosa
riedizione di un libro del 1995, con Craxi ancora in vita, molto anti-Craxi ma
anche molto datato. Un libro che l’autore oggi dice essere stato scritto quasi
in collaborazione con Craxi: “Incontrai Craxi più volte, dopo che aveva perso
il potere”, e “nel periodo della latitanza ad Hammamet: una lunghissima conversazione
notturna nella sua villa tunisina”. Nonché, in precedenza, “all’hotel Raphaël….
Dove risiedeva, e dove all’ultimo fu bersagliato dalle monetine di una folla
scalmanata che manifestava la sua rabbia contro un leader additato come simbolo
principale del malaffare politico”. Senza dire – per il giornalista peccato grave
- che la “folla scalmanata” era stata organizzata dal partito Comunista, con avvisatori
sull’uscita e le monetine comprese.
L'editore dice
che il libro è stato aggiornato. Ma questo è l’aggiornamento: le otto pagine d’introduzione,
di cui qui ai virgolettati, non danno voglia di andare oltre. E il fulcro è il vecchio
libro, è rimasto come si ricordava: un atto d’accusa. Alle pagine centrali l’autore,
utilizzando citazioni di Marcello Veneziani e dell’ineccepibile galantuomo Giuliano
Ferrara, continua ad ascrivere indirettamente a Craxi, ai socialisti, l’autoassoluzione:
tutto è male in politica, e quindi noi siamo male e bene. Autoassoluzione che era
invece, ed è, il vangelo democristiano. Craxi aveva provato a rovesciarla, e
questo ha fatto la sua condanna - la “questione morale” di Berlinguer ok, chi
se ne frega, ma la “democrazia come alternanza” di Bobbio no, sostituirsi nelle
posizioni di potere.
Un’ottima “novità”
sarebbe stata a questo punto aprire aprire un varco nel fumo di Mani Pulite. Del
famoso, ben andreottiano, “non poteva non sapere”. Applicato selettivamente. E
non di nascosto, con sfrontatezza - una vindicatio di Andreotti contro
Forlani e Craxi il giorno dopo che non lo fecero presidente della Repubblica. Una
“rivoluzione” che della Dc lasciò incorrotta solo la corrente più esposta
(Enimont compresa, con Bonifazi et al.), quella di Andreotti. A opera
del suo Procuratore Capo a Milano Borrelli - nominato col suo patrocinio. Con l'ausilio
di un corrotto (uno che non si è potuto non dire corrotto dopo che aveva vinto ben
250 cause, o 300?, per diffamazione, ma che già all’epoca dei fatti aveva preteso
“prestiti” per centinaia di milioni di lire da suoi inquisiti – a uno pretestando
di averli restituiti, i 100 milioni, in biglietti da diecimila, in “una scatola
da scarpe”), di un missino, e di due comunisti di sacrestia che poi si sono vergognati
di se stessi, D’Ambrosio e Colombo. Ma Franco, entrato nel giornalismo con De
Mita, l’ha presto abbandonato, facendosi studioso e alfiere di Andreotti e del
Vaticano, il potere intramontabile.
Curioso libro contro
Craxi: dov’è la novità? Anche il sottotitolo, “Perché l’ombra di Bettino Craxi
incombe ancora sull’Italia”, è bizzarro - una minaccia, non una buona promozione.
Ma anche insensato: un manifesto contro Craxi? oggi? e chi è Craxi? Oppure: si
rifà Zorro, si rifà il conte di Montecristo, e quindi si rifà Craxi? Craxi? e
quando è stato “fatto”?
La riedizione ha
tutta l’aria di un ripescaggio tirato per i capelli, dell’editore Solferino,
cioè Urbano Cairo, per occupare in qualche modo il mercato, contro Cazzullo, che
pure è il pilastro del “Corriere della sera” dello stesso editore. Perché Cazzullo,
numero uno delle vendite a ogni suo libro (perfino di uno sulla Bibbia), ha
scritto un Craxi molto più nuovo, e strapieno di foto, ma l’ha pubblicato con
altro editore - l’aggiunta a questa riedizione di foto sembra confermarlo (ma
sono poche e le solite, antipatizzanti, mentre Cazzullo esibisce un Craxi perfino
con i capelli).
Massimo Franco, Il
fantasma di Hammamet, Solferino, p.223 € 18,90
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