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Se l’epicentro si sposta all’Artico
Trump si muove così – come quando faceva il personaggio in tv: pone un
problema come si lancia un sasso nello stagno, smuove le acque, che poi in
qualche modo si ricomporranno. Nel mentre lascia che siano gli altri a interpretare
il “sasso”, a maturarlo. Anche oltraggioso ma non folle, come lo vorrebbero gli
psichiatri americani – almeno quella ventina che se ne sono detti certi, sui
quasi quarantamila che ne conta l’Apa, American Psychiatric Association. Una diversa
lettura si è avviata nelle cancellerie di mezzo mondo delle apparenti
oltraggiosità del primo discorso pubblico di Trump.
Il disegno di fare “americani” Canada e Groenlandia risponde poì al personaggio
storico cui si ispira, Theodore Roosevelt, il premio Nobel per la pace e uno
dei quattro presidenti del monte Rushmore, padre della patria al pari di Washington,
Jefferson e Lincoln. Th. Roosevelt a fine Ottocento fece lo stesso con i
Caraibi: creò Panama, col Canale, e scippò ogni residua colonia ala Spagna, nei
Caraibi e nel Pacifico.
Canada e Groenlandia devono essere “americani” perché sono al centro del
prossimo cenro degli affari internazionali, l’Artico. Col previsto scioglimento
dei ghiacci eterni, l’Artico diventa un mare navigabile, e Russia e Cina hanno
gli Stati Uniti a un “tiro di schioppo”. Di più se ne avvantaggerà la Russia,
diventando infine una potenza marittima. Anche gli affari si sposteranno in parte
in qull’area, ricca di minerali pregiati. Ma sul piano militare l’Artico diventerà
la prima e maggiore area di confronto.
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