Seicento tridimensionale
La mostra probabilmente più
ricca, se non esaustiva, che Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino
perché strabico, abbia mai avuto. Sui due anni abbondanti di straordinaria attività
a Roma, 1621-1623, patrocinato dai conterranei emiliani Ludovisi, i familiari
del papa Gregorio XV, committenti e mallevadori. Una stagione di ritratti “di
Stato”, e di soggetti sacri. Ma anche sul prima, gli anni del paesaggismo (dell’Arcadia),
e dopo, gli anni 1625-35, dei nudi. L’emersione a Roma, nelle collezioni
Ludovisi, di due “baccanali” di Tiziano avviò una stagione europea di domanda
del nudo, e anche Guercino vi si esercitò, con “Donne al bagno” – il catalogo riequilibra
l’ondata di nudi femminili dell’epoca con un “Pan e Dafni” lucidato, il marmo romano
degli Uffizi bandiera dell’omoerotismo, nella bandella di copertina.
In mostra moltissime
opere del pittore. Anche le più monumentali, riprodotte in facsimile. E di molti contemporanei.
Più che del pittore la mostra si può dire della collezione Ludovisi – e tale si
vuole nei propositi delle curatrici, “Guercino. L’era Ludovisi a Roma”. Attorno
a un papato che durò solo poco più di due anni, il periodo del Guercino a Roma.
Di una famiglia che presto dissolverà la collezione. Ma una collezione molto
influente sul mondo artistico dell’epoca, non soltanto romano.
Un pittore molto
secentesco, per soggetti e pittura, allievo dei Carracci, ispiratore del Reni e
altri. Ma con un deciso tratto di ricerca nel periodo romano. Non nei
ritratti, “seduti”. Nelle opere non legate come tema e soggetto. Come un tentativo
di tridimensionalità, di pitture che vogliono uscire dal quadro. Nel cielo dipinto
per San Crisogono a Trastevere in particolare. In un san Girolamo necessariamente
nudo che si contorce all’indietro per sigillare una lettera. Un’accentuazione
del gioco prospettico, una ripresa o sviluppo degli esiti quattrocenteschi.
Raffaella Morselli-Caterina Volpi (a cura di), Guercino, Roma, Scuderie
del Quirinale
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