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venerdì 24 gennaio 2025

L’Opa di Roma su Milano

Il passaggio (non ci sono difese possibili di Mediobanca, e Generali, dalla offerta di scambio) sotto Mps, cioè sotto i Del Vecchio e Caltagirone, e il governo Meloni, è molto di più di un’acquisizione\fusione, è una novità storica: la periferia si impone a Milano, pure indiscutibile capitale finanziaria e degli affari, fino ad ora unica e decisiva.
L’offerta di acquisto di Unicredit su Bpm è un affare tra due soggetti milanesi – e non è detto che si concluda (anzi, oggi diventa più probabile – più “premiante” – uno scivolamento di Bpm verso Mps-Mediobanca). Mps è una realtà diversa, e non solo per non avere domicilio a Milano: per la presenza dello Stato, o meglio del governo, e per i due soci condizionanti, i Del Vecchio (Delfin) e Caltagirone, da sempre battitori liberi, poco o nulla legati a Milano, e anzi spesso in polemica.
Generali sta a Trieste ma era da un cinquantennio sotto la guardia (controllo\difesa) di Mediobanca. Di Cuccia e poi dei successori.
Ora la geografia cambia. Tanto più che la quota residua del Tesoro in Mps è ancora elevata, l’11,7 per cento, e non è detto che vada sul mercato, Roma può continuare a gestirla - il governo in carica ha già detto che così intende fare. Romano è anche Caltagirone. Parla comunque da sé il fatto che Mediobanca, che ha dominato la scena finanziaria per mezzo secolo, sia diventata una preda, facile. Anche se ha tuttora in pancia un gigante del  risparmio come Generali.

Gli stessi Del Vecchio non si possono dire propriamente milanesi. Il padre Leonardo, il creatore delle fortune della famiglia, nato a Milano, non si sentiva milanese: di genitori pugliesi, ha inventato e realizzato tutto a Agordo, nel bellunese, con un sostegno milanese solo iniziale, del vecchio Credito Italiano di Rondelli, poi è cresciuto con i Benetton, e con le banche americane e francesi.

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