La disfida dei giudici - cicli storici
“Craxi coltiva rapporti difficili con i magistrati di Milano. Sul caso
Tobagi (l’assassinio di Walter Tobagi, giornalista del “Corriere della sera”, a
opera di giovani dabbene della borghesia milanese in veste di brigatisti, presto
mandati liberi, n.d.r.) attacca duramente la procura, tanto che nel dicembre
1985 il presidente della Repubblica Cossiga vieterà al Csm di discutere la
mozione di censura contro Craxi, allora primo ministro (in realtà presidente del
consiglio, n.d.r.). Non è ancora il Cossiga picconatore, anzi, si muove con stile
e linguaggi prudenti. Eppure minaccia di presentarsi personalmente alla
riunione e fa schierare un battaglione di carabinieri in assetto antisommossa
nei pressi di Palazzo dei Marescialli, sede del Csm, pronti a intervenire –
almeno secondo Cossiga - nel caso in cui la mozione sia discussa. Nessuno osa
correre il rischio” (Aldo Cazzullo, “Craxi, l’ultimo vero politico”, p. 159).
Non sembra oggi, Lo Voi vs. Meloni? Per i week-end negati al
giudice in aereo di Stato o per altri reconditi motivi?
Ora la mozione viene presentata contro Lo Voi. Manderà Mattarella i
carabinieri antisommossa? Fose non è una cosa seria, neanche il Csm.
La cosa che indignava Craxi era che quelli della XXVIII Marzo, così i terroristi si facevano
chiamare, Paolo Morandini, Mario Marano, Francesco Giordano, Daniele Laus, Manfredi
Di Stefano, furono liberati presto, e il capo e ideatore Marco Barbone anzi
subito perché si “pentì” - con il plauso del procuratore e pubblico ministero
Armando Spataro.
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