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domenica 12 gennaio 2025

Ombre - 754

“Borse, in 25 anni più che dimezzato il peso dell’Europa nei listini globali” – “Il Sole 24 Ore”: “Il Vecchi continente è sceso dal 34 al 14,5 per cento della capitalizzazione mondiale. In crescita emergenti e Usa”, con tecnologia e la propensione al rischio, cioè agli investimenti. L’Europa finisce a Disneyland, un popolo di camerieri per un parco vacanze.
 
In Italia in particolare, che pure vanta la seconda manifattura in Europa, dietro la Germania, il settore “automotive”, al quale è ancorata la produzione industriale, “scivola tra le voci in cui prevale il settore terziario”. È roba cioè di concessionari, che vendono auto straniere, non fabbricate in Italia.
 
“Il sistema di asilo non funziona più. Il sistema dell’immigrazione dee essere razionalizzato. Ci sono aree in cui andrebbe ampliato e altre in cui va ridotto. Ma è il processo di asilo che ha creato il senso di un’immigrazione incontrollata, senza rispetto per lo stato di diritto, con gente che arriva e chiede asilo, in pratica fregando il sistema”. È semplice e incontestato Fareed Zakaria, “analista esperto delle questioni internazionali”, storico de “L’età delle rivoluzioni”, con Viviana Mazza su “La Lettura”.
Lo stato di diritto, dunque. Finirà che ne sa più Meloni delle tante giudichesse che le impartiscono lezioni sul diritto d’asilo.
 
Lamenta il neo-allenatore del Milan Conceiçao, alla prima partita in Italia dopo averle vinte in Arabia: “In Italia si buttano….”. Vero, scene tragicomiche si succedono, con morti che subito poi resuscitano. Senza mai un fallo di simulazione, da anni. In Italia la partita la fa l’arbitro – le simulazioni come i “rigorini” e i fuorigioco “ombra” (l’ombra del mignolo).
 
Il governo fa le nomine, inevitabile l’accusa di abusare delle “sistema delle spoglie”. Che, Cassese ricorda sul “Corriere della sera”, è “il nefasto sistema introdotto dai governi di centro sinistra della fine del secolo scorso”. Destra e sinistra per me pari sono, o dell’irrilevanza (nocività) della politica. Di questa politica naturalmente, ma non ne abbiamo altra – e non abbiamo altro che la politica, almeno a leggere il giornale.
 
Luca Marinelli, improvvisato maestro della nazione col suo reflusso anti-mussoliniano, espone nell’ennesima intervista promozionale del film su Mussolini di cui è protagonista una sua idea rivoluzionaria: abolire le bocciature a scuola – lui era ripetente ripetuto. È – era – la proposta di Meloni nel 2022, del programma di governo del suo partito.
 
Trump condannato in un processo farsa può dire: “È una farsa”, e nessuno obietta. Il grande giornalismo americano si limita a riportare “i fatti”, quello italiano ci fa due e tre pagine. Ipocrisia da una parte, sciaquinaggio dall’altra. Nessuno che dica che è il processo di una prostituta, che voleva altri soldi e per questo lo ha denunciato. Che Trump sia il più pulito in tutta la vicenda, giudiziaria e giornalistica, è il segno dei tempi: il presidente riccastro può aggiungersi alle folle anti-sistema, miracolo dei giudici (di sinistra).


Il vescovo di Tolone ha chiese e seminari pieni. Miracolo? No, perché il papa lo silura – il vescovo indulge(va) alle cerimonie in latino. Questo papa, più che un francescano, è un normalizzatore – e uno ferreo, non indulge.
 
Una modesta produzione Sky, questo “M – figlio del secolo”, in interni di studio poveri e scene girate in serie (poco illuminate, stesso trucco, stessi costumi), ingigantita magistralmente con la pubblicità, e con la prùoposta di un Marinelli indignato fino al vomito contro il “suo” Mussolini. Abile. Ma il dittatore attrae così tanto? Considerando anche che la serie è a pagamento, e caro – Sky costa dieci volte la Rai.


I giorni e le settimane precedenti la messa in onda di questo “M – figlio del secolo”, la bufala di Sky, paginate sui giornali. B
asta il nome? Potenza di Lorenzo Mieli, il produttore? La sera prima promozione a reti unificate – tutta la concorrenza al servizio di Sky: le reti tv Rai, Mediaset, La 7 all’unisono nei dieci minuti di “massimo ascolto” auditel, e tutte le radio. Un capolavoro di promozione. Forse anche di presa per i fondelli (i tormenti dell’attore che impersona Mussolini, quelli di sua nonna…). Ma anche, mestamente, il mondo al tempo del mercato: conta l’involucro, non il prodotto. E il modo dominante di (non) fare cinema: basta simularlo.


Grottesco avvitamento del dibattito politico sullo Starlink di Elon Musk. Non su Musk, inventivo uomo d’affari che fiuta ricchezza anche negli interstizi, e si diverte a confondere le piste con studiate intemperanze. Sul suo sistema di connessione, indubbiamente vantaggioso. Un “dibbattito ideologico” di una politica che è post-ideologica ormai da due generazioni – con la deriva grillina nel mezzo. A opera di relitti di remoti paradigmi. E di giovani vecchi.
 
Non si fabbricano più automobili in Italia, meno di mezzo milione l’anno passato. Mentre se ne fanno anche tre milioni in Spagna, che cinquant’anni fa la Fiat abbandonava perché mercato residuale. Era forse di cinquant’anni fa, sicuramente di quaranta, che Bob Dylan ammoniva il sindacato in America, “Union Sundown”: “Well, my shoes, they come from Singapore\ My flashlight’s from Taiwan\ My tablecloth’s from Malaysia\...Well, it’s sundown on the union\ And what’s made in the USA.\ Sure was a good idea\ ‘Til greed got in the way”. Ora, non si può accusare l’operaio italiano, il sindacalista, di avidità (greed), ma che dire dell’intelligenza?
È la Spagna peggio governata dell’Italia, con minori garanzie? No, è governata anche meglio.
 
Nella débacle di Stellantis si celebra Jeep, premiata come “il brand più patriottico d’America per il 23mo anno consecutivo”, che si rifornisce, cioè, fabbrica e monta in America. Non si ricorda che prima, per una dozzina d’anni, Jeep era di Mercedes, e minacciava di affondare il rinomato brand tedesco, benché gestita da Jürgen Schrempp, “l’onore della nazione”, il manager più miracoloso di tutti i tempi della storia tedesca, e poi da Dieter Zetsche, che succederà a Schrempp a capo della Mercedes. Jeep che poi Marchionne riportò sul mercato in pochi mesi – basta un po’ d’intelligenza.

Jeep è stata rimessa in piedi e rilanciata da Fiat - con Marchionne. Si può fare anche con poco. Non è necessario vendersi per sopravvivere.
 

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