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Classicità - Il quinto secolo ad Atene fu epoca di falsi. Atene era
stata bruciata, dagli ateniesi. La storia si riscriveva, cioè si scriveva.
Anche il quarto secolo fu epoca di
falsi.
Destra-sinistra – Nell’affievolimento oggi, quasi
indistinzione, della contrapposizione politica, l’opposizione fra i due termini
resta terminologica, di radicali, che tutti vanno in un senso preciso: positivo
per la destra, negativo per la sinistra. È la distinzione che Ernst Jünger
faceva diffusamente, con molti esempi,
in epoca iperideologizzata, di contrasto politico vivo, radicale, in
“Linguaggio e anatomia”, 1947 – lo faceva da destra, da conservatore, ma senza
pregiudizio. Partendo da una constatazione semplice – naturalistica (fisica)
più che simbolica: “Una legge generale, nel mondo dei simboli, vuole che, sotto
le apparenze dell’unità e dell’uguaglianza, si dissimulino delle divisioni”. Anche
nei suoni e nei colori (“nel rosso s’incarnano ugualmente e l’amore e l’odio,
nel giallo la distinzione e l’invidia, nel blu il meraviglioso e il niente”),
con gli animali e con le piante, e in tutti gli oggetti del mondo sensibile”.
Così nelle mani (come poi, nella trattazione, nei piedi), “che da una parte
offrono l’immagine dell’uguaglianza perfetta, e dall’altra quella di una grande
differenza gerarchica”. Una differenza, cioè, in cui la destra è “più” (capace,
giusta, migliore) dela sinistra.
Una serie di casi pratici Jünger faceva
poi seguire. Agli incroci, “a destra, a sinistra” sono due direzioni, “ma il
linguaggio ha già preso partito con un
giudizio, giacché la «direzione» è, di fatto, l’orientazione verso al
Destra. L’espressione suggerisce che in fondo non esiste che una buona
direzione. Più chiaramente anche in Italiano, in cui «dritto» e «tutto dritto»
sono identici. La stessa opzione si traduce nei termini tedeschi che indicano
la direzione migliore, dall’alto in basso, la verticae: senkrecht, lotrecht,
aufrecht. In tutti i casi la destra è la regina, come tra gli angoli, dove
si distingue l’angolo retto”.
E la sinistra? “Al contrario, la sinistra
è la serva, che deve tenersi in disparte, cedere il passo.
Il conservatore è così detto da Henry
James nei “Bostoniani”, a proposito del personaggio principale Basil Ransom – attraverso la femminista Verena:
“Educata, come lei era stata, ad ammirare idee nuove, a criticare le convenzioni
sociali nelle quali ci si imbatte quasi
ovunque, e a disapprovare un gran numero di cose, non aveva tuttavia mai
immaginato una requisitoria così accesa
come quella di Ransom, tanta asprezza vedeva lumeggiare dietro le due
esagerazioni, i suoi travisamenti. Sapeva che era un forte conservatore, ma non
sapeva che essere un conservatore potesse fare una persona così aggressiva e
spietata. Pensava che i conservatori fossero solo pieni di sé e cocciuti e
compiacenti, soddisfatti dell’esistente, ma Ransom non sembrava affatto più
soddisfatto di quanto esisteva più di quanto lei voleva che esistesse, ed era
pronto a dire cose peggiori su alcune di quelle che lei avrebbe supposto essere
dalla sua propria parte di quanto lei avrebbe pensato giusto dire di ogni
altro”.
Il conservatore può essere
anticonformista e estremista.
Fede - “La nostra fede è una cosa vivente proprio perché cammina
mano nella mano con il dubbio”, fa dire
al decano del Sacro Collegio (dei cardinali) in conclave lo scrittore Robert
Harris (“Conclave”, p. 92): “Se esistesse solo la certezza, e non ci fosse il dubbio,
non ci sarebbe mistero e quindi nessun bisogno di fede”. Lapalissiano, ma vero.
Heidegger – Si può ridurre a “l’essere dell’essere” – una lunga e
lenta, ossessiva, divagazione sul tema.
Odio-di-sé – È la connotazione dell’epoca
– nelle culture dette occidentali? Classificato in medicina (psichiatria) come un
disturbo della personalità, all’origine di molti “disturbi mentali”,
particolarmente della dismorfofobia, o “narcisismo «nascosto»”, e di forme di
depressione, dilaga nelle discipline umanistiche e perfino in quelle
scientifiche, nel senso esteso, storico, etnico, sociale, individuato per primo
da Theodor Lessing, 1930, come “odio-di-sé ebraico”, la difficile, o
disfunzionale, appartenenza etnica. E vent’anni fa, nel 2004, da Roger Scruton
nel senso più lato di “oikofobia”, l’odio di sé della civiltà occidentale.
Rémy Brague può ora aggiornarlo (“Il Foglio” ,30
novembre) alla cancel culture o\e alla cultura woke di
matrice americana, o anche alla “destrutturazione” francese del secondo
Novecento, Foucault, Derrida, Bourdieu. Ma, più che ad attori\agenti
determinati, precisa e insiste, a “un’atmosfera generale, dell’aria che
respiriamo”. Di un pessimismo, o discredito, generale che è la chiave della
percezione attuale. Dell’immigrazione come aggressione. Della storia
dell’Occidente, come una serie di crimini. Dell’odio della religione. Delle
istituzioni, compresa la famiglia. E fin della “legittimità dell’uomo nella sua
esistenza concreta” (“secondo gli adepti dell’ecologia profonda, l’uomo è
l’animale più pericoloso, un predatore universale…. Sarebbe più bello il pianeta
senza uomini, diceva già Flaubert in una sua opera giovanile”).
Per misoneismo dunque (immigrazione)? O, al
contrario, per desiderio di novità? Un’odio, si può aggiungere, nevrotico o
rifiuto di sé, in contrasto con la situazione odierna, del never had it so
good, mai stati così bene, nel reddito del più gran numero, nei consumi,
l’alimentazione, la sanità, la durata della vita, nell’accumulo (proprietà),
nell’autogestione. Donde, allora, l’ipercriticità? Dall’individualismo, secondo
Brague, dalla percezione di sé come il tutto, ma senza sapere perché né come: “L’“odio
verso sé” dell’uomo occidentale di oggi è un odio indiretto o, per meglio dire,
per sostituzione. L’uomo dell’élite occidentale odia tutto ciò che viene da
fuori e che lo determina. Ci sono determinazioni culturali come i genitori e
l’ambiente sociale, il paese con la sua lingua, la sua cultura e la sua storia,
ecc. Ci sono anche determinazioni naturali come il sesso o l’età, fino al fatto
fondamentale di appartenere alla specie umana”.
Storia –
“La storia vera è segreta”, Ronald Syme, il latinista del Novecento.
“Più si risale nel tempo e più numerose
si fanno le menzogne” – detto cinese.
Verità – Il poeta René Char Char censiva
“la perdita della verità, l’oppressione dell’ignominia artefatta che si nomina bene”,
già nei “Fogli d’Ipnos”, i
fogli della Resistenza.
La scienza non sa più verità del mito.
Ma alcune verità sono fatti, altre no.
Evola preparava una “Storia segreta delle società segrete”,
a Vienna, dove le bombe lo resero cionco, con nome e documenti falsi, con i
quali accedeva all’archivio segreto delle SS di tutti gli archivi segreti delle
società esoteriche, massoniche, teosofiche. Ma la verità slitta.
zeulig@antiit.eu
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