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venerdì 24 gennaio 2025

L’attacco ai Pigs nel 2011

“600 giorni di vertigine” è il sottotitolo. E il tema del libro, non propriamente il solito libro di memorie del politico (Zapatero, professore di diritto Costituzionale, è stato segretario del partito Socialista spagnolo dal 2000, e dal 2004 al 2011 presidente del governo a Madrid), ma un racconto ancora terrorizzato, pure a distanza dai fatti, dei 18 mesi di pressioni straordinarie della speculazione finanziaria, e di Angela Merkel e Sarkozy per dichiarare il default, il fallimento della finanza pubblica. Esercitate su di lui e su Berlusconi e gli altri capi di governo dei “pigs”, i porci Portogallo, Italia, Grecia e Spagna.
Sotto pressione, mandata la Grecia in amministrazione controllata, era soprattutto l’Italia. Ma la Spagna pure era in pericolo: se l’Italia avesse ceduto, la Spagna avrebbe dovuto seguire, questo l’assioma di Zapatero. Che quindi spende molte pagine sulle pressioni esercitate contro l’Italia, da Merkel e Sarkozy, dalla Bce del francese Trichet, e dal Fondo Monetario Internazionale. “Il dilemma era scegliere tra tagliare o alimentare la spirale che avrebbe potuto portare al default”. Lui non aveva le idee chiare, ammette – all’uscita del libro spiegherà: “La crisi era inedita, i riferimenti pochi e indecifrabili, non c’erano ricette precostituite”. Ma ce le aveva Tremonti, per il governo italiano, e questo gli fu d’aiuto: “La mia ossessione era che la Spagna non cadesse, che non dovessimo chiedere aiuti, che la nostra autonomia come Paese fosse preservata”.
Le pressioni furono abnormi – e la ricostruzione, dettagliata, prende molta parte della memoria – al vertice al vertice del G20 che si svolse nel novembre del 2011 a Cannes. S i voleva che la Spagna riducesse il debito di 50 miliardi accendendo un prestito “condizionale”, per lo stesso ammontare, col Fondo Monetario Internazionale, e l’Italia per 85 miliardi euro. Le pressioni, insistenti, fallirono, per “la resistenza del governo italiano ad accettare gli aiuti del Fondo monetario internazionale. Fu sistematica, un'autentica chiusura a catenaccio. Le pressioni furono enormi». Zapatero le espone in dettaglio. Con vari particolari: “Mi è rimasta impressa una frase che il ministro dell' economia, Tremonti, ripeteva nei corridoi: «Conosco migliori forme di suicidio che chiedere aiuti»”.
Il mese dopo Zapatero perdere le elezioni. E Berlusconi di ritorno da Cannes veniva sostituito con Monti.
Curiosamente si traduce di tutto ma questo Zapatero che parla tanto dell’Italia non lo è stato. Così come non è stato tradotto un altro libro che parla dell’Italia, “Stress Test” di Timothy Geithner, sulla sua esperienza di ministro del Tesoro di Obama, nelle stesse situazioni di cui tratta Zapatero.
José Luis Rodríguez Zapatero, El dilema
, Planeta, pp. 421 ril. pp.vv.

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